Giacomo Ciani ha scritto:
> In pratica la mia domanda era proprio quella che hai fatto tu: �
> possibile distinguere? Nel caso dell'elettrone so (� una parolona...)
> che non � possibile. Nel caso del fotone invece?
Direi che e' lo stesso.
Qui si tocca il delicato problema dell'identita' (non c'e' solo per le
persone :) ).
Noi siamo abituati a pensare che un oggetto abbia una sua identita',
essenzialmente perche' sappiamo di poterne seguire la storia nel tempo.
Anche se non e' sempre cosi', e non e' sempre facile: probabimente
saprai che Venere anticamente era pensata come due pianeti distinti:
Lucifero ed Espero.
Ma senza divagare, restando alle particelle, il problema e' che al
livello quantistico non puoi "seguire la storia" di una particella.
Al solito, non e' solo questione di scarsa conoscenza, ma di
principio: per seguire la storia occorrono un insieme continuato
d'interazioni, che perturbano pesantemente il sistema. se invece vuoi
produrre un fenomeno semplice, com quelli che abbiamo esaminato, il
sistema (fotone + atomo) va lasciato quanto piu' indisturbato
possibile, altrimenti non sai piu' che esperimento stai facendo.
Percio' tutto quello che puoi dire e': ho visto che inviando sull'atomo
un fotone da 11 eV ne e' uscito uno da 0.9 eV.
Era lo stesso o no? La questione risulta priva di senso, appunto
perche' non le puoi dare un significato operativo, di misure
eseguibili.
Ci sarebbe ancora da dire, sul versante dell'interpretazione della
m.q., ma per ora mi fermo.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Wed Jun 16 2004 - 21:11:04 CEST
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