luciano buggio ha scritto:
> Intendi al valore che E assume nel tempo? Quindi � proporzionale a
> sin(t)^2? Ma questo non � l'intensit� (la quale � il quadrato
> dell'ampiezza, la quale � legata ad E), vero? L'intensit� non �
> variabile nel tempo, ma � un parametro dato una volta data
> l'ampiezza?. Scusa la mia insistenza: avevo premesso che ho una lacuna
> in proposito.
E'la terminologia che non e' sempre chiarissima e univoca.
Se pensiamo a un'onda piana monocromatica le cose sono abbastazna
semplici.
Come dici tu, si puo' prednere come "ampiezza" il valore del campo
elettrico, e per non averla variabile nel tempo si prende il modulo (o
a volte il valore efficace, che differisce solo per una radice di 2).
L'intensita' e' la media temporale del modulo del vettore di Poynting,
che va come sin^2(wt).
> Va bene, ma stiamo qui parlando in particolare del visibile, e con il
> visibile la frequenza non � "sufficentemetne bassa": allora come si fa
> per la luce a misura l'ampiezza?
Di regola si misura l'intensita'.
Pero' guarda che la tecnica fa passi da gigante, e non credo manchi
molto che sia possibile generare (e quindi anche misurare) per via
elettronica onde e.m. alle frequenze del visibile.
> Gi� che ci siamo, sai quale rendimento si � raggiunto attualmente (per
> il visibile)? Io sono fermo al 20% circa.
Non lo so.
> Inoltre vorrei porti a proposito del rendimento una questione che non
> mi � chiara: che fine fanno i fotoni che non vengono rivelati, cio�
> che non danno luogo all'effetto fotoelettrico? Chiaramente mancano al
> computo dell'energia.
Vanno a scaldare il rivelatore...
> Vedila dal punto di vista anche classico, nei seguenti termini.
> Un'onda macroscopica trasporti (attraverso una lastrina
> fotorilevatrice, con induzione di corrente) un mumero n di elettroni
> nell'unit� di tempo. Poich� deve valere anche qui il rendimemento
> (suponiamo del 20%), la corrente indotta non equivale, in termini di
> energia, all'intensit� dell'onda incidente, ma solo al suo 20%. E'
> cos�? Oppure se l'onda � macroscopica ogni fotone che la compone � in
> grado di mobilitare un elettrone, diventando il rendimento 1? Ma come
> lo si pu� stabilire, se ogni elettrone mobilitato (da un singolo
> fotone) mobilita poi, a cascata, un grandisimo numero di altri
> elettroni?
La cosa e' complicata, e ci vorrebbe uno che conosca in dettaglio la
fisica dei semiconduttori che si usano in questi rivelatori.
Sicuramente ogni fotone assorbito "mette in moto" un elettrone. Si
tratta poi di vedere che fine fa le'elettrone: puo' darsi che perda la
sua energia in modo "improduttivo", e non contribuisca ala corrente.
Ma di piu' non ti so dire.
> Ma bisonga tener conto anche del risclaldamento della piastrina,
> ...
> E poi: quando si lavora con un fotone alla volta, osservando solo (�,
> mi pare, tutto ci� che si pu� osservare), quando si osserva (in un
> caso su 5), la cascata elettronica, a cosa corrisponde il
> riscaldamento?
Qui non afferro bene le domande.
Mi pare tu stia mettendo insieme cose troppo diverse...
Se pensi a un fotomoltiplicatore, come credo di capire, inprimo luogo
che l'emissione di un fotoelettrone, e solodopo (e su altri elettrodi)
la cascata.
L'evento primario avra' esso un rendimento <1, nel senso che non tutti
i fotoni assorbiti danno luogo a elettroni utili.
Percio' il fotocatodo si scaldera' causa l'assorbimento diquesti
fotoni "sprecati". Ma certo si tratta di un riscaldamento inosservabile.
> Una volta che voglio studiare ed imparare, come mi si dice sempre di
> fare, per chiarire a me stesso eventuali dubbi, prima di manifestarli
> a vanvera, mi si rimprovera anche questo?:-)
No, ma osserverei due cose:
1) non credo che siossa imparare molto a forza di domande su argomenti
particolari.
2) La mia nota sul "dubbio" voleva solo dire che mi sentirei di poter
dare risposte piu' "mirate" se capissi meglio quali sono i
"retropensieri" che causano queste domande.
Comunque, cerco di rispondere, piu' o meno ;-)
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Fri Jun 18 2004 - 21:07:13 CEST
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