Michele Andreoli wrote:
> Normalmente, il campo em libero (le onde) viene decomposto in serie,
> piuttosto che in integrale di Fourier [cut] Lo
spettro e' quindi discreto, con una infinita' numerabile di
> componenti (come dici tu).
E qui cominciano a ritornarmi i conti
> Tu, giustamente, ti chiedi come mai parlando di fenomeni periodici,
> talvolta si fa uso degli spettri continui. [cut] e
> semplifica il calcoli (fare integrali e' piu' facile che fare
> sommatorie).
E questo � estremamente chiaro. Insomma: lo spettro non � prorpio continuo
ma � a a bande vicinissime. quindi la luce � un fenoimeno periodico e nel
dominio delle freq. d� una infinit� numerabile.
> Secondo me, le tue perplessita' nascono da una certa confusione di
> termini. In particolare, una mescolanza tra concetti matematici e
> concetti fisici. Io, personalmente, uso il termine "fotone" soltanto
> per il caso monocromatico: il fotone dev'essere stato creato a
> t=-infinito e deve vivere fino t=+infinito. Solo in questo caso la
> relazione k=omega/c vale esattamente e quindi si puo' parlare di
> impulso, dunque di particella fotone.
E qui non mi ritrovo pi� :-(
Se il fotone � monocromatico, devono essere emessi una infinit� di fotoni
(uno per ogni freq. dello spettro). Io cominciavo a convinecermi che in
realt� i fotoni avessero ognuno uno spettro continuo perch� in realt� ognuno
fosse prorpio un fenomeno aperiodico. Ossia un pacchetto d'onda (forse uso
improrpiamente questa locuzione): insomma qualcosa di non periodico e di pi�
o meno circoscritto nel tempo. Certo mi restava ancora da capire cosa fosse
la frequenza che figura nella relazione di Planck :-)) ed in che modo si
potesse considerare non periodico il fenomeno da un punto di vista classico
(*onde* elettromagnetiche). C'entra forse il fatto che ogni fenomeno non �
infinito nel tempo e quindi non periodico (se non "localmente)?
Fatemi capire...che mo' esco pazzo.
Received on Fri Jun 11 2004 - 00:30:51 CEST
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