[it.scienza.fisica 04 May 2004] Piercarlo ha scritto:
> In linea di massima il fenomeno dovrebbe dipendere unicamente
> dalla quantit� e dalla concentrazione del calore; se, con mezzi non
> nucleari, fosse possibile sviluppare la medesima quantit� di calore,
> credo proprio che il fenomeno si riproporrebbe tale e quale. Varrebbe
> la pena, in proposito, reperire qualche dato sul comportamento
> dell'atmosfera intorno ad aree colpite da (grossi) incendi e fare un
> confronto.
Documentazione di questo genere esiste (purtroppo!).
Nel grande bombardamento anglo-americano di Dresda del 1945, in un'area
urbana di pochi chilometri quadrati venne sganciata una tale quantita'
di bombe a frammentazione e di bombe incendiarie da generare un vero
"urugano di fuoco", caratterizzato da corrente ascensionali talmente
imponenti da produrre per risucchio forti venti al suolo, in grado di
alimentare ulteriormente l'incendio dell'intera citta, innescando una
specie di reazione termica a catena.
In poche ore a Dresda perirono piu' persone che ad Hiroshima.
Dopo avere ricordato tanto orrore e' difficile parlare di fisica.
Le argomentazioni sviluppate nel thread comunque _non_ mi persuadono.
La convezione termica dovuta alla dilatazione volumetrica riguarda i
fenomeni meteorologici e l'urugano di fuoco di Dresda.
Lo sviluppo del fungo nucleare e' troppo rapido: un fenomeno convettivo
cosi' violento richiede eccezionali gradienti di pressione, che IMO
non possono essere attribuiti al principio di Archimede.
--
Elio Proietti
Debian GNU/Linux
Received on Tue May 04 2004 - 22:07:40 CEST