(wrong string) � principio
"Giorgio Pastore" <pastgio_at_univ.trieste.it> ha scritto nel messaggio
news:407710D2.40701_at_univ.trieste.it...
>
>
> sandrosky wrote:
> > Salve a tutti, vi espongo un paio di dubbi.
> > Per entalpia cosa si intende esattamente?
>
> Una definizione corretta (per i soliti sistemi idrostatici) puo' essere
> "il potenziale termodinamico appropriato per sistemi in cui siano
> fissate pressione, entropia e numero di particelle".
>
> Da questo seguono due ovvie (ma importanti) conseguenze:
>
> 1. E' una funzione di S,p,N
> 2. Il suo differenziale e' dH = V(S,p,N)dp + T(S,p,N)dS + mu(S,p,N)dN
>
> > Dal mio libro leggo che si tratta
> > del contenuto termico totale, che io interpreto come il calore che ha
pi� il
> > lavoro potenziale.
>
> Il contenuto termico totale e' un modo poco chiaro di esprimersi e
> rasenta lo scorretto. Infatti ti induce a pensare al "calore che ha".
> Questo e' un concetto completamente sbagliato: il calore non e' una
> funzione di stato. Non dipende solo dalle variabili termodinamiche ad un
> certo stato ma varia con la storia di come si sono svolti gli scambi di
> energia necessari per raggiungerlo. Percio' non ha senso parlare di
> "contenuto di calore".
>
>
> > E quindi se fa del lavoro questo non fa pi� parte del
> > sistema e non lo devo "conteggiare" nell'entalpia. ...
>
> Qui non riesco nemmeno piu' a seguirti. Chi farebbe lavoro ?
>
> > Ad esempio in un isobara considero nell'entalpia anche il lavoro che il
> > sistema fa sull'esterno (pV) sebbene lo dica la formula? Se il lavoro
l'ho
> > fatto non c'� l'ho pi�, quindi non fa parte del contenuto termico
totale.
>
> Lasciamo stare di nuovo il "contenuto termico". Se torni al
> differenziale di dH dovrebbe essere piu' chiaro cosa succede:
> se la pressione e' costante nella trasformazione e se non varia il
> numero di particelle dH = TdS che e' la quantita' di calore scambiata
> dal corpo con l' ambiente in una trasformazione a p e N fissate.
> Pertanto, dH/dT a p e N fissati corrisponde al calore specifico a
> pressione costante. Quindi, misure di calore sp. a pressione costante
> (il caso della maggior parte delle esperienze di laboratorio) permettono
> di arrivare direttamente a differenze di entalpia tra stati diversi.
>
> Spero di non aver aumentato la confusione.
>
> Giorgio
Riporto uno stralcio di un post che ho mandato su it.scienza.chimica perch�
l'argomento lo avevo seguito l� in questi giorni.
Il thread s'intitola: [ot]Entalpia.
Il mio problema non � capire cos'� l'entalpia (credo....spero!), ma capire
che significato assume il suo calcolo nel caso di un processo isocoro.
Riporto il mio post.
Innanzitutto grazie della pazienza.
Adesso me ne sto facendo una ragione, ma in sostanza il dubbio rimane lo
stesso. Forse mi spiego meglio.
In laboratorio io mi trovo Cp perch� � comodo per calcolare il calore che mi
assorbe una reazione.
Se ho Cp mi basta solo sapere DT e calcolo il calore assorbito. Se avessi
solo Cv invece dovrei anche misurare la pressione e il DV del mio
calorimetro, oltre al DT. Due dati al posto di quattro. Mi sembra comodo. Se
la stessa formula per� la applico ad un processo isocoro la cosa "secondo
me" perde un p� di significato.
Ma partiamo appunto dalla cosa meno ovvia. Definisco H=U+PV. Nell'isocora
ottengo che DH = tutto il calore assorbito(DU) + il lavoro potenziale (o
comunque il contributo di PV, non so come chiamarlo). In un certo modo �
come un calore assorbito "drogato". Poi porto il ragionamento in
un'espansione isobara e l� ottengo che il valore di DH � proprio il calore
assorbito (che sorpresa eh!). Quindi se ho un processo isobaro festeggio ed
uso H invece di dover usare U, P e V.
Adesso mi chiedo se nella pratica l'entalpia � realmente utile nel caso di
un processo isocoro. L'unica utilit� che possa avere che mi viene in mente �
giocare un p� con le formule: se non ho a disposizione il Cv di un processo,
ma ho il suo Cp mi calcolo l'entalpia, poi misuro il volume del recipiente,
misuro il DP e posso ricavarmi DU facendo il percorso inverso.
E d'altronde ho letto anche che entalpia ed energia interna possono essere
considerate come due grandezze simmetriche: l'entalpia da usare in processi
isobari e l'energia interna in processi isocori.
Forse adesso il problema � pi� chiaro (anche a me): cercavo di attribuire un
significato reale all'entalpia anche in contesti per il quale non era stata
concepita. Una forzatura.
Se invece mi dite che � utile anche l'entalpia in un processo isocoro ritiro
tutto, ma mi piacerebbe qualche esempio....
C'ho preso? O sono senza speranze?
Ciao
Received on Mon Apr 12 2004 - 03:23:02 CEST
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