Re: digitale ed analogico

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Mon, 01 Mar 2004 20:53:18 +0100

Mino Saccone ha scritto:
> ...
> b) Dante scrisse la Divina Commedia. Essa fu immediatamente copiata (a
> mano a quei tempi) uno sterminato numero di volte, ma, a differenza
> delle pennellate di Raffaello, che potevano essere ovunque e con
> infinite nuances di colore, Dante ha usato 21 lettere piu' spazi, a
> capo e interpunzioni (meno di trenta simboli tutti riconoscibili).
> L'amanuense, ricopiando, riconosce il simbolo dall'originale e lo
> ricostruisce di suo pugno sulla copia. Puo' riconoscerlo esattamente
> proprio perche' gli stati possibili sono finiti (meglio se in numero
> limitato). Non commette dunque alcun errore nel trascrivere (a parte
> quelli di distrazione, ma si puo' sperare in un'attento lavoro di
> correzione che riporti la copia esattamente all'originale). E questo
> per quante copie si facciano.
> Questo consente di dire che un testo, essendo una comunicazione di
> tipo digitale, non degrada con la copia, con l'invecchiamento del
> supporto etc.. almeno finche' il degrado renda ancora possibile il
> riconoscimento degli stati possibili.
Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto, ma non su quanto ho
citato qui sopra.
Se fosse cosi', i filologi non avrebbero niente da fare...
In realta' i copisti hanno commesso un sacco di errori: per distrazione,
ma anche perche' non capivano bene il manoscritto (che *non e'*
digitale, in quanto scritto a mano: a te non e' mai capitato di far
fatica a rileggere qualche tuo appunto scritto di fretta?
E ancora: errori intenzionali, ossia "correzioni" pe vari motivi
dell'originale; errori "culturali": non intendevano cio' che
leggevano, ecc.
Non a caso, proprio per la "Commedia", come per il "Decamerone", e
tanti altri testi, esistono "lezioni" diverse.

Del resto perfino delle fotocopie deteriorano l'originale: infatti
sono un procedimento analogico, in cui quello che viene riprodotto,
piu' o meno bene, e' la distribuzione di chiari e scuri sul foglio, non
il significato dei caratteri.

Il mio punto di vista e' abbastazna vicino a quello di Cesare Fontana,
ma farei un esempio piu' semplice.

I segnali elettrici in un computer sono digitali?
Per il progettista elettronico non lo sono: infatti si deve
preoccupare di adattamenti d'impedenza, di tempi di saluta e discesa, di
tolleranze nei ritardi dei diversi segnali, di eventuali rumori...
Solo se tutti questi disturbi restano entro certe tolleranze, e'
ossibile discriminare con prob. di errore piccola i valori digitali,
l'abilitazione o meno di un ingresso, ecc. ecc.

Perfino un ingranaggio e' digitale (nel senso che stabilisce un preciso
rapporto nei movimenti delle due ruote) a condizione che non abbia
troppo gioco, che non grippi...

Quindi la distinzione non sta nell'oggetto fisico, ma nel modo come
viene usato.
E puo' essere usato come digitale solo se sono soddisfatte certe
condizioni.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Mon Mar 01 2004 - 20:53:18 CET

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