L'idealizzazione nel primo principio della dinamica
Non so se in passato qualcuno abbia posto in questa sede il seguente
quesito relativamente semplice, ma mi sembra interessante esporlo,
ovvero mi interesserebbe sapere quale significato di "validit�" fisica
di solito si d� al primo principio della dinamica noto anche come
principio d'inerzia, nella sua tipica forma "Se un corpo non �
soggetto a forze allora la sua velocit� e costante, a riposo nel caso
la sua velocit� sia zero, o si muove di moto rettilineo uniforme nel
caso la sua velocit� sia diversa da zero".
Leggo in vari testi di fisica anche di medio livello, (non solo quindi
introduzioni divulgative o trattazioni per filosofi e storici) che in
effetti � alquanto particolare e non semplice da spiegare il motivo
per cui si "accetta" tale principio come valido, prendo ad esempio il
testo "Elementi di fisica" di Mario Ageno (p. 142-143):
"Le verifiche sperimentali del primo principio sono scarsamente
interessanti, sia perch� il principio stesso non � altro che una
definizione, sia perch� (come si � gi� detto) non � praticamente
possibile realizzare un corpo non soggetto a forze. Si porta
generalmente come esempio il caso di una pallina rotolante su di un
piano orizzontale ben levigato: quanto pi� levigato � il piano, tanto
maggiore � il tempo che la pallina, lanciata con una certa velocit�
iniziale, impiega a ridursi in quiete. In realt� questa esperienza ci
dice ben poco sulla validit� del primo principio; ma ammesso questo,
ci dice invece quale trattamento deve farsi al piano per ridurre al
minimo le forze d'attrito."
Questa affermazione (che se non erro � stata per la prima volta
enunciata da Galilei) in effetti fa molto pensare a quanto valore
abbia una specie di "idealizzazione" nelle leggi della fisica (un
altro esempio potrebbe essere la legge di Boyle sui gas), ovvero
paradossalmente queste leggi, sebbene ritenute valide non si applicano
a nessuna situazione di fenomeni reali accadenti nel mondo reale, ma
solamente a situazioni ideali. Certo, si potrebbe rispondere che
comunque i fenomeni e gli eventi reali "tendono" a questi "casi
limite" ideali, ma non sarebbe qualcosa di errato attribuire una
"tendenza" ai corpi, dato che sembra quasi un'attribuzione di "cause
finali" di aristotelica memoria, come si sa ritenute da Galilei in poi
assolutamente da non utilizzare se noi intendiamo compiere una
fruttuosa indagine scientifica sul mondo della natura. Sarebbe
interessante quindi sapere da qualcuno di voi come di solito viene
esposto questo solo apparentemente banale ma in realt� molto
particolare e rilevante rapporto tra l'utilizzo di "situazioni ideali"
impossibili da avere esperienza e il riconoscimento della loro
validit� delle leggi fisiche nei fenomeni reali a cui in qualche modo
sembrano essere legate.
Ciao.
Received on Sat Jan 26 2013 - 14:37:28 CET
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