Re: La (ricerca?) didattica.

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Fri, 06 Feb 2004 21:13:07 +0100

Bruno Cocciaro ha scritto:
> Non sono certo un esperto nel campo, pero', secondo il mio modesto
> parere, dire che la ricerca didattica *non* e' vera ricerca e'
> corretto.
Attento, perche' si comincia cosi', e si finisce con Zichichi, a dire
che la biologia non e' "vera scienza" perche' ... dove sono le
equazioni dell'evoluzione?

> Cioe' e' importante prendere coscienza del fatto che, se si parla di
> didattica, nessuno sa con precisione quando una esperienza e'
> "sensata" e ancora meno quando una dimostrazione e' "certa".
Ehm, ehm... Insomma, non e' "scienza galialeiana"...
L'avevo detto :-)

> Questo se con "vera ricerca" intendiamo la ricerca scientifica, come
> immagino si intenda nell'ambito dei "ricercatori scientifici". Ne
> segue che a me sembrerebbe abbastanza normale che, in ambito
> scientifico, chi si occupa di problematiche che non sono
> classificabili come "ricerca scientifica", venga visto come uno che
> non fa vera ricerca, come uno che si occupa di problemi di "serie B".
Ah no, proprio no!
Un conto e' riconoscere il fatto ovvio che ci sono difficolta' da dare
cirteri obiettivi di validita' (ma un po' di metodi esistono, molto
lavoro e' stato fatto, in materia).
Un altro e' guardare dall'alto in basso un settore di ricerca che
anche se incerto e pieno di tranelli, e' pero' necessario e
significativo.
Il che naturalmente non esclude che si faccia della cattiva ricerca
didattica, ma il fatto e' che quelli che'hanno la puzza sotto il naso
verso la ric. did. non sono necessariamente dei bravi ricercatori nel
loro campo...

> Sostanzialmente, essendo ancora in epoca pregalileiana,
> ...
> si puo' solo "arronzare" in qualche modo.
> Poi potra' esserci chi "a occhio" arronza meglio e chi arronza peggio,
> ma la mancanza delle sensate esperienze e delle certe dimostrazioni
> non ci permette di dire alcunche' con una precisione migliore dell' "a
> occhio".
Come si capisce da quanto ho gia' scritto, non sono d'accordo.
Sia sulla diagnosi "pregalileiana", perche' il metodo galileiano non
e' il paradigma universale, che debba essere applicato in ogni campo
di ricerca.
Sia sulla necessita' di"arronzare", che tra l'altro finsice per
assolvere appunto chi "arronza", perche' non sa fare di meglio.

> Dico questo prendendo spunto da una tua frase, Elio, sapendo quanto
> impegno tu profonda nelle questioni di "serie B" (e sapendo anche
> quanto il tuo lavoro sia poi utile a chi sta sul campo, pero',
> purtroppo, anche il tuo lavoro e' utile "a occhio").
Qui si aprirebbe un altro discorso: sulla possibilita' di verifiche.
A mio parere le possibilita' esistono, ma non esistono invece le
condizioni ambientali per attuarle (spec. in Italia...).
Anzi, le cose da quanto punto di vista negli oltre 40 anni che sono
sul campo sono decisamente peggiorate, tanto che ho rinuciato perfino
a provarci...

> Ma allora la mia domanda diventa: "Una "vera ricerca" che non sia una
> ricerca scientifica, cosa e'? C'e' una differenza fra una "vera"
> ricerca non scientifica e l'arronzare?"
Sicuramente la ric. did. condivide alcuni aspetti difficili e anche
discutibili delle cosiddette "scienze sociali".
Per altro verso, e' una "ricerca applicata": perche' non la fai per il
puro scopo di scoprire qualcosa, ma ti attendi degli effetti pratici.

Ti aggiungo poi un'ulteriore difficolta', nella forma in cui io la vedo
(e che non e' condivisa da molti altri, temo).
Quando si parla di "serie B" da parte di molti miei colleghi (fisici:
mi limito a questi) s'intende un'altra cosa: che qualsiasi fisico,
anche di mezza tacca, potrebbe facilmente insegnare meglio di chi sta
oggi nella scuola (per es. secondaria).
Detto in soldoni: "io ho di meglio da fare, ma se mi ci mettessi
soltanto un po', farei sicuramente meglio di tanti insegnanti".

Ora questo e' sicuramente falso, e non ho bisogno di dirlo a te. Di
piu': la mia tesi e' che per fare ric. did. (non per insegnare bene:
sono due cose nettamente diverse) la fisica bisogna saperla "dimorto"
(pisano) bene.
Il che non e' sempre vero per molta ricerca "ufficiale".
Questa mia posizione mi ha sempre reso imopolare da entrambe le parti:
da quella degli universitari, che si sentivano sotto sotto dire che
loro la fisica poi non la sanno tutti tanto bene, e percio' si stiano
zitti. Ma anche da parte degli insegnanti secondari, che stanno sul
campo, ma quanto a sapere la fisica...

Percio' la ricerca richiederebbe un lavoro integrato, in cui ognuno
mette le proprie competenze. Purtroppo un altro problema e' che la
gran parte degli insegnanti secondari non sono in condizioni di
applicare le piu' ovvie procedure della ricerca, come per es. l'onesta
registrazione delle attivita' svolte, dei risultati ottenuti...
Oggi poi sono insorte difficolta' assai piu' banali, come il tempo che
si perde nelle attivit'a burocratiche, l'incertezza del futuro, che
rende impossibilie qualsiasi programmazione...

Per finire (se no non finisco piu'). Ho parlato, quasi come se fosse
ovvio, solo di scuola secondaria. Ma invece la ric. did. puo' e deve
esistere a tutti i livelli d'insegnamento.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Fri Feb 06 2004 - 21:13:07 CET

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