Re: Un "evento" localizzato nello spazio-tempo è "eterno"?

From: Piercarlo <piercarloboletti_at_tiscali.it>
Date: Sat, 3 Jan 2004 18:53:25 +0100

CptKirk <CptKirk_at_estranet.it> wrote:

> "Piercarlo" <piercarloboletti_at_tiscali.it> ha scritto:
>
> > Ma esiste questo continuum in senso temporale? Ho i miei dubbi...
>
> Finch� non � provato fai bene a dubitare (spero non a scartare),
> ma anche dopo � meglio mettere in discussione le certezze
> (sai che noia senn�) ;-).
> Personalmente non lo so se crederci o meno, ma
> lo studio dei viaggi nel tempo � basato su quel principio
> (ci sono persone anche serie a studiarli pro o contro) ed
> anche chi crede che ci sia un impedimento alla possibilit� di
> farli non discute sul continuum (almeno quelli che ho letto
> e si limitano a trovare impedimenti al viaggio e non
> alla "destinazione"). Inoltre che senso avrebbe parlare di quarta
> dimensione se non fosse presente in ogni istante?
> E' solo "un'immagine" o esiste questa quarta dimensione?
> Se esiste allora deve creare un continuum, anche perch�
> � quello il vero tempo che noi percepiamo.
> Se il problema � quello del libero arbitrio, io credo che non
> esista e o siamo schiavi di un destino gi� scritto oppure del
> caso (che se ne frega delle nostre scelte anche perch�
> sceglie prima lui). Anche il multiverso non ridona la
> libert� all'uomo ma dice che noi siamo una versione fra tante
> dove ognuno di noi compie tutte le scelte possibili e se
> noi siamo noi � solo un caso!
>
> Ciao!

Cerco di spiegare da dove nascono i miei dubbi sul continuo temporale
(diciamolo in italiano cos� si evitano precisazioni "televisive" che
lasciano il tempo che trovano).
Se noi immaginiamo lo scorrere del tempo come un qualcosa che, mentre
scorre, lascia una "scia" materiale che andrebbe a costituire un passato
altrettanto materiale e quindi in linea di principio "rivivibile", sorge
un problema: da dove viene la materia che costituirebbe la "materialit�"
di questo passato? E soprattutto, a parte "l'espediente" di rendere il
passato inaccessibile (bisognerebbe raggiungere velocit� superluminali
con tutte le contraddizioni fisiche che ne conseguono), come la mettiamo
con il principio di conservazione dell'energia? - inaccessibile o no
infatti nuova materia ed energia verrebbero COMUNQUE continuamente
create e questo, in assoluto, invaliderebbe il principio di
conservazione di energia stesso ci� che mi pare, oltre che arbitrario,
non necessario.
La mia idea � che esista solo il presente, mentre il passato non esista
pi� allo stesso modo in cui il futuro non esiste ancora. Ci� che esiste
"in pi�" del passato rispetto al futuro � una eventuale sua "memoria"
(che potremmo anche chiamare "previsione all'indietro" per equipararla
alla "previsione in avanti" rispetto al futuro ma temo che a discuterci
si produrrebbe pi� fumo che arrosto...) se, a parte e prevedendo
un'adeguata fornitura di energia che ne consenta la "registrazione",
sono stati predisposti meccanismi ad hoc per tenerne traccia - ovvero se
nel presente vengono fatti esistere dei meccanismi che "registrino" la
STORIA mentre questa si sta svolgendo. Per il resto, il passato svanisce
nel momento stesso in cui il presente cambia stato. Cerco adesso di
spiegarmi esemplificando una situazione che conosco abbastanza bene,
lasciando a chi legge una generalizzazione intuitiva del principio.

Nei circuiti elettronici il loro stato istantaneo � definito
dall'insieme di tutti i valori istantanei dei loro parametri di
tensione, corrente e in definitiva energia presenti in ogni loro punto e
in ciascun momento. L'evoluzione nel tempo di questi parametri �
controllata, oltre che dall'eventuale iniezione nei circuiti di segnali
proveniente dall'esterno, anche da tutti quei parametri "con memoria"
interni che, impossibilitati per le ragioni pi� varie ad esistere in
forma "statica", assumono in ciascun istante nuovi valori dipendenti dai
valori posseduti negli istanti immediatamente precedenti: l'evoluzione
di tali valori tende per quanto possibile a raggiungere, a circuito
alimentato e se esiste (un circuito spento � sempre equilibratissimo!
:-), un punto di equilibrio ; nel caso tale punto non esista, il
circuito dar� origine ad un comportamento oscillatorio, in cui esso
passer� ciclicamente attraverso tutte le collezioni possibili di valori
dei parametri nel "tentativo" di trovare un equilibrio *statico*
impossibile (reso tale per costruzione "volontaria", come negli
oscillatori, o "accidentale", come negli amplificatori retroazionati
che, per loro sfiga, vengano a incontrare quelle che io chiamo le
"impedenze della morte", ovvero impedenze di carico - o una
distribuzione di impedenze di carico pi� o meno "implicite" lungo un
l'anello di retroazione - tali da rendere, in determinate circostanze,
l'equilibrio irraggiungibile).

Ora il "puntone" da focalizzare bene per comprendere come possa esistere
per tali circuiti una "storia" non sta tanto nel fatto che esiste un
"tempo" ma piuttosto nel fatto che esistono delle condizioni di non
equilibrio: una volta che l'equilibrio viene raggiunto, il tempo (che
pu� avere una scala arbitraria: in questo caso non conta la sua misura
ma la sua essenza di "successione o catena di eventi") cessa di avere
qualsiasi ruolo e con esso cessa pure di esistere una "storia": finiti
gli "anelli della catena", finisce tutto.
Detto in altro modo, la condizione perch� esista una "storia" di
qualunque genere nel circuito, � che tra i suoi parametri esista anche
una condizione di squilibrio da "appianare". Una volta appianato tale
squilibrio, se possibile e se non vengono introdotti dall'esterno nuovi
squilibri, il circuito si mette a "dormire": un amplificatore stabile,
se non gli viene iniettato un segnale da amplificare (che pu� ridursi
banalmente al solo rumore termico dei componenti), sta "zitto" e
pertanto "non fa storia".

Ora "gli anelli della catena" che danno origine ad una "storia" degli
stati del circuito (e quindi ad un suo "tempo") costituiscono in un
certo senso un oggetto "astratto" rispetto alla composizione fisica del
circuito: il circuito in quanto tale funziona, in ogni infinitesimo di
tempo in cui viene fatto funzionare (ma in ultima analisi SEMPRE),
completamente ignaro tanto del suo passato quanto del suo futuro. Ci� di
cui � "consapevole" � solo la presenza di uno squilibrio nei suoi
parametri interni che "lo prende a calci" e lo costringe a muoversi
finch� non � riuscito a "esaurirlo" e a toglierselo dai piedi. La
"storia" del circuito (compresa la sua eventuale autodistruzione che,
sia pure come "equilibrio della tomba", � pur sempre una forma di
equilibrio) esiste, come oggetto "statico", solo se noi abbiamo
predisposto un sistema per registrare la catena di stati che tale
circuito attraversa che, in soldoni, non � altro che il predisporre un
mezzo per "rivelare" e dare forma concreta, statica, intelligibile e
interpretabile a quella "catena" che altrimenti, tanto per il circuito
quanto per i suoi "osservatori", rimarrebbe una entit� completamente
astratta e fisicamente intangibile. Quando la "rivelazione" e il suo
studio non sono dettagliati a sufficienza � la volta buona che si
"sperimenta" qualche costosa "fumata" (o il puro e semplice non
funzionamento; ma la sfiga non si concede spesso di essere cos�
"buona").

Ritornando al discorso generale del tempo, penso che il tempo di
qualunque oggetto fisico esistente, sia esso un elettrone o una
galassia, sia in assenza di mezzi che lo "rivelino" e ne registrino
l'evoluzione, una entit� "astratta" e priva di qualunque esistenza
*statica* o *assoluta* (che imho mi pare qui la stessa cosa ma potrei
sbagliarmi): quando si dice che una tal cosa � successa al tempo "x" si
dovrebbe sempre intendere che il "tempo x" esiste solo come LIMITE di
una successione di stati (che esistono in ogni caso A UNO A UNO) ma che,
di per s�, il "tempo x" non pu� esistere come entit� autonoma allo
stesso modo in cui la velocit� di un oggetto qualsiasi non esiste a
prescidere dal fatto che quell'oggetto sia in moto; o meglio, non esiste
a prescidere DALL'ESISTENZA di oggetti tout-court di cui possa essere
definita una condizione di moto. E per quanto una velocit� possa essere
definita in modi diversi in contesti diversi, resta vero che l'unica
velocit� "effettiva" di un oggetto � solo quella ISTANTANEA (e
naturalmente relativa a qualche altro oggetto ma questo � un altro paio
di maniche). Tutte le velocit� "prima" e "dopo" un certo istante "x" di
fatto non esistono pi� o non esistono ancora (imho, almeno).

Mi fermo qui perch� � solo fin qui che ho le idee abbastanza chiare: per
gli "oltre" mi auguro che intervenga qualcun altro pi� "ferrato" e
preparato di me.

Ciao!
Piercarlo

PS - Per rispondere alla domanda originale: un evento in un continuo
spaziotemporale � "eterno" solo se ci si � dati la pena di "registrarlo"
*a parte* rispetto al suo puro e semplice "accadere". In s�, dopo che �
accaduto, cessa di avere qualsiasi esistenza materiale: ci� che
continuano ad esistere (se ci sono) sono i suoi effetti e le sue
conseguenze che, in senso lato, non sono altro che "ricordi".

Ciao!







 
Received on Sat Jan 03 2004 - 18:53:25 CET

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