Re: Universo finito o infinito
On Fri, 19 Dec 2003 20:50:49 +0100, Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
wrote:
.....
>In questo quadro, bisogna allora dire:
>1) Assumiamo come valida la relativita' generale (col possibile
>emendamento del cosiddetto "termine cosmologico").
>2) Assumiano come valido il "principio cosmologico" (che ora non sto a
>spiegare che cos'e', se no non finisco piu'...).
>Sorry :-))
>------------------------------
>Elio Fabri
>Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
>------------------------------
Caro Elio...
Sicuramente non ti ricordi di me... ma qualche anno or sono ci siamo
sentiti su vari aspetti della MQ. (Non sono un fisico... e ti chiedevo
solo lumi in relazione ad alcuni temi "non tecnici" inerenti
determinismo ed indeterminismo).
Il tema e' proposto dal Dentista in questo NG, dove c'e'
evidentemente gente "ferrata" in materia, in conseguenza di una
discussione nata tra di noi su ICA, in merito a temi diciamo
"filosofico epistemolgici ed interpretativi" dell'odierna cosmologia.
Molti utenti di ISF troveranno forse fuoriviante questi temi.. e
capisco le loro perplessit� in merito a quest'intrusione.
Chiedo loro di sopportare queste semplici richieste "di non addetti ai
lavori" - che non inflazioneranno piu' di tanto il NG.
Andiamo al problema.
Il tema dell'infinito, a cui hai dato sommaria indicazione in questa
tua non era inerente al futuro. Ma al passato. Ed era da intendere in
termini "ontologici". Ovviamente il perche' e' presto detto.
"Epistemologicamente" noi si disquisisce sul fatto che l'universo
possa o meno "essere" un ente eterno, finito od infinito (nel passato
dunque).
Da questo... la questione filosofica... "donde deriverebbe l'universo
attuale?" etc.
Io sostenevo che questo tema - a mio avviso - e' ovviamente oggetto di
distinte speculazioni filosofiche da un lato.. ma anche e soprattutto
di "estrapolazioni" fatte sulla base degli strumenti concettuali
propri di potenti teorie scientifiche, d'altro canto seriamente
verificate in altri ambiti. Il riferimento e' ovviamente alla MQ ed a
sue ipotesi applicative in merito a questioni cosmologiche.
Ma sostenevo che, stante l'esistenza di teorie, principi ed
osservazioni - ad esempio relativita', principio cosmologico,
osservazioni del redshift ed altri parametri etc. - noi si sia - oggi
come oggi - nella condizione di collocare verosimilmente l'universo
che cogliamo con le evidenze sperimentali essenzialmente in una
concezione in cui esso e' colto come "autoemergente" (Scusami il
termine forse improprio.. ma non sono un fisico) tramite il
processo/fenomeno del Big Bang (inflazionistico etc.).
Poi basta!
Ovvero. La scienza ci dice che l'universo attuale deriva da un fatto
originario... dunque che non possiamo estendere all'infinito
all'indietro quella dimensione di "tempo" fisico che percepiamo oggi
nell'attuale universo.
Dunque... possiamo scientificamente parlare - con beneficio di
evidenze sperimentali a sostegno - solo di un universo che abbia
"preso origine" tramite il big bang.. Un fenomeno in cui solo da una
certa fase/dimensione/situazione (a noi oggi inaccessibile) in poi
possa essere espressa la realta' fisica odierna (da noi connessa con
un tempo universale - so' che e' un concetto "impreciso" quasi
"infondato" in termini strettamente fisici, ma concedimi questo
"vezzo" nel definire la questione).
Il che ci conduce, ontologicamente parlando, a domandare: "Ma da cosa
scaturirebbe questo universo, "questa realta'"?.
Una domanda fisicamente non pertinente? Non so....
Sono al corrente - anzi siamo (includo il Dentista) - del fatto che ci
sono ipotesi interpretative (molto interessanti) che fanno emergere
dell'universo attuale da ulteriori scenari, comunque "immanenti".
Cito spesso l'universo caotico autoriproducentesi di Andrei Linde, ed
altri scenari analoghi, ma sostengo che di queste proposte,
epistemologicamente interessanti e fondate non disponiamo a tutt'oggi
di evidenze sperimentali "positive".
Sostengo infatti che, se parliamo di "sostengo di evidenze
sperimentali" allora potremmo solo ammettere "un universo finito nel
tempo (passato) dotato attualmente di un moto d'espansione che seppure
ancora da decifrare nel futuro e' inteso originarsi da una condizione
primeva".
E null'altro.
Il Dentista sostiene invece che le evidenze sperimentali odierne (non
le sole teorie) dimostrano anche (o se vogliamo sono coerenti con)
l'esistenza di dimensioni/realta' fisiche "esterne" all'universo
visibile, o ad esempio che noi sulla base delle stesse si possa
intendere "l'universo visibile quale zona privilegiata" di una realta'
fisica altrimenti affatto diversa. Ad esempio.. che possiamo concepire
il nostro universo visibile come un piccolo nucleo collocato in una
dimensione fisica ad esso esterna, in cui non esistano oggetti celesti
analoghi a quelli che vediamo.
Notare che non i sta' parlando degli enormi spazi postulabili a
partire dal fenomeno inflattivo... ma di vere e proprie dimensioni
fisiche esterne, anteriori etc. del "nostro" universo.
Io - tanto per far capire il tema della discussione - obiettavo che
questo avrebbe contrastato con il principio cosmologico.
Dunque sostenevo che possiamo certamente contare su piu'
modelli/ipotesi di lavoro quando cerchiamo di immaginare come sia
"emersa" questa realta' dunque "Non eterna", ma che non abbiamo ancora
evidenze sperimentali positive in merito.
Null'altro.
Ah... Abbiamo anche parlato di concezioni quali quelle proposte da
Hawking - in cui spazio e tempo siano da "risolvere" senza prevedere
una singolarit�... ovvero di quelle ipotesi in cui, prevedendo
fenomeni propri del pensiero quantistico si possano immaginare
relazioni e fenomeni energetici interessanti (come quelli inerenti i
campi quantistici come quello di Higgs) etc., permettendoci di vedere
in modalit� inedite quel che solitamente veniva collocato in
ricostruzioni viziate da assuefazioni alle dimensioni in cui l'uomo
evolutivamente e naturalmente si trova: una realt� tridimensionale in
cui "vige" una causalita' ed una consequenzialit� naturale, in cui son
presenti oggetti fisici costantemente percepiti etc.
Ovviamente s'e' parlato anche del "paradosso di Olbers" - che a mio
avviso e' ancora oggi valido nel suo significato. Per lui no.
Concludo dunque.
Io ho sostenuto che:
1) abbiamo evidenze sperimentali coerenti con "una fase iniziale"
dell'attuale universo. Per in nostri interessi "epistemologici" questo
e' sufficiente ad affermare che l'universo visibile attuale "non e'
eterno" (Nel passato) sulla scala del tempo fisico che percepiamo.
2) possiamo immaginare (ma come serie ipotesi) che tale universo possa
aver avuto una "causa" identificabile in qualche dimensione immanente
"anteriore" (Le virgolette dovrebbero far capire che si sta'
proponendo questa *cronologia* extrauniversale anche consapevoli del
fatto che questa sorta di "tempo" universale sia locale e limitato
all'indietro) secondo ipotesi derivanti da teorie sicuramente
affermate oggigiorno.
3) queste ipotesi - fondate ripeto su valutazioni derivate da un
particolare uso di teorie scientifiche - non siano oggi ancora
supportate e risolte positivalmente da dati scientifici disponibili.
Dunque sarebbero modelli teorici non ancora sperimentalmente
verificati... malgrado interessantissimi e "seri".
Scusatemi per il linguaggio poco preciso e pertinente ed ovviamente
per eventuali banalita'.
Grazie per ogni eventuale contributo costruttivo...
Grazie a tutti... e scusate.
VR
"La fonte principale degli attuali contrasti fra le sfere della
religione e della scienza si trova nella concezione di un Dio
personale."
Albert Einstein. Pensieri di un uomo curioso,
Oscar Mondadori Ed. 1997, Milano; p. 115.
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La rivincita darwiniana
sul reverendo Paley:
www.diolaico.it
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Received on Sat Dec 20 2003 - 20:27:15 CET
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