Bruno Cocciaro wrote:
> quindi lui evidentemente ritiene quanto dice nel libro sufficientemente
> esauriente.
Be', non lo e'. Soprattutto se vuole essere divulgativo.
> In sostanza, per quanto mi e' parso di capire, secondo Selleri, gli addetti
> ai lavori sanno bene che esiste una disuguaglianza debole e una
> disuguaglianza forte
Io non sono un addetto ai lavori, me ne interesso per cultura
personale, ma non ho mai letto di queste distinzioni.
Se, come mi sembra di capire, l'obiezione selleriana si basa
sull'inefficienza dei rivelatori di fotoni (l'"efficiency
loophole"), allora le risposte sono due.
Primo, bisogna supporre che i fotoni non rivelati abbiano
qualcosa di diverso da quelli rivelati, e che quindi questi
ultimi non siano rappresentativi. Bisogna inoltre supporre che
questa diversita' sia tale da mimare esattamente i risultati
della MQ. Si tratta di due ipotesi possibili, ma piuttosto ad
hoc: niente che io sappia ci fa supporre che esistano cose del
genere, se non la volonta' di salvare il realismo locale.
Inoltre, dal punto di vista strettamente fisico, cioe' ignorando
la sucessione storica degli esperimenti, esistono ora esperimenti
con particelle massive in cui l'efficienza dei rivelatori e'
prossima al 100%, chiudendo il loophole. Questi esperimenti
purtroppo lasciano aperto il c.d. "speed of light loophole", vale
a dire la possibilita' che ci siano comunicazioni tra particelle
che possano causare le correlazioni di Bell. Pero' anche queste
comunicazioni sono introdotte ad hoc, e anche queste, pur essendo
verosimilmente del tutto diverse da quelle postulate piu' sopra,
dovrebbero essere tali da mimare esattamente i risultati della MQ.
E' verosimile tutto questo? A me pare di no. Non e' molto
sorprendente che la grande maggioranza degli studiosi di
fondamenti preferisca fare a meno di queste ipotesi ed accettare
l'impossibilita' del realismo locale.
--
Enrico Smargiassi
http://www-dft.ts.infn.it/~esmargia
Received on Mon Dec 22 2003 - 17:32:18 CET