Re: Interazioni fondamentali
Le mie opinioni sono un po' diverse da quelle di Valter, anche se
concordo con parte di quello che dice, per es. gli aspetti sociologici.
Ma la mia posizione e' critica non da oggi: lo e' praticamente
dall'indomani della laurea...
Non mi sara' quindi facile riassumere in breve, ma ci provo, anche
nella speranza che qualcuno cerchi di confutare qualcuna delle cose che
diro'.
Infatti una delle ragioni della difficolta' e' questa: che se uno e'
davvero addentro al campo, difficilmente puo' essere critico, "per la
contraddizion che nol consente". Come ha detto Valter, devi lavorare,
pubblicare, produrre... E se ti fai venire troppi dubbi, se vuoi
pensare troppo, addio...
Di conseguenza io non sono mai stato molto addentro, ma alquanto ai
margini. Oscillando fra "piu' dentro" e "piu' fuori".
Ormai da molti anni sono piu' fuori che dentro, per cui di molte cose ho
una conoscenza assai superficiale, e questo mi fa temere che alcune
mie critiche siano semplicemente frutto di scarsa conoscenza. Pero'...
Cerco di mettere alcune idee in forma di domande.
L'ha gia' detto Valter: non vi sembra che ormai da mezzo secolo la
fisica delle interazioni fondamentali si sia andata sempre piu'
complicando?
Io non saprei scrivere la lagrangiana del modello standard, ma chi la
conosce meglio di me vuol dirmi se gli sembra l'espressione di una
teoria come uno la vorrebbe?
In particolare, quanti parametri ci sono, fra costanti d'accoppiamento,
masse, angoli di mixing... che non si sanno calcolare, o magari si
dovrebbero saper calcolare, ma di fatto nessuno ci e' mai riuscito?
Un altro aspetto e' questo. Sebbene gli esperimenti siano passati
dagli eV e le frazioni di nanometro, dei primi tempi della m.q., ai
TeV e ai 10^{-20}m o meno di oggi, con un salto di 12 ordini di
grandezza, il paradigma fondamentale di tutte le teorie resta la buona
vecchia m.q.
Ora io non ho niente contro la m.q. (o meglio, ci sono i vecchi
problemi, sempre presenti, dell'interpretazione, ma lasciamoli da
parte); ma ricordate un altro periodo della storia della fisica in cui
un tale ampliamento nella scala dei dati abbia conservato le stesse
concezioni di base?
Posso fare la domanda in un'altra forma; io ho la mia risposta, ma
vorrei sentirne delle altre.
Pensate che ci siano state, diciamo negli ultimi 50 anni, innovazioni
nelle nostre concezioni, confrontabili con quelle avvenute nei
"trent'anni che sconvolsero la fisica", per citare un ben noto libro
di Gamow?
Se ci sono state, vi prego d'indicarle, e poi magari discuteremo.
Potrei rifare la domanda in un altro modo ancora, pensando ai premi
Nobel.
Guardate la lista dei famosi "trent'anni", e guardate quella degli
ultimi 50: vi sembrano confrontabili?
E chiaro che a me pare di no...
E' solo un effetto dell'eta'? Io questi dubbi li sento, ma non posso
tacere solo per la preoccupazione che qualcuno mi dica "e' che tu non
capisci perche' sei vecchio!"
Notate che il fattore eta' c'e' sempre stato: Lorentz e Planck non
capivano Einstein (in parte); Einstein non capiva Bohr e Heisenberg
(anche se Bohr non era tanto piu' giovane di Einstein).
Ma c'e' una differenza profonda, secondo me. A quei tempi i "vecchi"
non capivano delle *novita'* che gli riuscivano incomprensibii, o che
andavano contro loro concezioni radicate.
Oggi il problema e' diverso: e' che mancano le novita'!
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Sun Nov 23 2003 - 20:41:22 CET
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