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From: Davide Pioggia <dpioggia_at_NOSPAMlibero.it>
Date: Mon, 10 Nov 2003 23:30:05 GMT

Nell'articolo <3FAFA177.5060005_at_hotmail.com>
Valter Moretti ha scritto:

> Purtroppo non ho proprio tempo di leggere tutto quello che hai
> scritto,

Don't worry (be happy! :-))

> ma mi pare che siamo piu' d'accordo di quanto sembrasse.

S�, lo penso anche io.

>> Innanzi tutto anche io sono profondamente convinto che lo spazio ed
>> il tempo siano solo concetti che valgono solo per i sistemi
>> macroscopici, cos� come la temperatura � definita solo per un
>> insieme costituito da un gran numero di molecole, e non ha senso
>> parlare di "temperatura di una molecola".
>
> Io non sono "profondamente convinto", ma credo che sia possibile che
> sia cosi'.

E' sicuramente cos� :-)

Le prove sono l� a disposizione di tutti, solo che molti non vogliono
<<guardare nel cannocchiale>>. E' un vecchio vizio di coloro che sono
metafisici aristotelici senza esserne consapevoli.

> Non solo: nel
> momento in cui io ne fossi davvero certo sorgerebbe un grosso problema
> che tu conosci bene: come e' possibile fondare una teoria la MQ,
> usandone un suo (almeno presunto) "limite" (descrizione classica
> spaziotemporale)?

A questa domanda c'� una risposta chiara. Ma � una risposta che (per ora)
non � traducibile in "algoritmi", e quindi per molti scienziati �
"invisibile".

So che non hai tempo e che io sono troppo prolisso, ma prover� ugualmente a
fornirti la risposta in una forma "empirica". Se poi non ti va di leggere
fai pure. Magari la leggerai pi� avanti, se e quando ne avrai voglia.


Supponi di voler porre i "fondamenti" della meccanica "classica", includendo
in essa anche il principio di relativit�.

Dovresti cominciare a riempire lo spazio di osservatori, poi assegnare ad
ognuno una "posizione" e "sincronizzare" i loro orologi. Per poter definire
una "posizione" dovresti disporre di una definizione operativa di "distanza"
ed anche di "retta". Quanto alla sincronizzazione degli orologi, dovresti
disporre di una definizione operativa di "simultaneit�".

Ora, essendo queste delle definizioni operative, tu -in linea di principio-
dovresti compiere delle "operazioni", usando certi "ingredienti". E in
questi "ingredienti" (ti ricordo che siamo ai "fondamenti" della meccanica,
e non disponiamo ancora di alcun principio) comparirebbe sicuramente l'uso
di "raggi di luce".

Diremmo una cosa del genere:

<<C'� una certa cosa che noi riconosciamo come "raggi di luce". Non sappiamo
che cosa sia la luce n� quali principi regolino la sua emissione, la sua
propagazione ed il suo assorbimento, tuttavia noi usiamo la luce per
definire operativamente le seguenti grandezze:...>>

Bene, nell'istante in cui tu fornisci quelle definizioni operative, ti
accorgi che stai pi� o meno implicitamente affermando che la luce (qualunque
cosa sia) viaggia per tutti gli osservatori lungo delle linee "rette" alla
velocit� "c".

Se hai voglia di fare un po' di esperimenti con la luce, ti accorgi subito
che questo non pu� essere sempre vero. Ad esempio potresti usare la luce per
"allineare" degli oggetti, poi per� potresti inviare dei raggi di luce
attraverso quegli oggetti e osservare che in certi casi la luce non si
propaga in linea "retta" (quando poi abbiamo usato la propagazione della
luce in altre circostanze per "allineare" gli oggetti e dedurre che la luce
non si propaga sempre lungo una "linea retta"!). Ecco, se tu ti mettessi a
fare questi esperimenti capiresti subito che questa "luce" ha solo
approssimativamente le propriet� che tu le "imponi" per fondare la tua
teoria, sicch� saresti costretto a ragionare cos�:

<<Per fondare la mia teoria fisica uso una pre-fisica "limite", una
pre-teoria che mi descrive un "pacchetto minimo" di propriet� della "luce".
So che almeno alcune di queste propriet� hanno una validit� approssimativa
e -per cos� dire- "asintotica", tuttavia decido di partire proprio da questo
"asintoto" pre-teorico per fondare la mia teoria, e incrocio le dita
sperando che quando all'interno di questa teoria arriver� a definire "che
cosa �" la "luce" e quali sono le sue "propriet�", possa scoprire che "il
cerchio si chiude", e che quella pre-fisica che avevo utilizzato per fondare
la mia teoria risulti giustificata dalla teoria stessa!>>

Ripeto: io fondo la meccanica sul presupposto che la "luce", qualunque cosa
sia, si muova a velocit� c per tutti gli osservatori. Quando poi -alla fine
della mia impresa- arriver� finalmente a scrivere le "equazioni della luce"
bisogna che quelle equazioni mi confermino che la luce si muove alla
velocit� c per tutti gli osservatori, altrimenti sono rovinato!

Noi sappiamo che in passato molte di queste imprese non sono riuscite. E
ogni volta che "il cerchio non si chiude" scoppia quella "crisi" che porta
ad una "mutazione di paradigma", che � poi un ripartire da altri
"fondamenti". Se ad esempio noi per definire le grandezze fisiche fossimo
partiti da una pre-fisica in cui la luce si supponeva avere una velocit�
infinita, trovando le equazioni di Maxwell dovremmo concludere che la nostra
teoria non � auto-consistente. E lo stesso se fossimo partiti dal
presupposto che la "luce" viaggia a velocit� diversa per osservatori in moto
relativo. In tutti questi casi di fronte alle eqauzioni di Maxwell avremmo
dovuto dire: <<Cazzarola! Ho una teoria che non � auto-consistente: se �
"vera" � "falsa" e se � "falsa" � "vera"!>>

E sia chiaro che pi� che essere auto-consistente una teoria non pu� essere:
occorre sempre fornire un insieme di definizioni operative fondamentali
che -pi� o meno implicitamente- definiscono una pre-fisica su cui
"appoggiare" la teoria fisica che sto costruendo. E siccome ci troviamo a
far poggiare il tutto su questa pre-fisica (che presumibilemente � un
"limite" di quella che andremo a costruire, nel senso in cui lo intendi tu),
dobbiamo sperare che quando alla fine della nostra impresa arriveremo ad
affrontare quel "limite", si possa concludere che "avevamo fatto bene" ad
usare quel "limite" in quel certo modo.

E' per questo che parlavo del Barone di Munchhausen, perch� la conoscenza
non pu� che essere una operazione di "bootstrapping".

Vedi allora che noi non ci dobbiamo preoccupare di fondare tutto su un
"limite", perch� non si pu� *mai* fare meglio di cos�. Solo che nel caso
della MQ questa "chiusura del cerchio" � un po' pi� complessa, ed inoltre
richiede che si abbia di essa la massima consapevolezza, poich� si fa uso di
concetti poco comuni e il "senso comune" tende ad ogni passo ad infilarsi in
qualche vicolo cieco concettuale.

Ciao, grazie per la (eventuale) attenzione.

Davide
Received on Tue Nov 11 2003 - 00:30:05 CET

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