Piercarlo ha scritto:
> ....mentre gli altri vanno a costituire questa famosa
> "indeterminazione" nel senso che la risultante sul percorso di minima
> azione dovrebbe essere una "media" ma, come in tutte le medie,
> esistono anche componenti che ci girano intorno. Giusto?
Non capisco che idea hai in mente.
Il discorso e' che quando vai a fare la somme su tutti i cammini, il
contributo dominante e' dato da quelli vicini al percorso classico
(minima azione) ma naturalmente contribuiscono tutti.
Se poi il percorso classico e' precluso (esempio: diffrazione da una
fenditura, se ti metti in un punto dove la luce non dovrebbe arrivare
se si propagasse in linea retta) allora nella somma acquiastano
importanza anche cammini montani dalla minima azione.
Non vedo in tutto questo che cosa c'entri l'indetermazione...
> ...
> Se il quanto d'azione non � un limite che separa ci� che "succede" da
> ci� che "non succede" allora cos'�? E' solo una costante fisica come
> un'altra?
Provocatoriamente, ti potrei proprio rispondere di si'...
> E se � cos� che bisogno c'era di fare tutto 'sto casino con la M.Q.?
> Sembra quasi che la M.Q. alla fine della fiera abbia come carattere
> veramente distintivo l'incertezza... il suo vedere la natura come
> intrinsecamente "fuzzy", che non � poco visto che butta alle ortiche
> il determinismo (in linea di principio almeno) che era proprio della
> fisica classica per� � meno di quello che mi aspettavo! :-)
Senti, tu dici che hai letto e riletto QED. Ora mi dovresti dire dove ci
hai trovato queste idee. Evidentemente le hai prese da qualche altra
parte.
Quello che e' caratteristico della m.q. e' che cimostra che a scala
microscopica (da definire adeguatamente) molte idee della fisica
classica non valagono, e il concetto di stato, di moto, di traiettoria,
vanno ripensati.
Non ci vedo invece questa "fuzziness" intrinseca: cosi' ti appare solo
se pretendi di descrivere il modno microscopico coi concetti della
fisica classica.
Tanto per fare un esempio, la m.q. ci insegna che i livelli di energia
delgi atomi sono quantizzati, ma non sono "fuzzy" (o se lo sono,
questo accade per altre ragioni).
La m.q. permette di calcolare quei livelli con estrema precisione.
Feynman fa un altro esempio: il momento magnetico dell'elettrone, che
e' noto mi pare con 12 cifre decimali. Teoria e misure sono in
perfetto accordo: d'ov'e' il "fuzzy"?
> Curiosit� pi� di ordine storico: com'� arrivato Planck a determinare
> la costante che porta il suo nome? "Inventandosi" un fattore di
> correzione che poi si � rivelato non un "fattore" ma una costante
> fondamentale?
Non direi un fattore di correzione. Piuttosto assumendo che gli scambi
di energia tra materia e radiazione potessero avvenire solo per
quantita' discrete, che poi da una legge generale gia' nota
risultavano dover essere proporzionali alla frequenaza.
Il fattore di proporzionalita' (tra energia e frequenza) ha le
dimensioni di un'azione, ed ecco nata h.
> Chiedo questo perch� ho l'impressione che all'epoca, nel processo di
> affinamento delle teorie, fosse abbastanza usuale inserire fattori di
> correzione per adattare i modelli ai dati sperimentali.
A me francamente pare che sia molto molto piu' usuale oggi...
> Del resto mi pare che anche Einstein, con l'introduzione nella RG
> della "costante cosmologica" - di cui si � poi pentito ma che a quanto
> pare vanno a ripescare ancora oggi
> (sempre che sia la stessa cosa; lo chiedo perch� non sono
> affatto sicuro di aver inteso bene: forse sono due cose diversissime
> ma con la sfiga di avere lo stesso nome, con gran scorno dei
> "pier[carl]ini" come me che non sono addetti ai lavori!), ...
Stai tranquillo: e' la stessa :)
> ... si fosse semplicemente attenuto ad un costume gi� in uso... e
> tuttora in uso mi pare, visto che il Modello Standard richiede per
> funzionare l'inserimento di parametri misurati sperimentalmente
> anzich� "generarli" al suo interno come sarebbe sicuramente pi� "figo"
> :-).
No, il caso di Einstein e' diverso.
Lui si accorse che le eq. come le aveva scritte non permettevano
l'esistenza di un Universo statico, come allora era convinto che
dovesse essere.
Quindi si persuase che le eq. andavano corrette, e lo fece aggiungendo
un termine che era perfettamente compatibile coi requisiti generali.
Era solo "poco elegante" aggiungerlo, per ragioni un po' complicate da
spiegare. Per cui, qundo Hubble scopri' l'espansione, e quindi che
l'Universo non era statico, fu felice di buttare via il termine
cosmologico...
Oggi e' stato ripescato, perche' pare che senza quel termine la teoria
non va d'accordo con le ultime osservazioni.
Il caso del modello standard e' diverso: li' ci sono un certo numero
di parametri che ci debbono stare (masse, costanti di accoppiamento, e
altri) dicu il modello non sa prevedere il valore. Quindi occore
introdurli sulla base delle misure.
Il problema c'e' gia' con QED: e' il famoso problema della costante di
struttura fina, che vale circa 1/137, e nessuno ha mai trovato una
ragione seria del perche' proprio quel valore.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Tue Nov 11 2003 - 20:54:07 CET
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