Nell'articolo <EZzqb.503$D63.370_at_tornado.fastwebnet.it>
unit ha scritto:
> Ho ceduto di interesse dopo una manciata di decine di righe...
Sorry :-)
> ma per
> rispondere almeno a un argomento (ne hai tirati in ballo parecchi)
> vorrei dire che la decoerenza � un modo per derivare un asserto che
> usualmente si ritiene indipendente (l'assioma della misura) dagli
> altri assiomi. In ogni caso, secondo un mio parere ancora pero' non
> ben formato e su cui vorrei discutere, la faccenda non cambia
> sostanzialmente, nel senso che l'assioma della misura � valido in
> ogni caso, che sia derivabile o meno dagli altri.
S�, anche io la penso cos�. Tant'� che a tarda notte (quando questo tuo post
purtroppo non era ancora apparso, altrimenti l'avrei citato) ho replicato a
Paolo facendogli osservare che, grazie alla decoerenza, la diagonalizzazione
dell'operatore densit� diviene una propriet� "emergente" a livello
"macroscopico".
Fin qui mi sembra che siamo d'accordo.
> Quindi la
> decoerenza non aiuta in problemi di natura interpretativa, nel senso
> che si spiega (spiegherebbe, non ne so ancora abbastanza)perch� la
> matrice densit� si diagonalizza,
Qui sono un po' meno d'accordo.
Nella interpretazione "classica" di Copenhagen -come osservava Paolo- la
diagonalizzazione viene "appiccicata" in modo "spurio". Infatti essa non
appare in alcun modo ricavabile dalla MQ, e anzi sembra in contraddizione
con alcuni aspetti della MQ.
(In modo analogo a prima vista verrebbe da dire che non c'� verso di
ricavare una legge macroscopica irreveresibile da leggi microscopiche
reversibili, e per di pi� c'� il "teorema dell'eterno ritorno" di Poincar�
che sembra proprio escludere definitivamente la compatibilit� fra la
reversibilit� microscopica e qualuqnue forma di irreveresibilit� a qualunque
livello; ci � voluto il genio di Boltzman Gibbs ed altri, e soprattutto una
lunga riflessione sul significato di "corpo macroscopico" ed un bel po' di
teoremi per mostrare come l'irreversibilit� macroscopica potesse essere
ricavata dalla irreversibilit� microscopica.)
> ma rimane il problema che alla fine
> ci si ritrova con delle probabilit�, anche se "classiche", in mano.
Guarda, su questo punto credo che tu debba forse rifletterci un po' meglio,
perch� a me (ma anche a molti altri, direi) appare invece abbastanza chiaro
che una volta eliminate le "sovrapposizioni degli stati" il fatto che ci si
ritrovi con delle probabilit� classiche in mano ci consente di dire che gli
"effetti quantistici" non sono pi� presenti.
Se tu lanci un dado dentro una scatola chiusa e aspetti che abbia finito di
rimbalzare, non potrai mai dire qual � il risultato del lancio senza andarlo
a vedere (aprendo la scatola, ad esempio), tuttavia saprai con certezza che
il dado si trova in un certo "stato finale", e (se il dado non � truccato),
dirai che ad ognuno dei risultati possibili � associata una probabilit� 1/6.
E' la sovrapposizione degli stati (ovvero la presenza di elementi non
diagonali nella matrice densit�) che ti permette di distinguere un sistema
"quantistico" da uno "classico", e quella che tu chiami "probabilit�
classica" non � indice di "comportamento quantistico", ma pu�
tranquillamente essere collocata sotto la voce "ignoranza".
> Ciao,
> unit
Saluti anche a te, e grazie per gli spunti,
Davide
Received on Fri Nov 07 2003 - 13:00:50 CET
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