Re: La matematica per il fisico teorico

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_univ.trieste.it>
Date: Mon, 13 Oct 2003 00:55:23 +0200

Elio Fabri wrote:
> Giorgio Pastore ha scritto:
> > ...

> > Ovviamente (e questo e' un altro problema reale) non si puo' metter
> > su' un' impresa del genere a costo zero. Rivedere i programmi e
> > preparare del materiale didattico adeguato porta via tempo. Ma sul
> > fronte "soldi per l' universita'" non spira buon vento da un pezzo...
> Tutto giusto, ma la questione centrale nn sono i soldi. Ci torno dopo.

Infatti ho scritto che e' un "altro" problema reale. D' accordo che non
e' la questione centrale ma io sono veramente stufo di andare avanti a
tappar falle col "volontariato". Certi cambiamenti strutturali
richiedono una nuova didattica sia nei contenuti sia nei metodi. Farli a
costo zero significa non voler far funzionare i cambiamenti.

Giusto per fare un esempio concreto. Nel Corso di Laurea di Fisica a
Trieste si e' discusso a lungo del ruolo del tutorato (questo
sconosciuto) e si e' deciso di cercare di usarlo come di reale
supporto alla didattica, in grado di dare strumenti di feedback per i
docenti molto piu' capillari e diretti delle fantomatiche ed
inutilizzate "ore di ricevimento". Il tutore dovrebbe essere abbastanza
vicino agli studenti per abbasare le "barriere" comunicative che spesso
  impediscono il riconoscimento tempestivo di certe difficolta' iniziali
nelle metodologie di studio. Una soluzione ragionevole e' quella usata
in molti altri Paesi: utilizzare studenti di dottorato per un lavoro "a
gruppi".

Sarebbe anche ovvio (in paesi civili) considerare questo impegno come un
extra che debba essere retribuito. Esistono fondi nuovi per questo ?
Naturalmente no. Si usano i fondi continuamente in calo che devono
servire anche a supplenze, contratti esterni e... attrezzature per gli
studenti.

E' serio lavorare in qusto modo ?

>
> > ...
> > (Capire dove sta nno i nodi principali, trovare correttivi, usare
> > tutti gli strumenti che spesso sono solo sulla carta della riforma:
> > tutorato, corrispondenza ore di studio-CFU, verifica periodica dell'
> > efficacia dei corsi...)
> Anche questo e' sacrosanto, ma che cosa e' stato realmente praticato?

Se in una sede non e' stato praticato nulla di tutto questo vuol dire
che difficilmente la riforma potra' sortire esiti positivi.

E l' atteggiamento del Ministero su questo non e' stato certamente di
aiuto. Va bene autonomia. Pero', se si intraprende una riforma come
quella del 3+2 ci si dovrebbe preoccupare di innescare i comportamenti
che poi la possano far riuscire...



> > ...
> > 30 o piu' annifa esisteva una scuola elementare media e superiore
> > profondamente diversa. Non si puo' restare nella classica torre d'
> > avorio e non porsi dei problemi quando al primo anno si devono
> > recuperare carenze di base.
>
> Premessa puramente personale: non credo che per me si possa parlare di
> "torre d'avorio".

Non c'era nessun riferimento alle azioni personali. Non pensavo
minimamente a te (o a Valter) come esempi di "torre d' avorio". Non
siete scuramente voi quelli che ignorano le necessita' della didattica
nei fatti.


> Sempre parlando di me, conosco come pochi il mondo della scuola
> preuniversitaria: ci lavoro dentro da oltre 40 anni.

Lo so bene.

> Ancora a titolo personale, vi cito il discorso che facevo all'inizio
> delle lezioni nei due anni in cui tenni il corso di Fisica I (1990-91 e
> 91-92).
> Allora a Pisa le matricole erano tra 150 e 170, e circa un terzo
> arrivavano alla laurea. Io dicevo: "Secondo me circa la meta' di voi
> hanno sbagliato strada, e farebbero bene a capirlo presto. Per gli
> altri, io mettero' tutto il mio impegno per portarli avanti. Ma non
> puo' bastare: l'impegno dovrebbe essere di tutto il corpo docente."

Un discorso analogo lo ho sentito come matricola quando andai alla
prima lezione di Fisica I di Ettore Pancini. Sono discorsi corretti e
onesti nella sostanza. Ma basati su numeri e ipotesi non esplicitate e
non inoppugnabili: di sicuro ci sara' un certo numero di persone che
"hanno sbagliato corso di laurea". Ma quando si va a quantificare quello
che si considera la percentuale " accettabile" si abbandoni ci si
dovrebbe chiedere a che modello di laureato si sta pensando. Per quello
del vecchio ordinamento presente nell' immaginario di molti colleghi un
50% sarebbe forse anche generoso. Ma... di che si trattava ? Spesso di
un laureato in grado di competere ad armi pari con PhD anglosassoni. E
questo e' (era) un obiettivo ragionevole in termini sociali ?

Per me no.


...
> Questo vuol forse dire che ora abbiamo studenti che possono arrivare
> preparati alla laurea, e che vengono piu' seguiti?
> Niente affatto: intanto, come hai detto anche tu, il livello
> d'ingresso e' sceso. E non credo che sia ragionevole ne' possibile
> farsi carico di deficienze che risalgono magari alle elementari...
> (non sto esagerando!)

Non penso proprio che tu stia esagerando.
E concordo nell' impossibilita' di farsi carico di tutto.
Ma di almeno una parte si potrebbe e si dovrebbe.

> Dato pero' che l'obiettivo di laureare una maggiore percentuale di
> studenti dev'essere raggiunto, la soluzione piu' semplice e' nota: si
> abbassano le richieste.
> Ma anche questo si potrebbe fare in piu' modi, e secondo me si sta
> scegliendo il peggiore.

Io direci ch ein parte si devono abbassare le richieste (in funzione
dell' obiettivo formativo che si decide essere ragionevole) ed in parte
occorre modificare il modo stesso di far didattica. (Piu' esercizi, piu'
homework, piu' valutazione e strumenti di autovalutazione in itinere...).

> So benissimo che il vecchio ordinamento non era affatto ottimale, ed
> era costruito su misura per uno studente ideale e inesistente: di qui
> i 6 o 7 anni per laurearsi.
> So anche che la decadenza e' stata lenta, graduale, ma inesorabile:
> per es. qui molti anni fa esisteva l'esame prelaurea, che era uno
> spauracchio, perche' andava a sondare cose studiate in esami lontani...
...

  Percio' era insensato chiedere al candidato una cultura
> ampia che la maggior parte dei docenti non possedeva piu'...

Molto vero ma tutto cio' non e' necessariamente incompatibile con la
riforma. Pensa che qui stiamo discutendo dell apossibile introduzione di
un esame di cultura generale nella laurea triennale....


> La recente riforma non e' stata che un altro passo nella stessa
> direzione. La gran parte dei corsi sono stati ridotti (come ore e
> quindi come contenuti).

Ma questo era inevitabile (e doveroso).

> Risultato: e' sempre piu' difficile per gli studenti vedere un legame
> e una base comune in quello che studiano, ancheperche' sono sempre
> meno i docenti capaci di trasmettere queste idee.

Quello della formazione dei docenti (anche universitari) e' un problema
indipendente da vecchio o nuovo ordinamento. Purtroppo :-(

...
> Percio' la preparazione degli studenti e' frammentaria, e dura quanto
> l'esame, non oltre.

Si' questo e' un problema ma e' proprio di questo che ci si dovrebbe
occupare.


> E' chiaro che non si possono far stare i vecchi programmi nel nuovo
> contenitore, assai piu' ridotto; ma non mi pare che sia stato fatto uno
> studio serio di come risolvere il problema: di quali conoscenze di
> base sono imprescindibili, quali contenuti unficanti vanno salvati a
> ogni costo.

Concordo. Ma ... chi lo dovrebbe fare questo studio serio ? Io direi che
dovremmo esser noi a doverlo fare (e comunque avremmo duvuto farlo anche
in passato).


> Ci si limita a "tagliare"...
> Un esempio? ...

Di esempi ce ne son tanti. Ma di tagli se ne son fatti anche in passato.
Tu conosci molto meglio di me la differenza tra programmi e libri ti
testo pre e post PSSC. Lasciamo stare cosa e' stato un bene e cosa no.
Di sicuro negli USA avevano messo su' una strutturs piu' seria di quello
che abbiamo fatto/stiamo facendo qui per riformare gli insegnamenti alla
luce di nuove linee strategiche relative all' insegnamento della Fisica.


> Ma la cosa peggiore di tutte, secondo me, e' il "controllo di
> qualita'" cui siamo ora sottoposti (o meglio siete: io sono fuori
> ruolo...).
> Un'universita' deve laureare un certo numero di studenti. Altrimenti
> viene penalizzata.
> Non si chiede *come* li laurea: che cosa hanno imparato.

Questo non e' sempre vero. Anzi se il "modello Campus One" attualmente
in sperimentazione diventera' una realta' il "controllo di qualita"
potrebbe (condizionale d'obbligo in questo paese) essere molto meno
penalizzante in termini culturali.


> E siccome la via piu' facile, anche per le ragioni che ho detto sopra
> (scarsa valutazione del'impegno didattico) sta nell'insegnare poco e
> pretendere meno, le conseguneze sono ovvie.

Senza controlli e' vero sotto qualsiasi sistema.


> Naturalmente a monte di tutto questo ci sarebbe una domanda, alla
> quale nessuno credo sappia oggi rispondere: a che serve un laureato
> (per es. in fisica)?

Anche questa domanda diverrebbe molto meno complicata da rispondere
generalizzando gli aspetti positivi del modello "Campus One".

> La risposta era difficile in passato, ma credo che vada sempre peggio.
> Le esigenze della ricerca giustificano forse 1/10 dei nostri iscritti.
> L'insegnamento secondario, che tra l'altro e' visto come la peste
> dagli studenti, e' anch'esso in decadimento quantitativo.
> L'industria? Dove sta? (alcune eccezioni non fanno la regola).

Al momento la situazione occupazionale dei laureati in Fisica non e'
teribile. Anzi.


> Un tempo si vantava il fisico come colui che era capace di orientarsi
> su qualsiasi problema nuovo: molto piu' elastico di un ingegnere, in
> grado quindi di convertirsi da un'applicazione a un'altra, anche su
> cose mai viste.
> Dubito assai che i nuovi fisici avranno ancora queste capacita': gliele
> abbiamo tolte in partenza proprio con questa riforma.

Qui a Trieste pensiamo che cio' non sia vero. Forse ci illudiamo. Pero'
una buona fetta del CdL sta lavorando per dimostrare che si puo'
ottenere un fisico dalla professionalita' interessante anche nel nuovo
schema. Per il momento e' ancora presto per poter avere una risposta( i
primi laureati triennali sono di 2 anni fa e i primi specialistici
finiscono in questi giorni. Pensiamo che prima di 3/4 anni non sia
possibile avere statistiche utili. Magari ne ridiscuteremo verso il 2007.


Ciao

Giorgio
Received on Mon Oct 13 2003 - 00:55:23 CEST

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