Re: Ma come si giustifica l'ESISTENZA?
Mauro Venier ha scritto:
> Veramente sono le scienze come le intendiamo oggi a essere figlie della
> filosofia, non viceversa.
>
> Non per niente la fisica era anche chiamata "filosofia naturale".
Mi permetto di dissentire.
Si capisce che "figlie" puo' essere inteso in diversi modi, ma io vorrei
sottolineare che la scienza non discende *esclusivamente* dalla
filosofia.
Nella scienza come si e' venuta sviluppando in Europa negli ultimi
secoli si sono intrecciate diverse componenti: mi preme di mettere,
accanto a quella filosofica, che certamente esiste, l'esperienza pratica
e artigianale.
E' scontato da un lato il disprezzo del Don Ferrante manzoniana per i
"vili meccanici", e dall'altro all'inizio dei "Discorsi" di Galileo, con
l'audace affermazione che dagli operai e i maestri dell'Arsenale
veneziano si possa imparare molto, perche' "e' mestieri che ve ne siano
di finissimo dicorso".
(Non a caso, anche Simplicio la pensa conme Don Ferrante, ma la ragione,
e il futuro della scienza, sta dall'altra parte.)
Songohan ha scritto:
> ...
> Esiste nella letteratura scientifica qualcosa che possa dimostrare che le
> cose DEVONO PER FORZA ESISTERE, o che almeno induca a pensare in tal senso?
> Certo, uno potrebbe dire: se le cose esistono, dovevano per forza esistere,
> senno' allora perche' esistono?
> Ecco, perche' esistono?
Se ti limitassi all'esistenza di singoli oggetti particolari, ti potrei
dire che una risposta in senso debole c'e'.
Esempio: Glashow, Salam, Weinberg formulano l'unificazione
elettrodebole, che prevede l'esistenza di certe paritcelle (bosoni
vettoriali pesanti) e ne prevede all'ingrosso la massa.
Qualche anno dopo, Rubbia e C. trovano che esistono davvero.
Altro esempio: Adams e LeVerrier affermano che se le leggi di Newton
sono esatte, deve esistere un pianeta che perturba Urano. Poco dopo il
pianeta (Nettuno) viene scoperto.
Potrei fare altri esempi.
Perche' ho scritto "senso debole"? Perche' se gli oggetti n questione
non fossero stati scoperti, e anzi si fosse raggiunta la ragionevole
certezza che non esistevano, questo avrebbe solo richiesto una modifica
delle teorie: niente di piu' drammatico.
Ma se tu pretendi una dimostrazione "forte", ossia non dipendente da
particolari teorie; o peggio ancora se pretendi la dimostrazione che non
certe particelle o pianeti, ma un generico "qualcosa" debba esistere,
allora la mia risposta e' un risoluto *no*.
Tu dico di piu': in questo sono un convinto neopositivista, e ritengo
che simili problemi siano solo equivoci linguisctici. Non e' affatto
detto che tutto cio' che si riesce a pensare sia una questione sensata,
che merita di avere risposta...
Ricordo la divertente analisi che Carnap fa di una frase di Heidegger.
Mi pare che la frase sia "das Nichts vernichtet" (il Nulla nullifica).
Carnap fa vedere come proposizioni perfettamente sensate se riferite
alla pioggia, diventino frasi scritte da Heidegger, con la semplice
sostituzione di "Nulla" a "pioggia". La sostituzione apparentemente
innocua le rende prive di senso (a parte per Heidegger e suoi
estimatori, si capisce...).
> Aggiungo a questo punto una seconda domanda fondamentale: secondo voi, la
> fisica o piu' in generale La Scienza, ovvero la ragione umana, potranno un
> giorno arrivare a queste verita' ultime, o secondo voi esistono dei limiti
> strutturali in tal senso?
La mia risposta e' implicita in quanto ho gia' scritto: quelle che tu
chiami "verita' ultime" sono enunciati privi di senso, e percio' non
esistono "limiti strutturali" della ragione umana a poterle raggiungere.
Il limite, o se preferisci il difetto, l'ambiguita' della ragione umana
sta invece nel riuscire a concepirle. La speranza e' che un giorno
appaia chiaro a tutti il carattere illusorio che hanno.
-------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
-------------------
Received on Sun Jun 29 2003 - 20:47:12 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:10:29 CET