Re: Velocità della luce

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Fri, 19 Mar 2021 10:53:48 +0100

condor pasa1 ha scritto:
> Ho fatto tutto questo preambolo per dire che in effetti io non ho
> domande da porre sulla formula...è tutto chiaro.
>
> Quello che invece non mi è chiaro è come sia possibile tutto questo
> (non nel senso matematico), quando il buon senso ti farebbe dire
>
> 0.8c + 0.4c = 1.2c
Il primo errore che fai sta nel voler applicare il cosiddetto buon
senso (che non si sa che cosa sia) ad argomenti scientifici.
Il buon senso ti dice che il sole gira attorno alla terra.
Che se davvero la terra fosse sferica, i neozelandesi starebbero a
testa in giù.
Che per tenere un corpo in moto ci vuole una forza che duri.
Debbo continuare?

Ma in termini più precisamente fisici, l'errore che fai non è colpa
tua, ma di tutti quelli che parlano di "addizione delle velocità" o di
"composizione delle velocità".
Sarebbe ora, 116 anni dopo la nascita della RR, che almeno chi insegna
o scrive libri di testo imparasse a esprimersi correttamente. Invece...

Ti riassumo l'impostazione corretta.
Abbiamo due sistemi di riferimento (inerziali) K e K'. Brevemente
"rif."
Abbiamo un qualsiasi fenomeno F. Può essere semplice, come un sasso
che cade o un'automobile che corre; più complesso, come il moto del
sistema solare o le particelle in un acceleratore, ecc.
Ci interessa descrivere F attraverso misure eseguite in K o in K'.
In generale una grandezza fisica relativa a F (una velocità, una
forza, una temperatura, un campo magnetico ...) assumerà valori
diversi se misurata in K o in K'.
Ci chiediamo quale sia la relazione tra questi valori: i fisici la
chiamano la "legge di trasformazione" di quella grandezza.

Nel nostro caso le grandezze in questione sono velocità: un corpo
si muove, e la sua velocità assume valore v se misurata in K, v' se
misurata in K'. Che relazione c'è tra v e v'?

Nella legge di trasformazione entrerà la velocità del rif. K'
rispetto al rif. K: chiamiamola u.
Tutto quello che possiamo dire, se partiamo da zero, è che v sarà una
qualche funzione di u e di v'; o viceversa, v' sara' funzione di u e
di v.

Galileo è il primo a porsi la domanda e a darsi una risposta:

v = v' + u
v' = v - u.

Nota: ho sottinteso che tutte le velocità abbiano la stesa direzione
(non verso: una o più possono anche essere negative, se sono in senso
opposto a quello assunto come positivo su una certa retta orientata).

Il punto che bisogna avere ben chiaro è che non c'è niente di ovvio e
di "buon senso" nelle formule che ho scritto. Le si può dimostrare, ma
a partire da certe ipotesi o postulati, di cui Galileo non era
consapevole e che solo Newton formulò in modo esplicito.

Le trasf. di Galileo sono vere se si assume che il tempo sia lo stesso
nei due rif. e che anche le misure di lunghezza siano le stesse.
Si dovrebbe dire che i postulati sono *l'invarianza* delle misure di
spazio e di tempo.
Invece una tradizione storica (Newton) ci fa dire "spazio e tempo sono
assoluti".

Einstein contesta questi postulati e li sostituisce con altri.
Non ne parlo perché non voglio farti un corso accelerato di
relatività.
Il risultato è che le formule di Galileo vengono sostituite da altre,
che conosci.

Nota bene: chi abbia ragione può dirlo solo l'esperimento.
Per velocità << c le differenze sono piccolissime, quindi occorre o
saper fare esperimenti ultraprecisi, o lavorare con corpi che si
muovono a velocità non trascurabili rispetto a c.
Ormai da molti anni entrambe le cose sono possibili, e i risultati non
lasciano dubbi: ha ragione Einstein.
     

-- 
Elio Fabri
Received on Fri Mar 19 2021 - 10:53:48 CET

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