Elio Fabri ha scritto:
> Luciano Buggio ha scritto:
> > Non possiamo confrontarci serenamente senza cercare di far valere maggiori
> > propire competenze che nel merito sono ininfluenti?
> Non e' questo il punto. Sarei davvero meschino se mi mettessi a fare
> diqueste esibizioni. Il problema e' che tu manchi di certe conoscenze, e
> questo a quanto pare ti ostacola nel capire certe cose.
>Non sono mica il solo che te lo dice...
A proposito di questo fatto che io non capisco vedi dopo.
(cut)
> No. Cio' che e' importante e' che *esiste* questa possibilita' direndere
> l'errore picolo a piacere. Questo potrebbe anche non accadere, e se
> fosse cosi', avrebbe delle conseguenze fisiche rilevanti.
Ma, scusa, non � intrinseco alla definizione stessa di limite la
*possibilit� di rendere l’errore piccolo a piacere*?
Dove potrebbe non accadere? In una situazione in cui *non* stiamo usando
il concetto di limite? Ma allora che ce ne fregherebbe?
(cut)
> Nonho capito la differenza, ma comunque ti faccio notare che il fatto
> che una superficie possa essere confusa col piano tangente _entro una
> certa tolleranza_ *e' una proprieta' della superficie*, che i matematici
> esprimiono dicendo "la superficie e' differenziabile" (che in sostanza
> vuol dire "possiede un piano tangente").
Credo di sapere cosa vuol dire “possiede un piano tangente”, e
poich�, come tu dici, questa � **la sostanza**, nulla aggiunge di decisivo
alle mie conoscenze in proposito il fatto di sapere che nel gergo dei
matematici questo si chiama “superficie differenziabile”.
Questo dico perch� pi� sopra (per l’ennesima volta) mi contesti di
non avere gli elementi per capire.
Sto ancora aspettando, se questo � vero, che tu mi dica quali sono le
conoscenze che mi mancano per capire “certe cose”, come tu
dici (si intende, quelle di cui stiamo discutendo).
> Nontutte le superfici sono differenziabii, quiandi asserire che una
> certa superficie lo e' dice qualcosa: non e' un enunciato vuoto o
> banale.
Quali sono allora le superfici “non differenziabili” in un
dato punto?
Quelle che l� hanno una punta? Quelle che l� tendono ad infinito?
Se � tutto qui (o poco altro), lo so.
Ma che ci frega?: � sottinteso che stiamo parlando di superfici continue
derivabili (ovvero con tangente unica) in ogni punto.
Trovo che questo tuo rigore rasenti la cavillosit�, e serva solo a girare
intorno al problema, per evitare di affrontarlo.
> > ...
> > Egli dira' che in ogni punto esiste un piano tangente alla superficie
> > sferica, la quale avra' in comune con esso solo il punto di tangenza.
> > Al massimo ridurra' l'"identita'" superficie sferica-piano solo a quel
punto.
> > Ma in quel punto pu� immaginare che alla sua sfera sia tangente un'altra
> > sfera, o qualsiasi altra cosa, ed allora l'identita' si puo' dichiarare con
> > checchessia, non ha nessun senso.
> Invece ha senso: definisce la classe di equivalenza delle superfici tra
> loro tangenti in quel punto.
> E la distingue dalle superfici che in quel punto non hanno piano
> tangente
Non sono cos� stupido da intendere che l’identit�
(l’equivalenza) sia estesa anche ad una superficie con la punta o
col buco nero.
Senti, Elio, mi stai tenendo un’inutile lezione sui limiti, invece
di cercare di capire che cosa intendo affermando che la localit�
ridimensiona pesantemente il PE.
> > Ora, vorrei sapere se l'enunciato del PE si colloca nel primo o nel
> > secondo scenario.
> Spiacente, visto che non ho capito, non ti posso rispondere
Spiace anche a me, che tu non capisca l’abisso che separa la
possibilit� teorica (mentale) di ridurre un intervallo
“d’errore”, da quella pratica, sperimentale.
> > Ricorda che il PE e' un principio.
> Infatti: afferma qualcosa sul mondo reale….
Peccato che altri non siano d’accordo con te, ed attribuiscano al PE
solo valore euristico, o funzione majeutica.
Luciano Bugio
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Received on Mon Jun 02 2003 - 19:36:13 CEST