Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: Gianmarco Bramanti <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Tue, 27 May 2003 22:41:14 GMT

> Allora � chiaro che in questi termini � l'osservatore a creare ci� che
> vede: � l'elefante che crea i frammenti all'interno della cristalleria per
poi
> chiamarli materia. Ma la materia esisteva gi� prima che l'elefante
> entrasse, solo in una forma diversa, che l'elefante non vedr� mai a
> causa della sua goffaggine.
>
> Se invece dell'elefante si riuscisse a far entrare nella nube un
rivelatore
> di un ordine di grandezza meno invadente si riuscirebbe a vedere
> l'originale natura dell'elettrone senza stravolgerla, _qualunque essa
sia_.
>
> Fino a quel momento ci accontentiamo di vedere i cocci di cristallo
> chiamandoli elettroni collassati....
>
> bye
> armaged

Ad essere onesto devo ammettere che quando mi iscrissi a fisica e
poi piu' tardi quando studiavo meccanica quantistica avevo esattamente
questa tua stessa convinzione: che la forma microscopica della materia
fosse una forma di ectoplasma sfuggente non per dispetto, ma per
scivolosita' dei guanti con cui gli ectoplasmi intorno a lui cercavano
di stringergli la mano. Poi di tanto in tanto questi ectoplasmi per
ragioni che mi sfuggivano (e che mi sfuggono ancora) potevano chiamare
a raduno la propria essenza dai quattro angoli del cosmo in cui si
era dispersa, e questa eventualita' invece mi faceva tremare le vene
ai polsi. Lessi del paradosso EPR e mi resi conto che non era
stata una farneticante angoscia notturna, ma che altri, addirittura
Einstein si erano posti il problema.

Col passare del tempo ho rinunciato a questa immagine perche'
effettivamente era estranea alla formulazione essenziale e
schietta della meccanica quantistica. Misi da parte il problema,
pensando che quando avessi studiato teoria dei campi avrei avuto
gli strumenti per pormi il problema in modo piu' tecnico e preciso.

Sara' stata pigrizia, ma intanto ho visto che il problema mi sfuggiva,
comunque, riuscivo a formulare esattamente EPR ma non era piu' un paradosso,
era una stranezza. Non comportava trasferimento di informazione ne di
effetti
che non siano in qualche modo sincronicamente innescati fin dall'inizio, in
un codice che ha delle pagine che possiamo leggere una per volta, ma che
possiamo
raccontare solo tutte insieme, come tutti si sforzano di ripetere,
tuttavia non ho ancora imparato come si formula questa difficolta' in
termini
di campi. Fra funzioni di Green retrograde, avanzanti, e di Feynmann ho
capito
solamente che esiste una specie di struttura delle interazioni che e'
ingannevole trattare con separazione di causa effetto.

A parte Everett, che mi sembra un escamotage simile a dire:
l'universo e' una superfice di Riemann ma con la misura
fissiamo una falda, mi sembra piu' ragionevole pensare,
a livello di scelte metafisiche, perche' di questo stiamo
parlando, che la propagazione nel vuoto, senza interferenze,
crei una forma di eccezione ad una struttura dello spazio
tempo, ovvero che siano gli "ectoplasmi a creare lo spazio ed
il tempo e non il contrario, ovvero che non siano lo spazio ed
il tempo ad ospitare gli ectoplasmi". Ora e' evidente che tanto l'una
quanto l'altra spiegazione sono tanto bizzarre quanto possibili
finche' si parla come fra amici al bar, e che il fatto di sentirsi
piu' tranquilli con una immagine mentale piuttosto che con un'altra
e' solo una questione soggettiva.

Ma se entrambe queste scelte sono aggiunte prive di conseguenze
strutturali, vuol dire che non lo sapremo mai, e che non ha senso,
di conseguenza, porsi il problema, mentre siamo certo liberi di
tenerci il sogno che ci pare. Eppure tante volte da un paradigma
piuttosto che da un altro discendono delle conseguenze a prima vista
non considerate, ma che pur nella loro marginalita' possono spiegare
un fatto che era rimasto per lungo tempo privo di spiegazione.

Pero' per ottenere questo genere di soddisfazioni e' indubbio che
occorre una certa abitudine al silenzio mentale. Ovvero non fare
alcuna ipotesi ed imparare come gli altri hanno scritto ed espresso
il proprio pensiero. Penso sia a questo che pensava Valter quando
ti ha richiamato all'ordine :-). Almeno per alcuni e' una buona
disciplina. Non per tutti, forse. Qualcuno forse con questo tipo
di attitudine onirica puo' orientarsi a pensare ad un modo di
tradurre il sogno in segni precisi ed in schemi verificabili, ma
sono cose che rarissimamente, per non dire mai, si verificano per
spinta soggettiva, tante volte sono sogni da lasciare nel cassetto,
mentre ci si occupa dei dettagli piu' tecnici e ci si "diverte" a
porsi i problemi piu' pratici possibile, come se ogni tappa fosse
una meta. Adesso sono stanchissimo, mi si chiudono le palpebre, e
quindi un augurio per me e per voi che forse state gia' dormendo,
"sogni d'oro", cercando il senso della vita.

> Provo ad esprimere il concetto con un'altra metafora:

(mi sento come il postino ne' "Il postino":
"Ma allora, ho fatto una metafora").


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Received on Wed May 28 2003 - 00:41:14 CEST

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