Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: Gianmarco Bramanti <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Sat, 24 May 2003 23:46:03 GMT

Il 23 Mag 2003, 20:58, "Eleonora Norese" <noresina_at_libero.it> ha scritto:
>
> "Gianmarco Bramanti" <gianmarco100_at_inwind.it> ha scritto nel messaggio
> news:131Z114Z129Z81Y1053627447X1552_at_usenet.libero.it...
>
>
> | E' un'affermazione di ordine metafisico. Ed e' anche un criterio
> | pratico per mescolare schemi fenomenologici. Ogni schema fenomenologico
> | muove da assunti di ordine metafisico. Nel senso che lo schema e'
> | un'elaborazione concettuale, e presuppone una rappresentazione.
>
> Bene. Avevo il sospetto che le cose stessero in questo modo.
>
> ......
>
> | No, cioe' si, non si puo' chiedere ad un fisico di credere
> | in Dio, nemmeno ad altri, pero' ad un fisico nella fattispecie,
> | nemmeno.
>
> ......... quando devo parlar con qualcuno preferisco che si concretizzi
> | e l'eventualita' (che non escludo ma di cui non ho certezza) che
> | questa concretezza sia offerta da Dio non mi priva di uno spirito
> | ribelle che mi fa pensare che invece sia un trucco.
>
> In effetti la mia frase � stata troppo sintetica per presentare un minimo
di
> chiarezza.
> Il dio che citavo era da intendersi come "interpretazione di una teoria
> fisica".
> Si pu� chiedere ad un fisico di credere ad una interpretazione?

La risposta a questa domanda e' in un certo senso fornita dalla storia.
Se e' vero che i fondatori della MQ e della sua interpretazione arricchivano
questa interpretazione di commenti molto coloriti, che in un certo senso
tendevano a proiettare sulla natura una forma di percezione interna
dell'anima,
nella sua evoluzione, l'uso degli strumenti predittivi della MQ non ha piu'
comportato molte forme di proiezione. Con delle belle eccezioni, ma che
riguardano i nuovi fermenti creativi. Quando per esempio Feynmann ha
costruito
il formalismo degli integrali di cammino (e ti consiglio di leggere QED piu'
avanti nel tempo, che trovi tradotto da Adelfi, se non ricordo male) i
fotoni
sono diventati di nuovo quelli che fiutano tutte le strade, pesandole e
sovrapponendo le possibilita' per decidere la propria evoluzione temporale.
E' evidente che una tale interpretazione e' di ordine "teologico" come
sostenevi giustamente tu, una forma di teologia naturale molto ancestrale.

Se non fosse che per Feynmann era un modo pittorico, legato ad
una esigenza impellente e profonda di comunicare qualcosa.

> L'interpretazione ( allo stesso modo del Dio che tu scrivi con la
> maiuscola ) ha una valenza essenzialmente psicologica, ossia serve a
fissare
> la forma della teoria in una visione psicologicamente accettabile,
coerente
> con la logica che il cervello usa.

esatto.

> Penso quindi che ogni interpretazione sia una sorta di "trucco" per
pensare,
> che poco ha a che fare con la natura, trucco a cui l'aggettivo "vero" si
> applica soltanto in modo molto leggero.

Io ho il sospetto che non siano un trucco per pensare o una regola
mnemonica quel tipo di interpretazioni che si trovano spesso in
divulgazione, ma siano un modo di comunicare, ovvero una sorta di
invito al viaggio, ma dopo la strada segue tutt'altre curve,
interpretazioni spesso piu' affascinanti e imprevedibilmente musicali
nella loro essenzialita', e soprattutto meno chiusi di quanto possano
lasciar intendere delle interpretezioni di ordine "teologico" che hanno
appunto la precisa tendenza a formare un quadro di sicurezze. Una cosa
che mi ha entusiasmato e' stata scoprire che il principio di Huyghens
(un fisico olandese vissuto al tempo di Newton) contiene in un certo
senso in nuce il "trucco" di Feynmann, ma comprendere il senso di questa
interrelazione necessita di un percorso matematico di non indifferente
difficolta', quello che allora lascia stupito il fisico alla fine di
tutto e' come da semplici argomenti di consistenza interni ad uno schema
mentale, si possano ritrovare aspetti che afferiscono alle nostre sensazioni
da ambiti diversi della nostra esperienza. Come se, quello schema tenesse
effettivamente insieme, il complesso delle cose. Tuttavia nella meccanica
quantistica, c'e' qualcosa che stona. La meccanica quantistica nella sua
interpretazione classica e' coerente, e' predittiva, ma manca una
interpretazione intuitiva coerente dal livello microscopico a quello
macroscopico. E la difficolta' di trovare una tale interpretazione,
potrebbe essere transitoria, oppure strutturalmente connessa al modo
di accedere al mondo microscopico, che avviene attraverso mediazioni
molto sofisticate di ordine tecnologico.

Mancano a volte i quadri intermedi. Manca una formulazione semplice e
pittoricamente suggestiva (come lo possono essere i disegni di una molecola,
pur nella loro "irrealta'") che permetta alla nostra intuizione di scivolare
con semplicita' e coerenza dal quotidiano al livello dei fatti quantistici.

> Eppure, di fronte all'idea del Dio, cosi' come di fronte a questa
> interpretazione delle MQ ( ormai ho capito che ne esistono altre ),
qualche
> cosa si ribella in me, qualcosa stona con la mia struttura mentale.

Non solo alla tua struttura mentale, credimi. Ma non e' tanto
l'idea di Dio che annoia me ad esempio, quanto le sue interpretazioni
terrene quando sono adattate a finalita' terrene, se contengono in un
modo o nell'altro un consapevole inganno, o una volonta' di potenza.

Nessuna teologia e' di fatto falsificabile se fondata solidamente
in accordo con l'esperienza. La fede nel sovrannaturale e' come ogni
metafisica un modo di ordinare l'esperienza, ma se fosse solo questo,
non sarebbe una fede. La fede e' un'effetto dell'esperienza individuale.
Data questa fede, la religione puo' essere uno strumento di sostegno.

Per la MQ, su un piano a mio parere in confusione con quello della
comune esperienza cattolica, quello che urta molti e' la sensazione
che sulla base di un principio di autorita' evidentemente legato ad
una tradizione storicamente determinata si debba credere in qualcosa
che fa la natura. Questo non era il senso della prima interpretazione
della MQ. Quella interpretazione costruita a fatica, fra dubbi ed
esitazioni,
con lunghi interminabili dibattiti, attraverso il vaglio sistematico di
innumerevoli alternative, aveva il senso di costituire uno stadio di ordine
parziale, utile a chi in futuro avesse voluto orientarsi nella ridda di
strumenti concretamente disponibili. La differenza rispetto ad una teologia
e' a mio parere evidente. Si trattava di una forma di raccolta di racconti
Estramemente sintetizzati. Nulla di simile ad una teologia, quanto piuttosto
ad una tradizione popolare.
 
Per alcuni questo era la sola via di conoscenza. E per altri era un
compromesso da valutare in una prospettiva di miglioramento.
 
> Ora per� mi chiedo se un fisico ha il diritto di avere preferenze, se ha
un
> senso andare a chiedere al proprio cervello se questo o quest'altro
> principio piace o meno.

Certo che ha il diritto di avere preferenze. Chi ne e' privo?
Quale umanita' non ha risentito di una resistenza o di una
contraddizione nel proprio percorso? Quello che dico e' che
proprio quella voce del tuo pensiero non devi pensarla mai
come solitaria, devi essere sempre consapevole del fatto che
quello che pensi e' condiviso dai piu'. Il tuo cruccio e' quindi
certamente il segno di una difficolta', di una insoddisfazione
condivisa, che con il tempo potrai focalizzare e tematizzare.

> Tutto sommato alla natura, soprattutto per quella parte cos� lontana dalla
> nostra esperienza quotidiana, il fatto che a noi pare poco logica o
> impossibile, non credo importi poi molto.

Pero' non pensi che questo importi a delle persone?

La natura e' un tutt'uno, ne siamo parte, e' un dato di
fatto, ed i fatti possono essere articolati in un tessuto logico, una
logica fatta di tanti aspetti, possiamo pensare che questo tessuto
logico sia solamente in relazione con gli aspetti prossimi dell'esperienza
quotidiana, risulta che non e' cosi' semplice, conta il nostro vissuto,
quello di chi ci ha preceduto, la nostra storia biologica, perfino la
storia della tecnologia. Il cui ruolo e' strutturale nella costruzione
della conoscenza.

Ed allora e' un problema capire fin dove sia possibile spingere
l'intelligenza dei fatti del mondo. Ed eventualmente immaginare cosa
puo' essere l'oltre, l'ignoto, e se esiste un ignoto dove inizia.
E fino a che punto la stonatura introdotta dall'uso di strumenti automatici,
ad esempio, sia strutturale ad ogni evoluzione della comprensione del mondo,
e quanto invece non sia dovuta ad una incapacita' superabile di trovare un
principio evidente gia' alla nostra sensibilita' umana.


> Bisognerebbe ragionare in termini astratti, oltre le interpretazioni ( o
> indipendentemente da esse ).
> Ma questa, forse, � fantalogica.

Come dicevo, la circostanza che pure i fatti piu' lontani dall'esperienza
quotidiana, abbiano una sistematicita', delle regole, non e' un fatto che
e' stato compreso al di fuori dell' esperienza umana, bensi' nella
esperienza umana. Di uomini e donne che si sono dedicati con impegno ad un
mestiere poco comune, e che hanno vissuto una esperienza umana. Quel che
hanno capito lo hanno capito ed ordinato fino ad un certo punto, finche'
possibile, modificando fin dove possibile schemi di ragionamento inadeguati.
Utilizzando sistemi automatizzati che seguissero la natura dove il filo
dei loro pensieri non era capace di seguirla. Ma riconducendo alla fine
questi seguimenti al filo di una sensibilita' umana. Si puo' pensare che la
natura non sia umana. Ma questo presuppone di porre un confine che non e'
logicamente intrinseco per sempre ne' alla natura, ne' alla
sensibilita' umana (o almeno che questo limite esista non e' dimostrabile,
a mio parere con una dimostrazione valida per ogni essere umano)

> Ciao
> Eleonora
>
> ( e grazie per gli interessantissimi fatti fisico-storici che mi hai
> insegnato )


Ad esser sincero non mi aspettavo che potessero aggiungere molto
alle bellissime osservazioni che ti sono state proposte, da cui
ho imparato anch'io, e quindi ti ringrazio adesso, per avere avviato
questo dibattito, ma quel che e' certo e' che acquisire questo quadro
costa una certa fatica, non si ha mai la certezza di quale sia la
verita' e si deve distribuire il proprio tempo fra il cercare una
risposta alle proprie necessita' piu' profonde ed a quelle di volta
in volta suggerite dal percorso di studi, ne vengono fuori tanti
percorsi che si integrano nel tempo.



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