Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: Valter Moretti <vmoretti2_at_hotmail.com>
Date: Fri, 23 May 2003 13:39:38 +0200

andrea francinelli wrote:
>>Dal punto di vista pratico la distizione e' chiarissima e nettissima:
>>per i cosiddetti sistemi "macroscopici" non vale il principio di
>>sovrapposizione degli stati (hai mai visto una sovrapposizione
>>coerente di stati di una pallina da tennis?), per tutti gli altri si.
>
>
> Questo allora risolverebbe il padosso del gatto di Schroedinger,
> considerando il gatto un "sistema macroscopico"?
>
> Andrea.
>

Ciao, no che non lo risolve: l'evidenza empirica e' che ci sono dei sistemi
che sono "macroscopici" e altri "microscopici" nel senso che ho detto,
ma questa semplice _classificazione_ non spiega _perche'_ ci sono tali tipi
di sistemi.
  La domanda e' proprio quella: perche' ci sono i sistemi macroscopici e sistemi
microscopici (dove "perche'?" si deve intendere come spiegazione all'interno
di una teoria fisica che permetta di guardare i due tipi di sistemi sullo
stesso piano). Cioe': perche' certi sistemi seguono la MQ e altri
la fisica classica? Sarebbe bello che all'interno della MQ, che sembra
piu' fondamentale della meccanica classica, si potesse costruire come
caso limite la fisica classica mettendo in luce come e quando funziona
tale caso limite. Per come e' oggi formulata la MQ questo sembra
impossibile perche' cercando di affrontare il problema ci si
aggroviglia con problemi che saltano fuori quando si analizza
(e sembra che bisogna passare per forza per tale analisi per cercare
di rispondere alla domanda di sopra) il concetto di "misura" quantistica.
Questa procedura purtroppo non e' ben definita all'interno della formulazione
standard dellam MQ stessa se non con:

(a) una "classificazione" = "esistono i sistemi microscopici e gli strumenti
     di misura macroscopici..."

e

(b) una "dichiarazione" = "nel processo di misura lo stato cambia
in un autostato dell'operatore associato all'osservabile che si
misura".

Questi due soli elementi, che in realta' sono dichiarazioni di dati di fatto
empirici che vengono dall'esperienza e che, sapendoli usare insieme al resto
del formalismo, sono utilissimi nell'affrontare e risolvere con straordinario
successo tantissimi problemi della MQ. Questo perche' nei problemi pratici
e' quasi evidente dalle singole situazioni sperimentali che cosa sia il sistema
microscopico e che cosa sia l'apparato di misura.
Tuttavia i due elementi di sopra sono troppo poveri per dire qualcosa sulla
questione generale sollevata.
C'e' bisogno di una evoluzione nella formulazione della MQ, che a mio parere
puo' essere notevolmente aiutata con dati sperimentali sul comportamento
di sistemi fisici al limite tra sistemi microfisici e sistemi macrofisici
in cui non e' affatto ovvio cosa sia uno strumento di misura o un sistema
microscopico.

Ciao, Valter




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Valter Moretti
Faculty of Science
Department of Mathematics
University of Trento
Italy
http://www.science.unitn.it/~moretti/homeE.html
Received on Fri May 23 2003 - 13:39:38 CEST

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