Il 29/04/2021 17:41, Elio Fabri ha scritto:
> Resta però che l'interpretazione puramente geometrica dell'interferenza
> non regge senza una teoria che connette distanze e tempi.
Credo che Reichenbach chiami "relatività ristretta" tale teoria. E,
sempre _credo_ che, nel suo gergo, la connessione fra distanze e tempi
sia nel postulato in cui si afferma che la geometria dei regoli coincide
con la geometria dei raggi luminosi (però per affermare questo con
ragionevole certezza dovrei studiare quel gigantesco mattone pubblicato
nel 1924 che è "Axiomatization of the Theory of Relativity") .
> Suppongo che Bruno sarà contento di come ho trattato la questione, ma
Devo studiare i dettagli del tuo post, comunque, in prima istanza, direi
proprio che tu supponga bene.
> resta un'obiezione che m'impedisce di acettare la sua posizione
> radicale.
>
> Chi segua la posizione radicale, che rifiuta di far uso di grandezze
> convenzionali, come la velocità one-way o una qualsiasi
> sincronizzazione tra orologi in punti diversi, dovrebbe coerentemente
> dar fuoco a *tutti* i libri di fisica esistenti nel mondo, e
> riscriverli dal suo punto di vista.
> Ti voglio proprio vedere!
Beh, potrò sembrare decisamente pretenzioso, ma io sono convinto da
tempo che si debba prima o poi arrivare finalmente a fare questo falò. E
lo si dovrà fare per *semplificare* i libri di fisica che esisteranno
dopo il falò (il loro contenuto fisico, come è ovvio, non cambierà).
In parte l'ho già fatto (il falò), mettendo ogni tanto online qualche
file con qualche pezzo, ma senza azzardare pubblicazioni sulla
questione. Gli anni passano e dovrò decidermi prima o poi a buttare giù
qualcosa di organico. La cosa che mi frena principalmente è che di
sicuro non sono riuscito (ancora?) a "bruciare tutto". E, ovviamente,
senza bruciare tutto non ha senso sostenere la posizione radicale.
Ci sarà sempre chi potrà dire, a ragione, "Ti voglio proprio vedere!", e
io potrei obiettare solamente "Beh, per quanto riguarda il resto, sono
sicuro che arriverà qualcuno più bravo di me che riuscirà certamente a
bruciarlo".
> Per es. (limite mio?) non riesco a immaginare una teoria delle onde
> senza il tempo in sincron. standard.
Beh, limitandoci soltanto alle onde, e non pretendendo di rinunciare a
una qualsiasi sincronizzazione, ma volendo solo sostituire la
sincronizzazione standard con una non standard, direi che sia
sufficiente sviluppare quanto dico nel file che citavo qualche giorno fa
che si intitola, per l'appunto "Onde in sincronizzazione non standard".
> Un'onda è un campo, ossia una funzione di 4 coordinate (x,y,z,t).
> Se si butta via t, con che cosa lo si rimpiazza?
> Non basta dimostrare che caso per caso se ne può fare a meno (come ho
> fatto anch'io qui sopra): in questo modo non si fa nessuna teoria.
> Che cosa metteremo al posto delle eq. di Maxwell?
Ecco, appunto, questa è la vera posizione radicale: buttare via la t. E
infatti la parte più difficile da "bruciare" sono le equazioni di
Maxwell (in particolare alcuni aspetti di tali equazioni). Dove con
"bruciare le equazioni di Maxwell" è chiaro che si intende "riscriverle
in maniera più semplice".
Comunque, la mia risposta alla domanda "Se si butta via t, con che cosa
lo si rimpiazza?" è la seguente:
si rimpiazza portando a compimento la discesa del tempo dall'olimpo
dell' a priori che consiste proprio nel buttare via la t. Ogni volta che
usiamo la lettera t, in realtà, intendiamo che un qualche orologio ha
misurato un certo intervallo di tempo Dtau dal momento in cui ha
assistito ad un evento al momento in cui ha assistito ad un altro
evento. Ogni t è *sempre* sostituibile con "un qualche Dtau".
Se un certo corpo si spostasse di 5 metri, quei 5 metri sono misurabili
da un regolo. Non è necessario che il corpo trovi scritto 15 m nel punto
in cui parte e 20 m nel punto in cui arriva. Potremmo anche non
scriverci nulla lungo il tragitto. Ciò che conta realmente è che quel
pezzo di strada percorso dal corpo, se misurato con un regolo, risulti
pari a Dx=5 m. Alla stessa maniera, se l'orologio in moto con il corpo
misurasse Dtau mentre il corpo percorre quella distanza Dx=5 m, non è
necessario che il corpo trovi sul punto di partenza un orologio che
segna 15 s nel momento in cui parte e poi trovi, nel punto in cui
arriva, un orologio che segna 15 s+ SQRT[(Dx/c)^2+Dtau^2] nel momento in
cui il corpo arriva. Potremmo anche non metterceli gli orologi,
sincronizzati in un qualche modo, lungo il tragitto. Ciò che conta
realmente è che quell'intervallo di tempo, se misurato da un orologio in
moto con il corpo, risulti pari a Dtau.
E il mio *atto di fede* dice che quando le cose riusciamo a
semplificarle concettualmente (cioè quando riusciamo a dare la relazione
fra le misure, senza fronzoli non necessari, senza aggiungere roba
convenzionale che ci pare renda le descrizioni semplici solo perché
eravamo abituati a quelle descrizioni quando ritenevamo misurabili
alcuni enti), allora ci accorgiamo che le nostre (nuove) descrizioni
risulteranno più semplici, anche formalmente, rispetto alle precedenti
descrizioni.
Comunque, sono con te nel dire che un atto di fede vale poco. Quello che
vale è bruciare i libri e riscriverli nella nuova maniera.
> Altra obiezione.
> Non mi convince la tesi (che mi pare Bruno difenda) che la
> sincronizzazione standard (ossia alla Einstein) sia una di infinite
> possibili, quindi non si debba privilegiarla, come invece si fa
> universalmente.
> Non solo perché quanto meno è la più semplice, ma anche perché non ho
> mai visto (ignoranza mia?) un'altra sincronizzazione che non sia
> costruita con una modifica di quella standard.
> Mi pare che proprio questo ne dimostri un ruolo privilegiato.
Il punto è che un'altra sincronizzazione potrebbe "offendersi" e dire:
"Non sono io costruita come una modifica della standard, è la standard
che non è altro che una mia modifica. Gli umani hanno strane idee su ciò
che si dovrebbe considerare "semplice". A me sembra di descrivere
semplicemente gli eventi e pare complicato ciò che gli umani ritengono
semplice. Ad ogni modo, il patentino di semplicità non è chiaro chi
potrebbe essere tenuto ad assegnarlo, ciò che conta è la capacità
predittiva e devo ammettere che la descrizione che tanto piace agli
umani, basata sulla sincronizzazione che loro chiamano "standard", ha la
stessa capacità predittiva della descrizione che piace a me".
Ciao,
Bruno Cocciaro.
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Received on Thu Apr 29 2021 - 21:23:40 CEST