Tommaso Russo ha scritto:
> Questo significa semplicemente che il red-shift è stato DETERMINATO
> osservandolo su righe di emissione o assorbimento di determinati
> elementi, che sono le stesse ovunque, e poi applicato alle onde
> gravitazionali simulate.
Mi attacco a questo che è l'ultimo post, ma intendo rispondere un po' a
tutti.
Intendo separare la risposta in due parti:
- interpretazione del preprint citato
- teoria del redshift.
Qui parlerò del primo argomento (di quello che credo di averci capito).
L'articolo parla di determinazione della costante di Hubble, e vi
ricordo che la legge di Hubble lega ls distnza di una sorgente e il
suo redshift (detto *redshift cosmologico*, tenetelo a mente).
Per determinare la costante occorrono quindi *due* misure:
- la distanza della sorgente
- la variazione della frequenza ricevuta rispetto a quella emessa.
Per inciso, tra le due quella che ha sempre dato maggiori difficoltà è
la misura della distanza.
Nell'articolo si propone (sempre se ho capito: l'ho solo scorso e
anche se mi fossi messo d'impegno ho visto molte cose che non avrei
capito, per mie scarse conoscenze) di misurare la frequenza (o la l.
d'onda, se preferite) di radiazioni e.m., accompagnandola con una
misura sul "chirp" di o.g.
Questa seconda misura servirebbe a misurare in modo diretto la
distanza.
Più esattamente, la "distanza di luminosità"; anche se ai piccoli
redshift di cui parlano (z<0.1) la distinzione delle diverse
definizioni di distanza sfuma.
Però serve a indicare il metodo: si dovrebbe ricavare la distanza
della sorgente dall'intensità del segnale, che a piccoli z va
semplicemente come l'inverso del quadrato della distanza.
Naturalmente bisogna conoscere la potenza emessa dalla sorgente, e a
questo dovrebbe servire la simulazione.
Sempre se ho capito, una simulazione del fenomeno (collasso di due
buchi neri o analoghi) dovrebbe correlare la potenza emessa con altre
caratteristiche osservabili (durata, andamento del segnale "acustico"
nel tempo, forse altro).
Quindi, riassumendo:
- dalle caratteristiche del segnale, grazie alla simulazione, si
ricava la potenza emessa
- confrontandola con l'intensità ricevuta si ricava la distanza
- la misura del redshift si fa su una sorgente e.m. che deve essere
associata alla sorgente di o.g. (per es. emisssione di gamma)
- il confronto tra le due misure fornisce la costante H di Hubble.
Il resto a domani: a quest'ora di più non posso fare, anche perché mi
sono alzato alle 6.
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Elio Fabri
Received on Thu May 13 2021 - 21:33:26 CEST