Elio Fabri wrote:
>
> Non e' necessaria la velocita' costante, e del resto e' impossibile.
> Cio' che veramente e' necessario e' che le velocita' iniziale e finale
> siano nulle, in modo che non ci sia in ballo una variazione di en.
> cinetica.
> Inoltre per poter mettere in relazione la forza del campo con una
> variazione di energia, e'
> utile che la forza esterna applicata sia uguale a quella prodotta dal
> campo.
> Pero' se questo fosse rigorosamente vero la carica non si muoverebbe, e
> buonanotte al secchio :)
> Percio' ci si approssima a questa situazione, ossia si applica una forza
> esterna pochissimo diversa da quella del campo, quanto occorre perche'
> lo spostamento avvenga, ma _molto lentamente_. Allora i due lavori sono
> circa uguali, e lo sono tanto piu' quanto piu' piccola e' la differenza
> delle forze.
>
Gia', conosco bene tutte queste acrobazie... ma mi sono sempre chiesto
perche' uno deve fare tanta fatica in fondo per cose relativamente
semplici che vengono pero' nascoste sotto un polverone... Perche' per
definire l'energia elettrostatica non si evita di fare riferimento
alla forza esterna e non si parla chiaramente e semplicemente sempre e
solo della forza e del lavoro del campo elettrico sulla carica?
(Il lavoro cambiato di segno per definire l'energia potenziale
elettrostatica). Non sei d'accordo anche tu che sarebbe meglio cosi'?
Altra questione simile: il "delirio" di segni del lavoro
nell'enunciare il primo principio della termodinamica dove vari libri
si "prendono delle liberta'" di attribuire il significato ai segni
+ o - in contrasto con le stesse convenzioni che hanno stabilito in
meccanica!
Ciao, Valter
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Valter Moretti
Faculty of Science
Department of Mathematics
University of Trento
Italy
http://www.science.unitn.it/~moretti/homeE.html
Received on Mon Feb 10 2003 - 11:15:28 CET