Re: geometria proiettiva

From: Soviet_Mario <Soviet.Mario_at_CCCP.MIR>
Date: Wed, 09 Jan 2013 16:33:42 +0100

Il 09/01/2013 11:45, Massimo 456b ha scritto:
>
> "Soviet_Mario" <Soviet.Mario_at_CCCP.MIR> ha scritto nel messaggio
> news:50ec31e3$0$13275$4fafbaef_at_reader2.news.tin.it...
>> Il 07/01/2013 18:23, Massimo 456b ha scritto:
>>> le cose lontane appaiono
>>> pi� piccole di quelle vicine.
>>> E' un fenomeno fisico dovuto
>>> all'ottica o � una interpretazione
>>> psicologica della realt�?
>>
>> in una FOTOGRAFIA piatta come appaiono ?
>
> la percezione della fotografia
> e delle dimensioni degli
> oggetti che rappresenta
> la compie la mente della
> persona che la osserva.

e come mai ? Perch� mai la mente dovrebbe compiere le stesse
procedure per interpretare una foto, con punti in due
dimensioni e tutti alla stessa distanza, come in uno
scenario con punti collocati in 3D e a distanze diverse ?

>
> cercando qua e l� ho trovato
> questa spiegazione:
>
> <<
> Le illusioni

cassiamo gi� questo primo termine, ILLUSIONI. Qui non c'�
niente di illusorio, se tutte le persone hanno le stesse
percezioni e se, progettando gesti ed azioni nello spazio,
esse vengono compiute nel modo atteso.
Illusione � qualcosa di fallace. Quella � solo una
percezione, che � cosa ben diversa.

> ottico-geometriche consistono nella percezione distorta

non � nemmeno distorta. E' distorta soltanto per chi non sa
una cippa di lenti e di ottica.
Non so se lo sai, ma le vecchissime macchine fotografiche a
fuoco puntiforme senza lente, sviluppavano lastre con destra
e sinistra ed alto e basso scambiati, proprio come atteso
dal comportamento atteso dei raggi luminosi

> dei
> rapporti spaziali e geometrici fra gli oggetti. � importante rammentare
> che la grandezza percettiva non � data dalla grandezza reale
> dell'oggetto n� dalla grandezza dell'immagine proiettata sulla retina,
> ma dalla sua distanza apparente da noi,

semmai � correlata ad entrambe. Con la visione binoculare
sappiamo stimare le distanze, ma anche l'estensione della
traccia ottica sulla retina ha il suo peso

> che � collegata al rapporto fra
> l'oggetto e il contesto di riferimento percettivo. Un oggetto che si
> allontana da noi diventa 'oggettivamente' sempre pi� piccolo (in quanto
> l'immagine che si proietta sulla retina si rimpicciolisce
> progressivamente),

esatto.

> ma da un punto di vista percettivo e fenomenico
> mantiene una grandezza costante (fig. 14 A, B).

credo che ci siano distinti livelli di percezione e
rielaborazione, che partono dalla semplice interpretazione
dell'input ai "confronti di libreria" e dall'esperienza. Non
sono per forza disgiungibili. L'esperienza ci insegna che
gli oggetti non rimpiccioliscono se ce ne allontaniamo, di
conseguenza il cervello in automatico si abitua a compensare
tale effetto.

> Esso � visto in costanza
> di grandezza

no, non � VISTO : � interpretato come di grandezza costante.
E' VISTO come sempre pi� piccolo, la parte ottica
dell'occhio � uguale a quella della telecamera.

> non perch� stiamo facendo un qualche ragionamento

non � conscio n� opzionale, ma � un livello di
rielaborazione CENTRALE delle informazioni, l'occhio ha gi�
concluso la sua parte

> ma perch�
> il nostro sistema nervoso compie un continuo confronto fra lui e gli
> oggetti che gli sono prossimi.

beh, siamo in grado di collocarci in un contesto e stimare
(malino in assoluto, ma discretamente bene in senso
relativo, specie se con aperture angolari piccole) il
contesto tridimensionale in cui siamo immersi.
Inoltre abbiamo in libreria un vasto campionario di oggetti
memorizzati e delle loro dimensioni (tant'� vero che
possiamo cadere in paradossi ben studiati), ed � inevitabile
che le taglie di quanto osserviamo vengano agganciate a
questi standard interni. Alberi, automobili, figure umane,
pali della luce, colline, nuvole basse all'orizzonte, hanno
tutte range di dimensioni che ci sono familiari.

> Un personaggio che si allontana diventa
> sempre pi� piccolo, quanto a immagine sulla retina, ma ci appare sempre
> della stessa grandezza poich� resta invariato il rapporto dimensionale
> fra lui e gli oggetti che gli sono accostati via via nel campo.

quindi se gi� sapevi com'era hai fatto una domanda retorica.
Nondimeno non � vero che interpretiamo la foto otticamente
al modo in cui vediamo il mondo, il cervello usa altri
schemi di decodifica, innanzitutto RISCALA il tutto
agganciandosi a standard dimensionali noti, che nel
paesaggio non mancano mai.
In secondo luogo da un'immagine piatta RICOSTRUISCE lui la
tridimensionalit�, usando oltre ai rapporti dimensionali una
classica propriet� della visione di oggetti non trasparenti
collocati a varie distanze : lo Z-Order.

A volte sono un po' fiscale quando ad es. impongo ai ragazzi
di disegnare formule con i tratti spezzati dove si
scavalcano, e curando di interrompere quello che passa
dietro. Tuttavia lo faccio perch� il cervello, anche non
volendo e senza studiare, da un'enorme importanza a quel
dettaglio, in assenza del quale un poliedro tende a sembrare
una ragnatela piatta di angoli. Invece marcando bene gli
scavalcamenti, e facendo emergere lo Z-Order, ecco che il
cervello rende tridimensionale un grafo piatto perch� �
abituato a che chi � davanti nasconde chi � dietro.
ciao
CCCP

>>>
>
> ciao
> Massimo


--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Wed Jan 09 2013 - 16:33:42 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Fri Nov 08 2024 - 05:10:31 CET