La spiegazione che hai dato non mi ha chiarito solo una cosa:
cosa e' lo spazio? Ma una domanda viene formulata sempre
in attesa di una risposta, il che genera un circolo vizioso.
Quindi non saprei far di meglio per liberare la situazione che
riformulare il quesito in termini assertivi: siamo partiti da una
intuizione geometrica della monotonia dello spazio e del tempo
e ne abbiamo tratto delle previsioni circa la struttura del microcosmo.
Circa il resto, al momento non abbiamo nulla di meglio che la poesia
di Dante. Nemmeno Kant se l'e' cavata meglio. Hegel ha fatto
lo sforzo maggiore di ritorno allo stato di ignoranza, condizione di
totale apertura al dato dell'esperienza, puo' sembra paradossale
visto che Hegel e' un idealista, pero' e' lui che ha detto che
l'albero della vita e' sempre piu' verde dell'albero della filosofia.
La leggenda di Babele ha tutto sommato questa bellezza: se noi
fossimo capaci di toccare la struttura ultima dell'universo, dovremmo
essere capaci della sua immensa estensione, ma giacche' non ne siamo
capaci costruiamo delle lingue che nel loro contraddirsi ricordano
all'umanita'
che la parola trova nella natura un grande contraddittorio. Nel momento in
cui
diamo un nome ad un oggetto compiamo una delimitazione che ci allontana
dalla possibilita' di coglierne l'unita'. D'altra parte l'immensa
eterogeneita'
di questa unita' che e' il cosmo divide le lingue che sono espressioni di
parti
distanti. Ognuno assapora un gusto diverso, tutti vediamo le stesse stelle.
Buon 2003
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Received on Tue Jan 07 2003 - 23:04:08 CET