Re: Neutrone

From: Giovanni Bramanti <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Mon, 2 Dec 2002 18:27:38 +0000 (UTC)

> Mi rendo conto che sono considerazioni di gusto alchemico,
> pero' non dimentichiamo che se abbiamo un esperienza dello
> spazio noi lo dobbiamo al principio di Pauli.

Uhhhmmm, io direi che al principio di Pauli
noi dobbiamo l'esistenza della struttura della
materia, non dello spazio. Almeno non al livello
di cognizione che abbiamo oggi delle fisica. E' vero
che non sappiamo cosa e' lo spazio e' vero che la fisica
non risponde e talvolta rinuncia programmaticamente a
rispondere all'esigenza di comprendere un essenza che non
potrebbe riposare su basi propriamente scientifiche. E
d'altra parte e' vero che esiste sempre una base ipotetica,
solo che questa e' spesso "esterna" al mistero che si vuole
comprendere. Quando Newton dice che non formula ipotesi si
attiene a misure ed a schemi che sono intrisi di ipotesi.



Del resto invece
> partendo da questa categoria a priori, unita con quella che
> postuliamo dal dato empirico del tempo, possiamo costruire
> una teoria in cui il principio di Pauli e' un teorema.

Trovo che sia frutto di una cattiva divulgazione il
volere spiegare in termini di strutture matematiche
elementari e dedurre come se fosse necessario
un'intelaiatura teorico-concettuale che deve la propria
ragion d'essere all'esistenza di una fenomenologia e che
si colloca entro la nostra rappresentazione di questa.
Rappresentazione che non puo' prescindere,
nell'essere formulata da quella stessa fenomenologia
che cerca di spiegare. Il problema della teoresi e' che
una parte d'universo cerca di capire un mondo che comprende
quella parte. Se cosi' non fosse forse non sarebbe possibile
questa rappresentazione, ma nulla ci assicura che il nostro
grado evolutivo ci renda capaci di apprezzare tutta la fenomenologia,
o di escogitare una tecnologia che di renda capaci di cio'.
Pertanto e' un poco una chimera il volere ridurre il mondo
ad una struttura matematica. Questa considerazione nulla toglie
all'eleganza delle teorie matematiche, nulla toglie al fatto che
queste corrispondano ad un gusto innato e profondo del nostro
istinto, nulla toglie alla bellezza del pensiero e della
filosofia, quello che pero' credo e' che l'uomo sia limitato
nella sua possibilita' di comprensione e che questo limite sia
una dimensione di liberta' a sua stessa disposizione.

La vita dell'uomo sul mondo e' dai primordi una vicenda di
esplorazione ed avventura al di fuori ed oltre quei confini
e quei limiti che l'uomo sperimenta. E piu' questa avventura
si e' proiettata lontano, piu' l'uomo si e' proiettato nel
proprio fulcro piu' recondito ed ha trovato che questo fulcro
era la ragione stessa delle sue spiegazioni e la lingua stessa
con cui il mondo si esprimeva per suo mezzo.

Ogni volta che questa esplorazione raggiunge una meta
un'altra se ne aggiunge piu' lontano, ed ogni volta che
la capacita' di comprendere cresce abbiamo la sensazione
di esser meno liberi nell'invenzione di una spiegazione,
ed invece ogni volta scopriamo che e' come quando da una
stanza luminosa entriamo in un ambiente meno luminoso,
all'inizio e' tutto indistintamente buio, poi delle strutture
che non sospettavamo cominciano a delinearsi, ed intanto la
nostra esperienza del mondo e della nostra vita nel mondo
si esprimono in direzione istintivamente opposta a quella delle
nostre credenze. Credenze che ci orientanto entro una
rappresentazione del mondo che in effetti sono una invenzione
ed una scena sensata ai nostri occhi ed a quelli dell'umanita',
e forse insensata altrimenti. Poi cominciamo ad illuminare questo
nuovo ambiente e nuove varieta' di oggetti fanno parte della
stessa struttura che abbiamo creato per illuminare.

Solo la vita non va cosi'.
Non solo cosi'.
La vita vive e non si comprende.



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Received on Mon Dec 02 2002 - 19:27:38 CET

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