Re: problema non di fisica (x E. Cavallini)

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Sat, 16 Nov 2002 20:58:23 +0100

Sandro ha scritto:
> Sono felice per voi, ma il problema e' un po' diverso. Certamento qualcuno
> tra i fisici riesce a "sistemarsi" in maniera dignitosa e facendo quello che
> gli piace. Il problema e' che professionalita' molto minori (es. un
> farmacista) riescono a fare quello che gli piace guadagnando 20 volte quello
> che guadagna un fisico.
Sei proprio sicuro?
Primo: sei sicuro che faccia cose che gli piacciono? Passare il giorno a
vendere di tutto (oggi le farmacie sono quasi dei supermercati) credi
che possa essere il sogno del giovane farmacista?
Secondo: davvero ogni farmacista si sistema cosi' facilmente? A me
sembra che ci sia una certa "legge di successione": se non sei figlio o
nipote di farmacisti, col cavolo...
Potrai stare a fare in pratica il commesso in bottega, ma niente di
piu'.

> ...
> E' lo stato che dovrebbe colmare questi divari inaccettabili
> e immorali.
Eh gia'. Povero stato: quando ci fa comodo deve mettere mano a tutto,
pero' quando si tratta di dargli i mezzi per farlo, nessuno vuole aprire
la saccoccia...

> Io ero una che la passione (e -spero-la capacita') ce la aveva (e
> ce l'ha ancora) ma non era disposto a sobbarcarsi troppi sacrifici e a
> vivere solo di passione o insegnare matematica nei licei. Un fisico
> perso.....
A parte il disprezzo per l'insegnamento, che conosco come fenomeno
diffuso, capisco, ma non posso condividere, c'e' un problema piu' serio.
Di quanti fisici ha bisogno l'Italia?
Se le cose continuano ad andare come gia' vanno, siamo un Paese in via
di sottosviluppo, e finanziare la ricerca (non solo fisica) sara' sempre
piu' visto come un lusso.
Praticamente non abbiamo industrie che possano giovarsi dei risultati
della ricerca: il confronto non con gli USA, ma con altri Paesi europei
e' sconfortante.
Non voglio essere frainteso: non sto dicendo che la ricerca fisica deve
avere immediate applicazioni pratiche e produttive. Dico che solo un
retroterra produttivo abbastanza sviuppato richiede e puo' permettersi
il lusso di ricerche a tutti i livelli, da quella immediatamente
applicata, alla piu' astratta e lontana dalla vita pratica.
Quel "lusso" e' in realta' un investimento, ma cosi' come un povero non
ha capitali da investire, e quindi e' spesso destinato a restare povero,
cosi' accade per le nazioni.
E' vero che ci si puo' muovere, in salita o in discesa; i governi
possono esercitare politiche volte a modificare la situazione. Ma a me
pare che la nostra situazione sia parecchio buia da questo punto di
vista, e che non ci sia alcuna politica volta a cambiarla.
Non che i governi passati fossero brillanti in questo senso, ma
l'attuale mi sembra programmaticamente cieco e sordo.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Sat Nov 16 2002 - 20:58:23 CET

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