(wrong string) � su esperimenti

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Tue, 12 Nov 2002 20:57:32 +0100

Lo Svizzero ha scritto:
> ...
> Poniamo il caso che un tale scienziato che chiameremo prof. X teorizzi con
> il supporto di una valida equazione matematica una particolare teoria su
> alcuni caratteri della materia non ancora ipotizzati da altri suoi colleghi.
> Per provare che la sua enunciazione e' valida, egli deve per forza
> dimostrarla con un esperimento oppure la matematica gli consente facilmente
> di dimostrare le sue ragioni?
> E se deve per forza sperimentarla, cosa deve fare?
> A chi si deve rivolgere?
> A chi deve chiedere i fondi?
> A chi si deve rivolgere per costruire materialmente la macchina o lo
> strumento che gli permette di dimostrare le sue teorie?
> Oppure la cosa funziona in maniera diversa, nel senso che prima si scoprono
> anomalie negli esperimenti o nelle osservazioni astronomiche e poi si
> enunciano le teorie?
Dalle domande che fai capisco che sai poco di come funziona nella
realta' la ricerca. Niente di male: se uno non ci vive dentro,
difficilmente puo' farsene un'idea chiara (divulgazione e mass media non
aiutano di certo :-( ).

Cominciamo col dire che il prof. X sara' inserito in una qualche
struttura di ricerca (universita', laboratorio statale o privato...);
avra' accesso a una biblioteca, a internet... Insomma, non lavora mai
isolato.
Quindi conosce i problemi teorici aperti e lo stato degli esperimenti
(piu' o meno).

Se ora X ha un'idea, puo' darsi che la discuta con alcuni colleghi, che
la presenti in qualche seminario; ma soprattutto dovra'/vorra'
pubblicarla. Questo si puo' fare in internet (ci sono siti che
raccolgono articoli non ancora pubblicati a stampa) oppure inviando un
articolo a una rivista, dove viene valutato da uno o piu' "referee" per
l'opportunita' di pubblicarlo.
In un modo o nell'altro, la sua idea arriva a molti altri ricercatori,
interessati agli stessi problemi. La reazione puo' essere varia:
- puo' essere ignorato
- puo' essere discusso: qualcuno puo' chiedergli chiarimenti, o
pubblicare un articolo che corregge, critica, modifica le sue idee
- puo' darsi che qualche fisico sperimentale venga spinto a proporre un
esperimento volto a confermare le idee di X (o a smentirle).

Ma puo' anche darsi, come hai supposto, che X sia indotto a quell'idea
dall'esame di esperimenti gia' fatti, che ad altri non avevano suggerito
la stessa idea.

Pensandoci un po' potrei trovare esempi di tutte queste possibilita'.
E' questione diversa quella che poni nelle ultime domande: se uno ha
un'idea di un esperimento, come si comporta? Ma dato che eri partito dal
prof. X, teorico, ora non vorrei trattare anche questo secondo
aspetto...

E' giusto infine osservare che anche la ricerca, come tutte le cose
umane, e' tut'altro che perfetta, per cui i meccanismi che ti ho
descritto a volte vengono influenzati da fattori extrascientifici:
interessi di vario tipo, incomprensioni, gelosie, ecc.
Ma cio' non toglie che in linea generale le cose funzionano come ho
detto.

Vorrei sottolineare un punto: quello che ho scritto all'inizio. Per piu'
ragioni, ormai non c'e' posto per il ricercatore solitario, che elabora
teorie nel chiuso della sua stanzetta.
Non ce la fa, non perche' qualcuno gli impedisca di lavorare, ma perche'
non riesce a tenersi al corrente, non ha contatti con gli altri...
Quindi non riesce neppure a concepire idee significative.
Ai tempi di Einstein, per dire, le cose erano parecchio diverse. Lui,
come tutti sanno, lavorava all'Ufficio Brevetti di Berna, come tecnico
di terza classe; si teneva al corrente dei problemi del tempo leggendo
alcune riviste. Ancor prima della relativita', fin dal 1901, pubblico'
articoli sugli "Annalen der Physik", la piu' importante rivista tedesca
di fisica del tempo. (Il che vuol dire, tra l'altro, che nel 1905, pur
non avendo una posizione accademica, non era affatto uno sconosciuto
nell'ambiente scientifico.)

Non voglio dire che questo cambiamento sia in se' positivo: ci sono
senz'altro aspetti negativi. Ma e' la realta'.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Tue Nov 12 2002 - 20:57:32 CET

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