Re: Relativita' generale e libero arbitrio (again)
Gianni Comoretto <comore_at_nowhere.it> wrote:
>Caro JWorld,
>
>sorvolo sulla interessante dissertazione su fuffa, ciccio e realta', su
>cui sono sostanzialmente d'accordo. Magari con qualche precisazione in
>piu', ma non voglio complicare il discorso qui.
>
>JWorld wrote:
>
>> L'unica assunzione plausibile per postulare l'esistenza della libert� di
>> scelta � quella che prevede l'esistenza di un qualcosa al di fuori della
>> realt� (riecco CICCIO) ma che possa, in qualche modo, infuire su di essa
>> determinando in modo univoco (quindi imponendo) il risultato di quella
>> transizione quantistica fatale, destinata a produrre effetti macroscopici
>> devastanti. Oppure per impedirla.
>
>Il problema e' che se quel CICCIO e' in grado di interagire con la
>realta' (ad es. impedendomi di saltare agendo su un "interruttore
>quantistico" nel neurone critico), DIVENTA parte di REALTA'. Potrei fare
>esperimenti ad es. usando un sistema che ammazza topolini controllato
>(quantisticamente) da convinti antivivisezionisti, e un altro
>controllato da gente che odia i topi (i dettagli lasciati come esercizio
>per il lettore :-).
Interloquisco: a me pare che l'errore stia in quel "libert� di
scelta". Perch� presuppone un qualcosa che chiamiamo "io" che � di per
s� CICCIO o fuffa o comunque una cosa non fatta di neuroni, i credenti
usano la parola "anima", i ciarlatani "energia".
Ormai � abbastanza certo che il cervello decide per i cavoli suoi e
solo dopo 300/400 milesimi di secondi diventiamo coscienti di tale
decisione e la faccia nostra, con l'illusione di averla voluta.
Quindi la sensazione del poter scegliere, ossia del libero arbitrio, �
solo un trucco evolutivo che d� a chi vive un vantaggio nell'ambiente
in cui opera. Sentirsi liberi aiuta a vivere <meglio e fare le cose
"scelte" con pi� determinazione.
Quindi � il complesso del cervello a decidere le azioni in modo
separato dalla nostra coscienxa che interviene dopo. Questo non
significa che il cervello non agisca causalmente: in esso c'� una
parte determinata dalal genetica ma la gran parte � determinata dalle
esperienze: sinap�si, assoni e dendriti si moltiplicano, si ingrossano
o avvizziscono in base alle esperienze elettrochimiche che passano in
essi come la linfa negli alberi. Quindi la complicatissima rete neuale
che abbiamo nel cranio decide in base ai "pesi" che l'esperienza ci ha
messo. Chiuqnue abbia lavorato anche come hobby (come me) su una rete
neurale al computer sa bene di che parlo.
La MQ? Ma... Penrose ne ra certo, gli pareva l'unico mood per spiegare
la complessit� del pensiero. Io propenderei per il no: esaminando i
cervelli all'indietro sulla scala evolutiva si vede abbastanza bene
come la complessit� delle strutture della rete neurale sia andata
aumentando fino ad arrivare alla nostra. In ogni modo non sposterebbe
il problema: tra pochi anni avremo probabilmente computer quantici che
sfrutteranno gli stati di sovrapposizione degli spin o di altre
caratteristiche delle particelle elementari e pare che il problem
amaggire di questi primi esperimenti sia dovuta solo al fatto che se
si cerca di conbtrollare gli errori si distrugge lo stato di
sovrapposizione.
C'� poi la teoria dei memi che aiuta a capire meglio l'evoluzione
culturale e se essa � vera direi che � un gran passo nella
coompresnione dle cervello e nello smascheramento di quell'io che
tutti avvertiamo presentissimo e che invece � una chimera mentale.
ciao
Ernesto
Received on Wed Oct 16 2002 - 16:24:09 CEST
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