Re: Iscriversi a Fisica conoscendo molta matematica,ma nulla di fisica(quasi)

From: Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it>
Date: Tue, 01 Oct 2002 09:38:21 +0200

Giorgio Pastore ha scritto:
> Nuovo o vecchio ordinamento non fanno molta differenza sulla capacita' o
> incapacita' dei docenti di fornire tutto cio'. E, per quanto non mi
> senta di fare l' avvocato d' ufficio del 3+2, mi sembra doveroso da
> parte degli addetti ai lavori di non dare giudizi vaghi e frettolosi
> come se si fosse dei semplici spettatori. Se il 3+2 funzionera' o meno
> stara' in gran parte a noi.
Premesso che io sono forzatamente uno spettatore, per ragioni
anagrafiche, secondo me la differenza c'e'.
Col 3+2 si sono moltiplicati i corsi, spezzettando gli orari e spesso
condensando le lezioni in tempi piu' brevi.
Per es. da noi il primo "semestre" comincia domani e finisce prima di
Natale; il secondo comincia a febbraio e finisce a maggio (con le
vacanze di Pasqua, ovviamente).
L'anno scorso avevo un corso annuale, con 60 ore a tre ore settimanali;
ora ne avro' uno semestrale, con 48 ore a 5 ore sett. Quindi forzata
riduzione del contenuto, e addensamento della materia, che secondo me
non aiuta la comprensione.
Inoltre ho visto la tendenza a comprimere e anticipare nel triennio
materia che prima era distribuita in 4 anni. Non tutta, certo, ma
abbastanza da preoccuparmi.
Puo' darsi che in altre univ. le cose siano state fatte in modo diverso,
e mi piacerebbe saperlo.

La mia sensazione, che per quanto non suffragata da solide prove (che
del resto nessuno puo' avere) non credo meriti di essere chiamata vaga e
frettolosa, e' che la nuova organizzazione per sua natura acceleri un
processo che era gia' iniziato da tempo: la disgregazione di una
tradizione culturale.
So bene quello che si puo' opporre: quella tradizione non funzionava per
la larga maggioranza degli studenti. E' vero, ma io resto del parere che
molti (non tutti) quelli per cui non funzionava semplicemente non
avrebbero mai dovuto iniziare questo tipo di studi.
Per molti altri, occorreva si' una riorganizzazione, ma pensata molto
piu' in profondita', e non a colpi di semestri, crediti, ecc. ecc.
Lo si poteva fare indip. dalla struttura generale, e se non lo si e'
fatto e' responsabiita' della classe docente. Se questa classe non l'ha
saputo fare, non vedo come sapra' affrontare il compito che ora si trova
davanti.

> Hai senz' altro ragione sul fatto che certe competenze dovrebbero essere
> gia' state acquisite all' uscita dalle superiori. Pero' cosi' non e'. E
> di fatto i programmi di fisica del primo e secondo anno ne tengono conto
> almeno nel senso di non dare per scontati neanche i concetti elementari.
> Penso che sia alla situazione di fatto che faceva riferimento Enrico.
D'accordo, la domanda iniziale si riferiva ovviamente alle prospettive
di uno studente nella situazione attuale, e in certo senso sono andato
fuori tema.
Pero', la soluzione (del resto molto antica) di non dare per scontato
niente, ecc, in realta' non ha mai funzionato, perche' le cose cui io ho
accennato non sono mai state curate all'universita', e anche con
ragione: quello non e' il luogo giusto, e non e' piu' l'eta' giusta.
In realta' se ne fa a meno, ossia s'insegna una fisica amputata. Chi ci
riesce, completa da solo; chi non ci riesce, magari diventa a sua volta
professore, ma portandosi dietro una lacuna quasi irrimediabile.
Dopo di che si finisce per teorizzare lo stato di fatto come la "cosa
giusta", e si arriva a dimostrare che il liceo classico e' meglio. Certo
che lo' e', ma per ragioni sbagliate: una e' che mediamente ancora oggi
credo che ai l.cl. lo studio sia un po' piu' serio; l'altra e' che
l'insegnamento universitario si adatta al materiale che trova. Come
dicevo sopra, di quello su cui non si puo' contare se ne fa
semplicemente a meno, e la fisica diventa un'altra cosa.

Enrico SMARGIASSI ha scritto:
> Perche' ingiusto? Anche qui, prendo atto di quella che mi risulta
> essere la situazione attuale (sarei lieto di essere smentito)
> dove di fatto nell' insegnamento della matematica si da' piu'
> rilievo al lato tecnico e poco a quello concettuale.
Premetto che "unfair" secondo me non va tradotto "ingiusto", ma sono
sfumature...
Quello che dici e' vero, ed e' facile obiettare che gli insegnanti sono
il prodotto della nostra universita'. Quello riescono a fare, sebbene
sulla carta abbiano ricevuto un insegnamento del tutto diverso (spec. a
matematica).
Quindi:
1) ci si morde la coda
2) forse ci sono altre cause...

> Col risultato che, per esempio, quando ad Analisi I si parla di
> topologia la quasi totalita' degli studenti non capisce nulla per
> settimane o anche mesi, perche' non c'e` sufficiente abitudine ad
> afferrare concetti astratti o a cogliere lo sviluppo logico di un
> argomento.
Si capisce che non capiscono! Non e' questione di abitudine, o almeno
non solo quello. Quella capacita' e' una maturazione che ha i suoi
tempi, e non la si puo' forzare, come se fossero pomodori... (che poi
del resto non sanno di niente).

> In questo senso dicevo che Platone puo' servire di
> piu' dell' insegnamento dell'analisi "alla Zwirner". Quando mi
> sono iscritto io la manualita' matematica mi mancava, ma in un
> paio di mesi di lavoro ho recuperato tutto: il problema non e'
> quello.
A me invece per es. non mancava affatto, ma piu' che altro per il lavoro
che fecevo per conto mio. Gli altri non ricavavano gran che, ne' di
manualita' ne' di concetti astratti, dal classico insegnamento di l.sc.
a forza di trinomi di secondo grado da discutere in tutte le salse.
Se apriamo una discussione su come si dovrebbe insegnare la matematica
(avendo di mira non i casi eccezionali, ma lo studente medio), m'inviti
a nozze, ma forse non e' proprio il posto giusto.

> Vorrei aggiungere che non c'e` bisogno di studiare la teoria
> assiomatica degli insiemi alle superiori per trasmettere il modo
> di pensare giusto. Si puo' fare benissimo con matematica del
> tutto tradizionale, per secoli Euclide e' stato usato proprio
> cosi'.
Questo e' pacifico.

> Ma se, come capito' a me, la geometria si riduce di fatto
> ad un modo per risolvere problemi, allora tanto vale fermarsi al
> teorema di Pitagora.
Che cos'hai contro il risolvere problemi? Conosci il lavoro di Polya sul
tema?
Si puo' imparare moltissimo, oppure niente: tutto dipende da come lo si
affronta.

P.S. E' facile pensare che quello che dico dipenda dall'eta', ma vi
assicuro che non e' cosi'. Ho precisi ricordi che la pensavo allo stesso
modo 50 anni fa...
Forse perche' ho fatto una precoce esperienza didattica, quando da
studente facevo ripetizioni :)
-- 
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Tue Oct 01 2002 - 09:38:21 CEST

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