Partiamo dunque
dalla favola della debole sorgente luminosa che illumina uno schermo,
impressionando tuttavia un grano
per volta, ed immaginando quindi fra la sorgente e lo schermo un supporto di
probabilit� determinato dalla forma delle sorgente.
Allora per indeterminazione mi aspetterei che questi singoli fotoni che di
volta
in volta colpiscono lo schermo foto-sensibile rilascino poi un energia
variabile
in accordo con la morfologia del dispositivo e secondo la precisione della
sorgente in modo da soddisfare le identit� di Parseval. Tuttavia se io ora
volessi
svolgere questo esercizio mi dovrei chiedere quale forma ha la funzione
d'onda.
Magari facendo qualche ipotesi sul tipo di sorgente.
Supponiamo dunque si tratti di luce gialla. Che attraversa una tubo del
diametro
di un centinaio di atomi. Ovvero 10^(-8) m ovvero circa un decimo della
lunghezza
d'onda in gioco ma lungo almeno un millimetro.
Supponiamo di avere uno schermo a distanza di un centimetro.
fotosensibile. Supponiamo che questa pellicola sia capace di tener traccia
quanta energia
viene rilasciata per singola impressione.
Supponendo che la larghezza di riga della luce emessa sia molto minore della
lunghezza d'onda io mi chiedo quale sia la forma dell'onda
di probabilit� associata al fotone.
E' ben posta questa domanda? E se no come occorre procedere?
Oppure occorre ricorrere ad un altro schema?
Evidentemente in questo caso occorre avere qualche idea sul modo in cui
la foto-impressione si verifica. In particolare quello che mi chiedo � cosa
impedisce
ad esempio che il fotone, lo stesso fotone, intendo, impressioni due zone
distanti della
pellicola.
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Received on Sat Aug 31 2002 - 01:28:28 CEST