(wrong string) �: forse ho capito il punto di partenza.

From: stefjnoskynov <fedelenews_at_supereva.it>
Date: Mon, 5 Aug 2002 04:12:03 +0200

Ore 3.10 del mattino del 5/8/02, non ho sonno e cos� i miei pensieri
cascano sulla relativit� e su quella cosa strana secondo cui la velocit�
della luce non varia passando da un sistema di riferimento ad un altro ad
esso non inerziale.
Allora, bisogna partire dal concetto di tempo, noi lo abbiamo assunto
indipendente dal sistema di riferimento, ma per accogerci del suo
scorrere abbiamo bisogno di un fenomeno periodico da osservare, come lo
osserviamo? Attraverso fenomeni che non ci avvertono all'istante.
Allora se io mi pongo fermo a distanza x1 dal fenomeno periodico da
osservare osserver� lo scorrere del tempo dopo ehm.... un po di tempo! In
altre parole la mia posizione � traslata rispetto al dispositivo non solo
spazialmente ma anche temporalmente. In altre parole ancora io posso
definire a mio piacere il tempo o a partire dal momento in cui accade il
fenomeno (come suppongo si faceva nella fisica classica) oppure dal
momento in cui lo osservo nella mia posizione (come suppongo si � fatto
da Ainstein in poi), in base a come definisco il tempo io avr� uno
sviluppo della fisica differente.
Seguiamo la seconda definizione di tempo, in base ad essa se io mi muovo
rispetto al famoso dispositivo che determina un fenomeno periodico
(quindi traslo la mia posizione) allora viene traslato anche il tempo,
cio� in ogni posizione in cui mi trovo osserver� il fenomeno che
determina il mio conteggio del tempo in un "tempo" successivo. Cos� man
mano che avanzo nel mio moto (supposto uniforme) avanzer�
1) la mia posizione spaziale rispetto al dispositivo
2) il momento in cui io osserver� il fenomeno, ossia il momento in cui io
inizio a contare lo scorrere del tempo.

adesso se chiamo c la velocit� con cui guinge il segnale dal dispositivo
a me cosa potr� notare?
B� la velocit� � spazio fratto tempo (c=s/t) e se mi muovo a velocit�
costante v allora c sar� dato dallo spazio percorso (che ha un andamento
lineare rispetto allo scoccare del cosidetto fenomeno periodico) diviso
il tempo (che ha un andamento lineare anch'esso rispetto sempre allo
stesso fenomeno). Il rapporto tra due grandezze lineri � costante, quindi
la velocit� c del segnale deve essere costante.
Di che genere di segnale stiamo parlando? Potremmo parlare anche del
segnale sonoro e ci potremmo costruire tutta una fisica funzionante in
base a questa definizione di tempo, suppongo per� che se la mia velocit�
supera quella del suono allora sorgono dei problemi.
E si! se io fuggo via dalla sorgente a velocit� maggiore di quella del
suono, io il suono non lo avverto! Quindi non potr� contare il tempo! E
di quale fisica vogliamo parlare se non posso contare il tempo? Magari
posso calcolare l'area di un triangolo che ho tra le mani, ma come potrei
parlare di grandezze come l'energia, la forza, la resistenza elettrica
ecc.?
Ok, la luce � il segnale pi� veloce che si conosce, quindi conviene
utilizzare questa per definire il mio tempo. E' cos� che funziona?
Se si allora ci� non toglie per� che io potrei scoprire un segnale pi�
veloce di quello della luce ed applicare ad esse ancora una volta la mia
definizione di tempo.

Infine andiamo al caso in cui io viaggi pi� veloce della luce, cosa
succede? Non osservo il fenomeno, ma potrei sapere che c'� e con carta e
penna (possibilmente anche una buona calcolatrice) potrei dedurre come v�
la fisica, mi viene da pensare che se io viaggiassi a velocit� superiore
a quella della luce allora il tempo scorrerebbe all'incontrario! E qui mi
viene in mente il paradosso dei due gemelli di cui parlava Ainstein.
Accidenti che storia ragazzi, ma sono da ricovero o veramente ho capito
la relativit�?
Received on Mon Aug 05 2002 - 04:12:03 CEST

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