Stanislao Moulinski ha scritto:
> ...
> Per questo, secondo me, un possibile approccio migliore potrebbe
> essere una "pre-fisica": cioe' alcune lezioni introduttive in cui
> si spiega a livello qualitativo (niente leggi, o comunque non
> con formule matematiche) una certa gamma di fenomeni che si
> osservano comunemente e le loro mutue interazioni. Cioe', ad esempio
> per la meccanica, una introduzione dell'elasticita', dell'attrito,
> dell'inerzia, del moto: che tutti i corpi reali devono farci i
> conti e come in genere va a finire che si comportano quando lo
> fanno... in parole povere una "fenomenologia" del mondo in esame
> che ne metta in luce il "comportamento quotidiano", riletto
> in modo da prepararlo alla dissezione logico-analitica che
> seguira' poi.
Su una cosa ti do senz'altro ragione: si puo' fare moltissima bella
fisica senza immergersi nella matematica. E sarebbe bene farlo, visto
che l'opinione (purtroppo) quasi universale e' che invece cio' sia
impossibile, tanto che quando si parla di come studiare un argomento di
fisica viene subito fuori la domanda: "quanta matematica e auqle
matematica e' necessaria?" Mai la domanda "quali presupposti *fisici*
sono necessari?"
Ho sempre sostenuto che i corsi iniziali di fisica all'universita'
dovrebbero (e potrebbero!) essere largamente indipendenti da quelli di
Analisi. Invece piu' o meno tutti pensano il contrario...
Molto probabilmente non conosci un bellissimo libro di E.M. Rogers,
intitolato "Physics for the Inquiring Mind". E' stato scritto oltre 40
anni fa, ma rimane ancora un modello in proposito: quanta e quale
fisica, e quanto profonda, si puo' fare praticamente senza matematica.
Pero' c'e' una difficolta': un corso di questo genere dovrebbe superare
lo scoglio dei concetti e dei paradigmi della fisica. Ossia; non e'
facile spiegare
> ... a livello qualitativo (niente leggi, o comunque non
> con formule matematiche) una certa gamma di fenomeni che si
> osservano comunemente e le loro mutue interazioni.
Il punto e' che il nostro modo di spiegare le cose risente fortemente
dell'apparato concettuale che abbiamo costruito nei secoli, e che non
esiste nel senso comune. Anzi...
Percio' _spiegare_ un fenomeno (anzi, addirittura "vedere" un fenomeno)
significa entrare in un certo paradigma, e non e' niente facile ...
richiede fatica e tempo...
Pensa solo, per fare un esempio, all'attrito. Oggi ci pare ovvio, ma
invece per Aristotele, e fino a Galileo (escluso) quello era solo una
naturale perdita del moto impresso. Ecc. ecc.
--
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Thu Jul 11 2002 - 10:24:41 CEST