Re: Il paradosso dei gemelli
Elio Fabri wrote:
> E' TeX. Quando posso lo uso, visto che anche chi non lo ha mai visto
> quasi sempre puo' leggerlo, e a furia di leggerlo qualcosa impara. Se
> diventasse uno standard, come lo e' di fatto nella letteratura
> scientifica...
Quando ero a Stanford ho conosciuto Knuth. Ma oramai sono un paio di
decenni che non gioco pi� con TeX. A quell'epoca la notazione usava le
parentesi graffe.
> Primo: non devi dire che viaggiano fra un punto A e un punto B (nello
> spazio 3D) ma fra due *eventi*, ossia fra gli stessi punti dello
> spazio-tempo. Il che implica che si debbono ritrovare *insieme* allo
> stesso punto di arrivo. Insomma: le due curve nel diagramma spazio-tempo
> hanno gli stessi estremi.
OK, avevo capito ma non mi ero espresso correttamente: eventi.
> Secondo: il segmento di retta non e' la distanza piu' breve, ma *la piu'
> lunga*. (Alrimenti troverestei l'effetto al rovescio di come e' in
> realta'...)
Aspetta, ma in uno spazio NON curvo la retta indica comunque la distanza
pi� breve. Poi non � detto che lo sia anche nelle sue proiezioni.
Ovvero, nello spazio-tempo 2D (assi X-T), il segmento che collega due
punti ha la lunghezza minima, o no? Poi non � detto che a questa
corrisponda la distanza minima sulla proiezione 1D del solo asse X.
> OK. Gia' detto sopra.
Allora, se ho capito bene, il paradosso pu� essere spiegato all'interno
della RR senza considerare le accelerazioni, MA queste sono fondamentali
affinch� l'effeto descritto dal paradosso avvenga. In pratica le
accelerazioni contano, ma il modello RR � pi� che sufficiente per fare
tutti i calcoli del caso. Questo dovrebbe chiarire la questione
"accelerazione s�, accelerazione no" una volta per tutte.
> Adesso mi aspetto qualche altra domanda, ma non voglio anticiparle io
> ;-)
Genio ;-) Hai guardato nel futuro?
Dario
Received on Mon Jul 08 2002 - 11:43:08 CEST
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