Re: fisica e matematica: si possono insegnare solo così?
Elio Fabri wrote:
> Va anche detto che non si tratta di un problema semplice. Il rifugio
> nell'approccio teorico-deduttivo si giustifica, per cosi' dire, con
> l'osservazione che non si sa bene che cos'altro fare. I fenomeni
> dlemondo reale non sono semplici, e cominciare da li' puo' essere
> pericoloso: la storia della fisica insegna che c'e' voluta molta fatica
> per "distillare" le leggi semplici. Bisogna ripercorrere tutto il
> cammino di chi ci ha preceduti?
Ecco... io credo che possa essere una strada da battere, anche se
non so bene come n� fino a che punto. Non so se l'hai considerato
interessante o significativo, ma col racconto che ho fatto del
bicchiere e del tavolo intendevo proprio questo: che certe cose
si capiscono meglio "aggiungendo" alla spiegazione alcuni fenomeni
fisici che invece vengono scartati completamente dal sistema
teorico-deduttivo che si usa ora, e che per questo tale sistema
risulta troppo "artificiale", a volte: tanto che si fa fatica a
collegare le sue previsioni agli oggetti del mondo reale.
Provo ad approfondire questo discorso.
Ogni evento del mondo reale non � mai semplice, ma vi �
sempre la combinazione di molti fenomeni diversi: meccanici,
chimici, ottici ecc...
Da questi, l'esperimento "scarta" o "minimizza" quelli che non
sono ritenuti rilevanti dalla teoria, e il restante comportamento
conferma o smentisce la teoria soggiacente.
Ecco, l'insegnamento ora come ora � concentrato sulle teorie
e sul risultato degli esperimenti che le hanno confermate o
smentite, ma ignora completamente la parte "a monte": quella
della "selezione" del fenomeno rilevante e dell'eliminazione
selettiva di quelli che invece sono solo interferenze o
danno contributi marginali alla dinamica dei fatti.
Ma, a volte, tali fenomeni spesso sono di importanza vitale
(come nel caso del tavolo e del bicchiere: senza l'elasticit�
la forza di reazione del tavolo contro il bicchiere non si spiega)
e quindi il fatto di "tagliarli fuori" significa "falsificare"
la realt�, nel senso di renderla meno comprensibile e/o di
insegnare un mondo che funziona in modo diverso da quello reale...
con prevedibile sconcerto degli studenti quando vanno ad applicare
"ingenuamente" le regole apprese ad un mondo che non � quello che
gli � stato insegnato :-)
Per questo, secondo me, un possibile approccio migliore potrebbe
essere una "pre-fisica": cio� alcune lezioni introduttive in cui
si spiega a livello qualitativo (niente leggi, o comunque non
con formule matematiche) una certa gamma di fenomeni che si
osservano comunemente e le loro mutue interazioni. Cio�, ad esempio
per la meccanica, una introduzione dell'elasticit�, dell'attrito,
dell'inerzia, del moto: che tutti i corpi reali devono farci i
conti e come in genere va a finire che si comportano quando lo
fanno... in parole povere una "fenomenologia" del mondo in esame
che ne metta in luce il "comportamento quotidiano", riletto
in modo da prepararlo alla dissezione logico-analitica che
seguir� poi.
Una volta che gli studenti "sanno come va il mondo" allora
il passaggio dalla fenomenologia alle leggi quantitative
dovrebbe essere pi� naturale, perch� si tratta di formalizzare
aspetti particolari dei fenomeni in esame, rilevanti nel
contesto della teoria in esame, ma sempre parte del mondo
reale... restando in tema, il fatto di sapere dove e come
vive una rana ti aiuta molto a capire le strutture che vedi
quando la sezioni: se al posto della rana ci fosse un animale
alieno la dissezione sarebbe un vero rebus.
> Questo per buttare solo qualche idea. Se volete, possiamo continuare a
> parlarne.
Received on Sun Jul 07 2002 - 01:26:28 CEST
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