> Certi fenomeni fisici incomprensibili sono tali perch� la "razionalit�
> umana" � differente dalla "razionalit� naturale"?
A parte che l'umanit� e le facolt� umane sono parte della natura.
E' certo possibile che le facolt� umane siano limitate, non foss'altro,
se una formica fosse capace di fare fisica, partirebbe da un livello
percettivo differente. Se un animale senza vista fosse capace di fare
fisica ma fosse capace per qualche via di sperimentare il magnetismo
e poi da questo deducesse delle leggi che prevedono la propagazione di
onde, etc.. potrebbe magari costruire un detector elettromagnetico.
Ma l'esperienza del colore, come del moto ondoso e di tutti i fenomeni
che coinvolgono la periodicit� ha qualcosa di peculiare nell'ordine
della ragione. Se la ragione � figlia di una evoluzione naturale, che
� un'adattamento di nicchia nell'ordine del cosmo � da pensare che
la nostra sensibilit� e la nostra ragione abbiano cercato quanti pi�
strumenti per anticipare e valutare i possibili effetti pro o contro
la sopravvivenza, in questa nicchia in cui viviamo.
> L'uomo procede in fisica con "razionalit� matematica".
> E' possibile che questa mentalit� non abbia un rapporto biunivoco con
> i fenomeni della natura?
La straordinaria universalit� di alcuni fenomeni, la capacit� di
spingere il nostro sguardo fuori dalla nicchia che ci � dato di
esplorare, la capacit� di "indovinare" il funzionamento delle stelle,
e di alcuni aspetti della natura pi� invisibile, l'antica fede in un
ordine cosmologico hanno permesso progressi nella comprensione di
fenomeni che non hanno un rapporto immediato, ovvio, con la nostra
sensibilit�. Le astrazioni matematiche partendo dalla constatazione
di alcune semplici regolarit� cercano di trovare il modo in cui
tali regolarit� possano comporsi in un mosaico consistente.
La pi� semplice evidenza di una propriet� geometrica e la possibilit�
di ottenere una previsione sui modi di tale regolarit� sono
forse solo modi della nostra mente di parlare di s�?
Evidentemente non solo. Meglio si comprender� il rapporto fra la mente
e la natura ed il modo in cui queste dimensioni si sostengono e si
raccordano permetter� di scoprire i limiti della nostra capacit� di
intelligere.
> Esempio: L'uomo ha inventato i numeri irrazionali, ma gli oggetti
> della natura sono sempre "numerabili".
Tuttavia l'uso di strumenti ausiliari, come gli irrazionali ha
permesso a pi� riprese di trovare risposte a quesiti di natura
discreta. Inoltre sembra esistere una ragione profondissima per
cui tali strumenti "ausiliari" precisano ed affinano il senso di
un mondo discreto che potrebbe in linea di principio avere una
variet� ed un comportamento diverso da quello che emerge componendo
la sensibilit� discreta con la sensibilit� "geometrica".
> Altro esempio: Gli atomi stabili sono 92 e si va dal pi� leggero (H)
> al pi� pesante (U) in sequenza continua. La razionalit� umana vorrebbe
> che anche le dimensioni avessero una sequenza continua, ma la natura,
> come � noto, si comporta in maniera differente (l'aumento delle
> dimensioni � a gruppi e se ne conosce anche il motivo).
Su questo punto ti seguo: a fatica la razionalit� umana � uno strumento
molto versatile e fine, e non sappiamo a priori se per comporla
l'universo abbia risparmiato anche una sola delle proprie risorse.
E se nei sui riposti angoli non sia la possibilit� di dialogo fra
tutto quello che compone l'universo. E' su questo dubbio che si �
fondata la fede razionalista. Come ha chiarito Cartesio.
> Altro esempio: Le leggi fisiche della MQ sono differenti da quelle
> delle dimensioni superiori (cosa che non fu accettata all'inizio della
> scoperta della struttura dell'atomo). La razionalit� umana ricerca
> (inutilmente) una teoria che coinvolga tutto l'universo con una
> semplice motivazione di causa-effetto.
Ma il punto � che oltre Cartesio � cresciuta e si � sviluppata la
tecnologia, la capacit� di spingersi oltre i sensi immediati e di
comporre un quadro di dati sempre pi� vasto, rende fino a prova
contraria (e forse non esista una prova contraria possibile)
immaginabile uno scenario in cui la razionalit� umana renda conto
di ogni aspetto del mondo naturale. Per lo meno di quel mondo
naturale che fino ad oggi ci ha sempre concesso la propria esistenza.
Mi spiego meglio. Hume immagina un mondo in cui il dato dell'abitudine
per cui ogni giorno spunta il sole venga un giorno a mancare.
Con l'avvento della tecnologia ogni giorni ci troviamo di
fronte ad un ambito esperienziale sconosciuto. Ma comunque
eventualmente prevedibile nei suoi caratteri fondamentali.
Nessuno pu� garantire che i caratteri fondamentali non abbiano
a cambiare.
Ma se ci� non
� dato, perch� non dovremmo aver fede in schemi che non allo stato
attuale, ma chiss�, un giorno, rendano conto di tutto?
> Allora?
>
> Saluti, Gianni
Se poi � vero che pi� cresce l'isola della conoscenza pi� si
allarga la frontiera dell'ignoranza,
ma tuttavia di questa complessit� noi conoscessimo ogni lettera,
bhe allora ci vorrebbe un qualcosa di cataclismatico o una
scoperta tecnologica che ci fa scoprire che non avevamo visto
qualcosa (salvo poi trovare che magari quel qualcosa non
ha effetto sulle regole del gioco) per
trovare che esistono lettere nuove. Altrimenti avremmo scoperto che
non finiremo mai di trovare nuove parole e nuovi linguaggi, ma
potremmo avere una certa confidenza di avere trovato tutte le
lettere. Spero di aver chiarito il mio, mutevolissimo, punto di
vista.
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Received on Tue Jun 18 2002 - 17:24:08 CEST