> 1) rot(E) = - d(B)/dt
> 2) rot(H) = d(D)/dt + J
> 3) div(D) = ro
> 4) div(B) = 0
>
> a parte qualche fattore qua e la'... ma non e' questo il punto.
> L'errore che fai e' quello di voler sommare P a D.
> Invece D gia' include l'effetto di P "in risposta ad E".
Precisato che queste equazioni sono esatte. Fattori inclusi,
che sono quelli di Lorentz-Heaviside, espresse in unit� naturali
(quindi la velocit� campione � quella della luce). In effetti
l'errore veniva commesso, poi, da spaghetti nell'esplicitazione dei
campi. D=E+P e lui a volte usava il contrario e H=B-M.
> Parentesi: chi sono FISICAMENTE (definizione operativa!!) queste
> grandezze?
> ro e' la densita' di carica elettrica effettivamente presente nello
> spazio (cariche nette).
> E e' il campo elettrico generato da queste cariche; per intenderci,
> quello che misuri con una "carica di prova" misurando la forza di
> coulomb che questa sente.
Questa � la giusta caratterizzazione di E. Tuttavia da un punto
di vista pratico, nel vuoto il vettore di induzione ed il vettore
E coincidono e l'aggiunta di un dielettrico modifica il campo
a causa delle cariche di polarizzazione per cui a volte si usa
dire che il campo elettrico nel vuoto � il campo di induzione che
somma al campo elettrico il campo di polarizzazione.
E' un modo sbagliato ma pittoricamente efficace. Tuttavia occorre
tener presente che il campo effettivo che agisce sulle cariche
elettriche � E e questo si ricorda dall'equazione J=sigma E.
Mentre D � il campo che si pu� misurare con una carica campione
qualora separassimo una particola del mezzo dielettrico dal resto
con una sottilissima interfaccia vuota. Pertanto il campo
di induzione D ha anche un'interpretazione operativa e non �
solo un'utile invenzione. Subito dentro il guscio il campo risentito
� E.
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Received on Wed Jun 19 2002 - 17:25:52 CEST