Elio Fabri wrote:
> Questo significa che se il tuo doppino non e' piu' lungo di qualche
> centinaio di metri, di fatto E e B (oppure V e I) sono in fase lungo
> tutto il filo, e non serve a niente pensare a una propagazione.
Certo, per strutture corte, parlare di onde e` complicarsi la vita. (in
fase nello spazio, cioe` valgono le eq. di kirchhoff)
> Anche dal punto di vista dell'adattamento d'impedenza, un'eventuale onda
> riflessa non produce nessuna onda stazionaria, per la stessa ragione.
> Domanda: nelle linee telefoniche ci si preoccupa di adattare le
> impedenze?
Si`, sono adattate
> Mi pare che in telefonia esista uno standard di 600 ohm. E'
> l'impedenza caratteristica del doppino? (non mi pare: la direi ben piu'
> piccola).
L'impedenza del doppino in effetti e` piu` bassa, sul centinaio di ohm
circa. Viene alzata inserendo in serie (nei tratti lunghi) degli
induttori (le bobine di pupinizzazione: non e` proprio una impedenza
distribuita, ma quasi).
In realta` ci sono di mezzo due passi distinti.
La necessita` di avere impedenze caratteristiche elevate nasce
dall'esigenza di limitare le perdite resistive lungo le linee, e` lo
stesso motivo per cui la distribuzione dell'energia elettrica e` ad alta
tensione.
Invece il problema di adattare le impedenze e` dovuta sia alla
necessita` di usare dei circuiti che richiedono le impedenze adattate
(le forchette) sia al fatto che su linee molto lunghe si possono avere
onde stazionarie (si fa per dire perche' il segnale non e`
monocromatico, e quindi attenuazione selettiva), sia perche' se non si
adattano le impedenze si perde segnale inutilmente (il tutto ovviamente
da considerarsi in periodi in cui l'amplificazione non esisteva o
quasi).
Con la telefonia analogica e gli amplificatori, l'esigenza di adattare
le linee e` ancora aumentata, perche' l'accoppiata due amplificatori e
due forchette, se le linee non sono adattate, formano uno splendido
oscillatore :-)
> Non ho capito che cos'e' l'impedenza dell'onda. E' il rapporto E/H ?
Si`
> Se e' questo, siamo d'accordo. E' come dire che il trasformatore, visto
> come antenna a dipolo magnetico, ha una resistenza di radiazione
> talmente bassa che il suo irraggiamento e' insignificante.
Si`, considerando che il circuito magnetico e` chiuso, di campo esterno
ce n'e` veramente poco. Le cose cambiano in alcuni "trasformatori" ad
alta frequenza in cui e` presente un traferro. In questo caso il campo
di fringe dal traferro puo` essere notevole (si va dallo scaldare la
parete metallica della scatola al radiare energia elettromagnetica).
> > Un caso invece in cui e` necessario tirare in ballo le "onde" (anche se
> > non si direbbe) e` per rispondere alla domanda "in un trasformatore, la
> > potenza che va da primario a secondario dove transita?".
> Qui temo di non aver capito, oppure stai di nuovo pensando al vettore di
> Poynting?
> Ma se e' cosi', vorrei contraddirti.
> Pensa a un doppino percorso da corrente *continua*. Anche in quel caso
> c'e' trasporto di energia, e il vettore di P. si calcola come sai. Non
> vorrai dirmi che ci sono onde!
non ci sono onde certamente. Pero` non esiste neanche la continua :-) Il
conto con il vettore di poynting comunque torna. E se al posto del campo
elettrico solo radiale usi il campo elettrico complessivo (che ha anche
una componente longitudinale), si torva che il vettore di poynting ha
una componente diretta verso l'interno del conduttore ed e` la potenza
che viene dissipata dal conduttore.
Mi pare di aver capito che la tua posizione e` "si parla di onde se c'e`
un campo em non costante nello spazio", mentre io ho in mente qualcosa
di legato al trasporto dell'energia per mezzo di campi em. Se poi e`
praticamente costante nello spazio non mi preoccupo piu` di tanto.
La questione del trasformatore e` questa. Immagina un trasformatore a 50
Hz, magari di quelli vecchio stile con un nucleo a due colonne su una
delle quali c'e` il primario e sull'altra il secondario. la potenza fra
primario e secondario dove transita? Se lo domandi in giro, il 95% delle
persone, a essere buono, risponde che la potenza passa attraverso il
nucleo!
Ciao
--
Franco
Wovon man nicht sprechen kann, dar�ber mu� man schweigen.
(L. Wittgenstein)
Received on Sat May 25 2002 - 02:35:50 CEST