Re: Tempo e moto non possono per logica essere entrambi relativi
Zagor ha scritto:
> Si', ma poi gli orologi si riuniscono nello stesso sistema di
> riferimento e si confrontano.
> Proprio come e' successo nel famoso esperimento, gli orologi non sono
> rimasti in volo per sempre; poi sono stati messi accanto agli orologi
> rimasti a terra e confrontati. E i tempi erano diversi ! Questo mostra
> che la dilatazione temporale non e' simmetrica e quindi il moto non e'
> relativo, nel senso che non e' indifferente che sia un orologio o
> l'altro a muoversi. I sistemi di riferimento non sono
> interscambiabili.
Verissimo. In questo caso. E che cosa ne concludi?
Temo di aver perso il filo...
> Fammi un esempio di sistema inerziale reale in cui vale l'equivalenza.
Di nuovo temo di non capire.
L'equivalenza consiste in questo: che se tu fai *lo stesso* esperimento
in due diversi riferimenti (inerziali) non troverai nessuna differenza.
Se invece pretendi di descrivere *un unico* esperimento da riferimenti
diversi, allora le differenze pssono esserci, e questo non viola il
principio di relativita'.
>> Secondo: Io vado da Roma a Milano facendo l'Aurelia fino a Genova,
>> ...
>> Come si spiega questo?
> Cosa c'e' da spiegare ?
Appunto: e' ovvio che i due contachilometri segnano numeri diversi
perche' la lunghezza dei due percorsi e' diversa.
Lo stesso succede nello spazio-tempo, e non c'e' bisogno di parlare di
orologi che rallentano.
> Per carita' non mi voglio paragonare a nessuno dei grandi, ma il
> principio di dover dubitare di tutto ce lo hanno insegnato proprio
> loro con le loro rivoluzioni scientifiche, per cui io, proprio per il
> rispetto che nutro, seguo gli insegnamenti di Khun.
Kuhn, per l'esattezza...
Quanto al dubitare di tutto, sta benissimo, ma cum grano salis...
Bisogna anche mettersi in grado di capire, e magarianche con un briciolo
di umilta'.
Che e' tutt'altra cosa dall'accettare il principio di autorita'. Ma
forse tu non vedi la differenza...
> Ma anche le teorie di Aristotele saranno state discusse milioni di
> volte in venti secoli, eppure erano sbagliate.
Questo commento indica da parte tua una visione antistorica.
Primo: le idee di Aristotele non erano "sbagliate": erano probabilmente
il meglio che si poteva dire a quel tempo. Sbagliato e' stato se mai
continuare ad accettarle acriticamente, anzi dedurne conseguenze che
probabilmente lo stesso Aristotele non avrebbe mai tratto.
Piu' volte Galileo scrive: se Aristotele fosse qui oggi, e potesse
guardare nel mio cannocchiale, darebbe ragione a me.
Secondo: non puoi mettere sullo stesso piano il modo di porsi di fronte
ai problemi della scienza (ex filosofia naturale) che abbiamo oggi (da
qualche secolo) con quello che prevaleva per circa 2000 anni dopo
Aristotele. Ci sono innumerevoli ragioni per questo, ma basti ricordare
la quantita' di persone che se ne occupano e la diffusione delle
informazioni.
Percio' non puoi ragionevolmente credere oggi che un errore (di Einstein
o di chi vuoi) possa sopravvivere e propagarsi a lungo senza essere
messo in evidenza.
(Col che non sto dicendo che non ci possano essere oggi errori che si
propagano piu' del giusto; ma non al livello elementare di cui ci stiamo
occupando. E sarebbe un altro discorso, che ci porterebbe troppo fuori
tema.)
E soprattutto: visto che obiezioni come le tue sono gia' state fatte
molte volte, non puoi ripresentarle come se tu fossi il primo. Se non
sono state accolte, ci sara' qualche ragione, diversa dalla solita
congiura degli accademici. Ecco perche' parlavo sopra di umilta'.
Tra parentesi: la "congiura degli accademici" in realta' non c'era
neppure ai tempi di Galileo. Da un lato quegli accademici avevano anche
delle ragioni dalla loro parte; dall'altro non erano affatto unanimi nel
respingere il nuovo. Infine, le vere diffcolta' di G. vennero, come
tutti sanno, dalla Chiesa, e per ragioni del tutto extrascientifiche
(per es. riforma/controriforma).
Forse studiare meglio un po' di storia della scienza ti farebbe bene...
Poi ci sarebbe forse qualcosa da dire su Kuhn, visto che l'hai nominato;
ma per ora ho scritto anche troppo.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Thu Mar 28 2002 - 21:23:41 CET
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