(unknown charset) Re: Einstein e Michelson

From: (unknown charset) Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Tue, 19 Mar 2002 20:14:37 +0100

Luciano Buggio ha scritto:
> Forse sono un po' O.T., o forse no..
> Ho letto da qualche parte (e non riesco a far mente locale su tale
> fonte, per quanto abbia cercato) che in un elogio funebre (non mi
> ricordo se per Michelson o per Morley, probabilmente per M.) Einstein
> ebbe a dire (testuale, per quanto ricordo, dato che la cosa mi
> impressiono' non poco) che se non fosse stato per l'esperimento
> dell'etere la sua relativita' (non ricordo se specificava "speciale")
> sarebbe *poco piu' che un'astratta speculazione*.
La notizia e' riportata per es. da Pais "Sottile e' il signore...". Fu
il 17 luglio 1931 a Berlino, alla commemorazione di Michelson. Secondo
Pais (pag. 129) le parole di Einstein furono: "Il suo esito negativo ha
accresciuto di molto la fiducia nella validita' della teoria della
relativita' generale" (perche' generale? non capisco).
Il libro discute abbastanza la questione. Da' per provato
a) che Einstein conoscesse nel 1905 il lavoro di Michelson
b) che lo stesso E. viceversa affermo' ripetutamente di non essere stato
influenzato da quel lavoro; che la relativita' nacque da altri stimoli e
indicazioni.

> ... diversa da quella che conduce al
> paradosso c+v = c-v = c (assolutamete inaccetabile per la mente umana),
> la R.S. mancherebbe di fondamento speriementale?
La risposta alla domanda e' ovviamente no: le prove sperimentali sono
ormai una massa imponente, e dovresti reinterpretarle tutte.
Ma voglio piuttosto soffermarmi sulla parentesi: "assolutamente
inaccettabile per la mente umana".
A parte che c'e' qualcuno che l'accetta, quindi l'affermazione e'
fattualmente sbagliata :) il punto e' che e' nella sostanza sbagliato
scrivere "c+v = c-v = c".
Questo e' un errore estremamente diffuso, anche in testi di alto
livello. Voglio dire che si presenta il fenomeno di cui si parla come
"composizione delle velocita'", se non addirittura come "somma delle
velocita'"; e la conseguenza e' che suona assurda.
Invece si dovrebbe parlare di "trasformazione della velocita'" (notate
il singolare).
Mi spiego meglio.

Abbiamo un fenomeno (che sia la propagazione della luce, o qualunque
altro, al momento non importa).
Questo fenomeno decidiamo di osservarlo (in senso fisico, ossia di fare
adeguate misure su di esso) da due diversi sistemi di riferimento
(inerziali) K e K'.
E' ovvio che molte delle grandezze fisiche attinenti al fenomeno
assumono valori diversi nei due riferimenti: non solo le velocita', ma
anche le q. di moto, i campi elettrici e magnetici, ecc., ecc.
La domanda e' percio': si puo' trovare una relazione fra i valori che
una stessa grandezza, attinente a uno stesso fenomeno, assume nei due
rif. K e K'? Questa e' appunto la ricerca di una *legge di
trasformazione*.
Puo' darsi che la grandezza risulti la stessa: allora diremo che e'
*invariante* (es. la carica elettrica).

Nel caso della velocita', Galileo ha asserito che la trasf. nel
passaggio da K' a K si fa semplicemente sommando alla velocita' v'
misurata in K' la velocita' u del rif. K' rispetto a K: v = v' + u.
Ma in questo non c'e' niente di ovvio, logico, naturale, evidente, ecc.
ecc.: o e' vero o non e' vero, e solo l'esperimento puo' dirlo.
Naturalmente nei limiti in cui operava Galileo, e in moltissimi casi
anche per noi, la legge di G. va benissimo. Ma che c'e' di strano se
estrapolando ad alte velocita' si trova che la legge e' diversa?
Certo, ne seguono conseguenze serie, come il carattere non piu' assoluto
del tempo, ecc. Ma cosi' va la vita: se gli esperimenti dicono questo,
questo e' vero, logico e naturale. E noi dobbiamo adattare il nostro
modo di ragionare (il nostro "discorso") a cio' che dice la "sensata
esperienza".
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Tue Mar 19 2002 - 20:14:37 CET

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