Re: [OT] Libro di Zichichi...

From: Francesco Rossi <francescorossi79_at_hotmail.com>
Date: Sat, 16 Feb 2002 22:42:53 +0000 (UTC)

"NikManoLesta" <engi33_at_libero.it> wrote in message
news:J1ea8.7309$Jo.206336_at_twister2.libero.it...

> Non so se � il posto pi� adatto, comunque vi chiedo qualche opinione sui
> libri di Antonino Zichici e sulla sua persona.
> Ho letto per curiosit� il libro "Perch� io credo in colui che ha fatto il
> mondo", non mi � sembrato malissimo. Ho letto anche critiche molto aspre
> sopratutto di altri scienziati, in particolare alcune sugli stessi
> contenuti. Non potendo giudicare da solo l'interpetazione di alcuni
> argomenti come il teorema di Godel (se lo conoscessi non mi servirebbe un
> libro di divulgazione), vi chiedo quanto vi fidate. Se qualcuno ha letto
> questi libri meglio.


Anch'io ho letto quel libro e l'ho trovato molto interessante.
Zichichi ha magistralmente distinto la vera Scienza dallo scientismo.
Ha finalmente smascherato le menzogne della cultura atea, che non faceva
altro che confondere la Scienza con la tecnica, le tesi dimostrate con
le
teorie pi� assurde.

Un libro per chi ama fare Scienza vera, e non ipotesi strampalate.
Un libro che fa riflettere sulle impronte che il Creatore ha lasciato
nel Libro della Natura.

Posto qui di seguito una parte del libro inerente all'atto di fede della
Scienza nei confronti del Creatore del mondo.


"La Scienza � nata da un atto di Fede

Per capire cos'� la Scienza bisogna anzitutto chiedersi: com'� nata?
Da un atto di Fede o da un atto di Ragione?
Ai tempi di Galileo Galilei, le pietre, gli spaghi e i legni erano
considerati oggetti volgari. Cose cio� non degne di essere studiate.
Voglio studiare gli oggetti volgari, diceva Galilei, perche in essi
c' � la mano del Creatore. Studiando le pietre scoprir� le Leggi Fon-
damentali della Natura: Colui che ha fatto il mondo ha scritto que-
ste leggi usando caratteri matematici.1
Ed ecco il punto cruciale: cosa ne sapeva Galilei che, studiando
gli oggetti volgari, sarebbero venute fuori le Leggi Fondamentali
della Natura?
Legando una pietra a uno spago e studiando cosa succede, nes-
suno poteva prevedere che dovessero venire fuori le leggi del pen-
dolo. Facendo rotolare delle pietre ben levigate lungo un pezzo di le-
gno e variando l'inclinazione del legno, nessuno poteva prevedere
che sarebbero venute fuori le leggi del piano inclinato.
Sono proprio il pendolo e il piano inclinato che hanno portato
Galilei a scoprire la prima e la seconda legge del moto. Queste leg-
gi potevano anche non esistere.
Galilei non sapeva quanto vera fosse quella sua ferma convin-
zione: �Studiando gli oggetti volgari scoprir� le leggi del Creato�.
poteva forse sapere Galilei che in un minuscolo pezzettino di
pietra ci sono miliardi di protoni?

Ne lui ne alcuno scienziato, fino al 1947 , potevano sapere della
esistenza di quei processi fisici detti virtuali. La mia attivit� scien-
tifica ha avuto inizio con lo studio dei processi virtuali in gioco in
quella evanescente particella detta muone (un'evanescente parti-
cella che vive due milionesimi di secondo). La Fisica Virtuale non
� solo privilegio di poche evanescenti particelle. Uno dei mattoni
dell'Universo, il protone, ribolle di processi virtuali.
Negli anni sessanta, insieme a un mio caro e prezioso collabora-
tore, Tom Massam, ho studiato come introdurre una legge di sim-
metria nella descrizione di alcuni processi virtuali che esistono nel
cuore di un protone. Grazie alla Fisica Virtuale noi possiamo oggi
affermare che in un protone ci sono scritte tutte le Leggi Fonda-
mentali della Natura.
Un protone � molto pi� piccolo di un granello di sabbia. La sua
massa, lo abbiamo gi� detto, � di appena centosessantasette cente-
simi di milionesimo di miliardesimo di miliardesimo digrammo.
Siamo dinanzi a una sparuta frazione di massa e di spazio. Pur-
tuttavia in essa noi riusciamo a fare esperimenti, interrogando la
natura e scoprendo nuove simmetrie, nuove regolarit�, nuove leg-
gi, la cui validit� spazia da quelle microscopiche strutture ai confi-
ni dell'Universo.
Cosa poteva saperne il padre della Scienza che studiando le pie-
tre sarebbero venute fuori queste straordinarie conquiste scienti-
fiche?
Dire, nel milleseicento,2 che bisognava seguire quella strada per
scoprire le Leggi Fondamentali della Natura, non era il risultato di
un discorso logico, ne la soluzione matematica di una rigorosa equa-
zione. Quella strada era null'altro che un atto di Fede in Colui che
ha fatto il mondo.
I nostri giganteschi acceleratori di particelle, i nostri laboratori
in cui si studiano le spettacolari propriet� dell'lmmanente nascono
da quella Fede negli oggetti volgari. Fede che doveva portare
Galilei a far nascere la Scienza quale suprema attivit� dell'uomo
che, con umilt�, studia la natura.
Nata con un atto di Fede nel Creato, la Scienza non ha mai tra-
dito il Padre Suo. Essa ha scoperto -nell'Immanente -nuove leg-
gi, nuovi fenomeni, inaspettate regolarit�, senza per� mai scalfire,
anche in minima parte, il Trascendente.
La Scienza si presenta oggi, alla cultura del nostro tempo, come
il baluardo pi� potente per corroborare diVerit� quella Fede gali-
leiana nella natura, quale portatrice delle impronte del Creatore".


Tratto da: "Perch� io credo in Colui che ha fatto il mondo"
di Antonino Zichichi (presidente della Federazione Mondiale Scienziati).


Ciao a tutti,
Francesco.


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Received on Sat Feb 16 2002 - 23:42:53 CET

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