Soviet_Mario ha scritto:
> Il 28/10/2010 23:37, Tommaso Russo, Trieste ha scritto:
>> Appunto: impoverimento. Analogo alla monocoltura vs. varieta' biologica.
>
> Beh, credo sia la prima volta che non leggo una tua opinione senza
> sottoscriverla al 100 %.
Bah, non e' un gran problema, siamo mica gemelli monozigoti :-)
Pero' devo farti notare che ho semplicemente riportato l'opinione di un
linguista ascoltata alla radio, opinione che mi e' sembrata
condivisibile, ma non certo frutto di una mia elaborazione personale:
non sono linguista anch'io.
> ... lasciato l'obiettivo di "conservare il bene culturale passato"
> e la variabilit� a chi l'ha come *mission* fina a s� stessa,
Qui pero' sono decisamente in disaccordo con il tuo tono polemico:
"conservare il bene culturale passato" vuol dire non dilapidare i nostri
patrimoni ereditari, e "la variabilita'" non e' una mission fine a se
stessa degli ecologisti militanti (che uno come Bateson detestava), ma
il metodo con cui tutti i sistemi viventi, dal paramecio al climax in
cui noi oggi siamo integrati, si assicurano la sopravvivenza anche a
fronte di mutamenti ambientali drammatici.
> mi chiedo
> questo : ma la lingua a cosa serve alla fin fine ?
Beh, ho buttato un sasso nello stagno, con un OT che pensavo sarebbe
stato tollerato dai moderatori ma sarebbe finito li'. Gli sviluppi della
discussione sono stati decisamente interessanti, ma ripeto, non sono un
linguista, posso portare la mia opinione ma non un'opinione autorevole.
> ... Ma
> noi (noi molto lato cmq) come cavolo faremo a parlare cinese, se manco
> siamo stati capaci di imparare l'inglese ? LOL.
Mi ricordo benissimo quando Dario Fo e Franca Rame sono andati, fra i
primissimi (ma non piu'0 giovanissimi), a visitare la Cina di Mao: hanno
chiesto loro: ma come avete fatto a comunicare? Hanno risposto: in
cinese, un mese prima di partire ci siamo messi a studiarlo... Non mi
pare una mission impossible.
Elio Fabri ha scritto:
> Tommaso Russo ha scritto:
>> ... per cui noi riusciamo a leggere e *godere* (senza sforzi di
>> traduzione) testi di Dante, Petrarca e Boccaccio sentendoli quasi
>> nostri contemporanei
> 'Nzomma... Non sono tanto convinto.
...
> Lo stesso Galileo, pur essendo di tre secoli posteriore, non e' cosi
> facile da leggere.
> Primo, per il lessico, che contiene diverse parole oggi scomparse.
> (Per es. che cos'e' un "bolzone"?)
E qui, leggendoti, mi hai *veramente* perplesso.
(Passato prossimo del transitivo perplimere, ovviamente :-)
Perche' "bolzone" era vocabolo a me noto, col significato di "curvatura
trasversale del ponte di una nave", sempre "positiva" (piu' alto al
centro: al contrario della curvatura longitudinale, o "cavallino", quasi
sempre negativa) per far defluire l'acqua verso gli ombrinali nelle murate.
(divagazione nella divagazione: scusate il ritardo delle risposte, ma
ogni volta che nomino o scrivo la parola "ombrinale" sono colto da una
crisi di riso isterico. Non posso evitare che mi torni alla memoria un
dialogo, mi sembra di Jerome K. Jerome:
- dove hai messo il ... [oggetto importante e costoso]?
- li', nell'ombrinale.)
Mi sono scervellato per immaginare dove diavolo Galileo potesse mai aver
parlato di "bolzone": quand'era sottocoverta, lamentando che nel pur
gran navillio non potesse stare in piedi senza scocciare la testa sul
soffitto se non a centro barca?
Poi ho googlato (ooops...) un po', scoprendo gli altri significati che
forse per Galileo erano piu' usuali.
Pero' (non percio') qui si parla di termini tecnici, quasi gergali,
limitati ad ambienti di navigatori od architetti: nulla di strano che il
"grande pubblico" (televisivo?) non li conosca, probabilmente non
conosce neanche "tenone" e "mortasa", per quanto d'uso comune
plurimillenario fra i maestri d'ascia.
> Ti faccio un esempio che ho usato piu' volte, perche mi piace molto
> (il concetto che esprime):
> "Confessando ingenuamente la mia incapacita', dico che non intendo di
> questo vostro discorso altro che di quella piastra dorata; e se voi mi
> concedete il parlar liberamente, ho grande opinione che voi ancora non
> l'intendiate, ma abbiate imparate a mente quelle parole scritte da
> qualcuno per desiderio di contraddire e mostrarsi piu' intelligente
> dell'avversario, mostrarsi, pero', a quelli che, per apparir eglino
> ancora intelligenti, applaudono a quello che e' non intendono, e
> maggior concetto si formano delle persone secondo che da loro son
> manco intese; e pur che lo scrittore stesso non sia (come molti ce ne
> sono) di quelli che scrivono quel che non intendono, e che pero' non
> s'intende quel che essi scrivono."
E' bellissimo, dovremmo farne la risposta standard a parecchi personaggi
che infestano i NG :-)
> Quanti dei nostri studenti riuscirebbero a capire questo periodo a una
> prima lettura?
Ti piace vincere facile? :-)
Ho due obiezioni:
una e' che e' facilissimo scrivere periodi incomprensibili usando parole
attualissime, i nostri crackpot ce ne danno esempi quotidiani...
Quella seria: quanti studenti riuscirebbero a capire alla prima lettura
un elzeviro di Franco Cordero? Tanto per un esempio:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/12/08/italia-segnata-del-sovrano.html
Cordero, come Galileo, esprime concetti difficili con termini asciutti:
precisi e senza ridondanza. Leggerlo e' un piacere, ma richiede
allenamento, abitudine e lentezza degustativa. Non una molecola deve
andare perduta.
Non per benaltrismo, ma credo che il problema sia un altro...
Questo:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-09-24/01.spm
Magari Severgnini esagera quando dice "Il sospetto � che siano sempre
gli stessi. Cinque milioni." Magari l'unione e' un po' piu' numerosa dei
singoli insiemi, diciamo 10 milioni e forse ora esagero io.
Quanti studenti fanno parte del "five-to-ten million club"? Quanti sono
in possesso di un *universo del discorso* che renda loro comprensibile
Galileo, Cordero e Severgnini?
(mala tempora currunt)
--
TRu-TS
Buon vento e cieli sereni
Received on Sat Nov 06 2010 - 00:56:55 CET