Ricordo una bella "definizione" della Fisica, credo che fosse
di Jean Perrin, diceva pi� o meno:
"La Fisica � quella scienza che cerca di spiegare il visibile
e complesso con l'invisibile ma semplice".
Pur riflettendo senz'altro un sostanziale aspetto di questa
disciplina mi pare per� qesta una definizione un po' datata,
legata alla Fisica del tempo (Perrin ipotizz� il modello
planetario dell'atomo verso la fine dell'800).
Ha inoltre (per alcuni), un fastidioso contenuto riduzionista
non molto apprezzato attualmente.
Vorrei comunque dire il mio punto di vista su "cosa � la Fisica",
che � poi quello che racconto ai miei studenti,
e mi piacerebbe conoscere anche quello degli altri partecipanti alla lista.
La Fisica � certamente un sistema per interpretare il mondo e come tale
sarebbe sullo stesso piano di qualunque religione, filosofia o mitologia.
Ma, il fisico, ha una pretesa in pi�, che � quella di voler, oltre che interpretare
il mondo, anche "conoscere" la realt� che descrive.
Il senso che d� alla parola "conoscere" � molto concreto:
Io "conosco" la legge che descrive un fenomeno se riesco a predire il suo
verificarsi, ovvero se riconosco il nesso causale tra alcuni eventi che chiamo
cause e il fenomeno che necessariamente accade in presenza di queste cause.
Ma questo non � ancora sufficiente:
posso dire di conoscere la realt� solo se posso predire esattamente (cio�
quantitativamente) quali fenomeni si produrranno modificando le cause
in una maniera qualunque.
Certamente, in questo senso, la meccanica quantistica (se � corretta)
ci dice che la realt� non si pu� "conoscere" , almeno non a livello
microscopico. Infatti se non sussistessero nemmeno le regolarit� statistiche
macroscopiche non esisterebbe del tutto la possibilit� di fare della Fisica.
Il resto che attiene alla Fisica �, a mio avviso, accessorio.
La costruzione di modelli, la ricerca di unit�, o di semplicit� delle teorie
sono requisiti che, per quanto desiderabili e suggestivi, non appartengono
alla finalit� primaria di questa scienza.
La matematica stessa va intesa come strumento descrittivo e predittivo
e bisogna resistere alla tentazione di sopravvalutarla fino a vedere la realt�
nella matematica stessa.
Questo conduce spesso a discorsi fisicamente poco significativi quando
si tenta di estapolare da equazioni matematiche dati sperimentalmente
inaccessibili anche solo concettualmente.
Ad esempio, quando si descrivono i primi momenti dell'universo come se
avesse un senso ben definito parlare di tempo e spazio in tali situazioni:
Tempo e spazio misurati da quali orologi? E da quali metri?
Sicuramente si pu� inventare qualche definizione consistente delle
grandezze fisiche anche in situazioni estreme.
Tuttavia andrebbe sempre tenuto presente che questo modo di
fare Fisica ha come unico obiettivo creare una modello esteticamente
soddisfacente che risponda a criteri di unitariet�, ma poco ha ha che fare
con la "conoscenza" della realt� intesa come sopra.
Ammetto che la ricerca di unitariet� nella Fisica abbia prodotto spesso
nel passato una maggiore "conoscenza" della realt�;
allora per�, questo tipo di ricerca andrebbe considerata
per quello che �:
cio� uno strumento euristico utile per produrre "conoscenza" ma certamente
non il fine ultimo della Fisica come spesso invece si sente dire.
Massimo Brighi
Received on Mon Nov 12 2001 - 02:21:52 CET
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