Re: Un pezzo di alta divulgazione!
Il 22/02/22 16:22, Elio Fabri ha scritto:
> Giorgio Pastore ha scritto:
> > Ed è su questo che andrebbe giudicato, non su singoli termini o
> > locuzioni, peraltro presenti nei seminari tecnici di mezzo mondo.
> Su questo sono (quasi) d'accordo.
> Quasi, perché uno scritto che si rivolge a non specialisti a mio
> parere *deve* essere molto più attento al linguaggio.
Concordo, ma conoscendo la difficoltà del compito, non mi sento di
giudicare un articolo di quel tipo da possibili sciatterie sulla
terminologia. La mia massima credo di averla già espressa. Cerco di
essere ipercritico nei confronti di me stesso e tollerente nei confronti
altrui (a meno di svarioni colossari).
...
> Sono invece in netto disaccordo sul giudizio generale (ma questo
> l'avevate certamente capito :-) ).
....
> > che riesce a passare l'idea principale di come si affronta il
> > calcolo della massa di un adrone in QCD.
> Questo a me sembra decisamente errato.
> Per lo meno basandomi sulla mia esperienza personale.
> Credo sappiate che non sono affatto esperto di QFT, però qualcosa ne
> so: un po' più - credo - dell'ipotetico lettore che dice Giorgio:
> > Però chi ha qualche conoscenza di relatività e di meccanica
> > quantistica di base (Il Giornale di Fisica non ha lo stesso pubblico
> > di Novella 2000) ci può trovare qualche elemento per intuire la
> > strategia dietro il calcolo delle masse.
> Ciononostante, non saprei neppure da dove incominciare se volessi
> provare a calcolare la massa di un adrone.
> Qualcosa di più ho appreso dall'articolo di DeTar e Gottlieb (n. [3]
> della bibliografia).
Qui emerge la differenza dei nostri punti di vista. Su moltissime cose
sono in completa sintonia con quello che scrivi. Qui invece non ti
seguo. L'impressione che ho da quello che scrivi è che tu veda la
divulgazione come una didattica "in piccolo". Non penso che chi scriva
un articolo divulgativo (anche su argomenti più semplici della massa
degli adroni) si ponga o debba porsi l'obiettivo di dare gli elementi
per portare il lettore a poter fare dei calcoli. Una volta tanto, la
neo-lingua didattichese torna utile. Nella divulgazione manca
assolutamente l'obiettivo di creare competenze. Il massimo cui può
aspirare è di passare versioni semplificate, anche arrivando a semplici
analogie, di conoscenze.
E' un obiettivo limitato e limitante. E può non piacere. Peraltro non
dovrebbe essere un obbligo il fare divulgazione. Però c'è chi la fa, con
risultati talvolta penosi e talvolta brillanti.
Ma prima di giudicare un articolo divulgativo, secondo me occorre
uscire dall'equivoco di vederlo come una versione ridotta ai minimi
termini di una lezione.
> Per es. lì si legge
> "One of the larger lattices in current practice has a regular grid of
> 28 points in each of three spatial dimensions and 96 in time, with
> lattice spacing a =~ 0.1 fm and time intervals of a/c."
> Anche se non c'è una parola sulle condizioni al contorno.
> Ci sono però indicazioni su che cosa si mette ai vertici del reticolo
> (i campi dei quark) e che cosa sui lati (i campi dei gluoni).
> Non saprei come andare avanti, ma almeno qualcosa riesco a capirla.
>
> Di questo Lubicz non dice niente.
E io concordo sul fatto che non dica niente proprio sulla base di quanto
scrivevo sopra. Tu hai le capacità e puoi permetterti di cercare di
capire il "come si fa il calcolo per davvero". Lubicz si ferma molto
prima e dà solo l'idea-guida da cui discendono teoria e algoritmi che
non tocca.
Troppo poco? Sicuramente sì se uno pensa di poter *usare*
indipendentemente il contenuto dell'articolo. Secondo me sufficiente per
passare l'idea di fondo dietro il calcolo. Personalmente trovo lecito il
punto di vista di non voler fare una divulgazione di questo tipo. Penso
però i tentativi dovrebbero essere giudicati sulla base dei risultati
diretti e indiretti.
> In compenso scrive la lagrangiana ((4) in fondo a pag. 285) e ha il
> coraggio di parlare di "semplicità formale".
> Io almeno fin lì ci arrivo, so che cosa significano G, q, gamma, D. Se
> avessi più tempo scriverei in dettaglio che cosa si nasconde dietro
> ciascuno di quei simboli, per mostrare quanto sia onesto parlare di
> semplicità formale.
Premessa: io se scrivessi un articolo divulgativo non userei mai
argomenti su presunte semplictà formali. Detto questo, di nuovo tu stai
cercando di interpretare la formula in modo "professionale", partendo
dal significato dei singoli termini. L'uso che ne fa Lubicz è
chiaramente diverso: direi "analogico".
> Alla pagina che segue parla poi di "risoluzione dell'eq. (4)", che è
> puro nonsenso.
> In primo luogo la (4) *non è* un'equazione, ma semplicemente la
> definizione dela lagrangiana.
Si vede che non hai esperienza dell' uso ormai invalso tra gli studenti
liceali della terminologia "risolvere un integrale" per intendernee il
calcolo :-) Con questo non voglio dire che scriverei la stessa cosa ma
solo che uno studente non troverebbe incomprensibili queste espressioni.
...
....
> Per quanto scarne, queste notizie bastano a escludere che Lubicz non
> conosca la materia di cui parla nell'articolo.
> La spiegazione la vorrei da voi, più che altro da Giorgio.
Non posso parlare per Lubicz ma, **nell'ottica esplicitata sopra**,
penso che l'approccio dell'autore sia migliorabile ma ragionevole.
Giorgio
Received on Tue Feb 22 2022 - 19:42:03 CET
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