Re: Re Re: Siamo in un buco nero?
Francesco Alf� <fulgom_at_tiscalinet.it> wrote:
> La mia Teoria suggerisce chiaramente il modo di essere verificata
> sperimentalmente, ed io l'ho gi� detto varie volte:
> la mia Teoria prevede che la velocit� della Luce non sia assoluta,
> ma anchessa relativa alla Forza Gravitazionale del laboratorio ove si
> misura.
> Se la velocit� della Luce si misura dentro un aereo in volo,
> il suo valore sar� pi� alto di quello che sapevamo;
> se si misura sulla superfice della Luna,
> il suo valore sar� pi� basso di quello che le abbiamo attribuito fin'ora.
> Io sono solamente un dilettante, un semplice appassionato della scienza del
> cielo,
(...)
> Francesco Alf�
> Stazione Astronomica di Vittoria-sud
> contrada Cappellaris
C'� un'obiezione fondamentale alla tua proposta di esperimento. La
teoria della relativit� (che originariamente credo si chiamasse "teoria
degli invarianti", definizione IMHO molto pi� appropriata) � nata
proprio dall'impossibilit� di stabilire una qualsiasi differenza di
velocit� della luce misurata da osservatori diversi, quale che sia
l'ambiente in cui tali misure vengano effettuate. E' uno degli aspetti
allo stesso tempo pi� rivoluzionari e pi� controintuivi della teoria
della relativit�: quali che siano le condizioni in cui un osservatore
compie la misura (in moto relativo rispetto ad riferimento o in quiete
rispetto allo stesso) la velocit� della luce � sempre pari a se stessa.
L'unica cosa che puoi rilevare � la differenza di scala dei tempi con
cui osservatori in condizioni di moto diverse emettono segnali
elettromagnetici e questa te la ritrovi come variazione di FREQUENZA del
segnale, non come variazione di velocit� (e non pu� essere diverso da
cos�: se frequenza, tempo e velocit� di propagazione sono tre grandezze
interdipendenti, tenendone fissa una - la velocit� "c" - e variandone
un'altra, l'unica grandezza a cui � consentito di variare in modo da
riportare in pari i conti � la terza, che diviene variabile dipendente
dall'altra). Mi spiace, ma zio Alberto aveva fatto i suoi conti proprio
per benino e dalle sue conclusioni non si scappa. :-)
Quello che tu rilevi come possibile esperimento... � gi� stato
sperimentato da decenni e non � altro che il famoso redshift
gravitazionale: poich� a campi gravitazionali di intensit� diversa
corrispondono scale dei tempi diverse, la luce che attraversa un campo
gravitazionale variabile riprodurr� le variazioni del campo come
variazioni della sua lunghezza d'onda. La sua velocit� per� rimane
sempre la stessa.
Ma forse tutto l'equivoco nasce dal fatto di considerare la velocit�
della luce una "velocit�". Sarebbe forse pi� opportuno descriverla come
un qualcosa che, misurata, APPARE come una velocit� ma che, in virt�
della sua invarianza rispetto alle variazioni del contesto in cui
avviene la misura, evidentemente non lo � (almeno intuitivamente).
Ciao e stammi bene!
Piercarlo
Received on Sat Jun 16 2001 - 14:02:40 CEST
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