Re: sottomarino kursk

From: pingu <123_at_456.789>
Date: Fri, 03 Sep 2010 15:07:32 +0200

On 02/09/2010 17.27, Rebrac wrote:
> Sotto l'ombrellone si commentava la notizia del decennale del fatto.
> E di cosa sarebbe accaduto se si fosse tentato di uscire dal sommergibile
> ( a 100 metri di profondita') per tentare una risalita.
> Nella nostra ignoranza di chiacchiere da spiaggia si dava per scontato:
> 1.l'ininfluenza della temperatura (anche se a -100 metri deve fare un freddo
> cane);
> 2. il fatto che la pressione all'interno del sommergibile sia stata di 1 atm
> o giu' di li;
> 3.che, sia in assetto costante che variabile, i 100 metri sono stati
> raggiunti.
>
> Non ne siamo venuti a capo.
> Qualcuno ha un'idea di cosa possa succedere al fisico umano in un un
> tentativo del genere ?
>
> Rebrac
>

ci provo...

a -100 metri si scende, con preparazione (brevetti, miscele, ecc...) o con incoscienza (rischio di intossicazione da azoto) ma si scende.
in apnea, quindi senza bombole e con partenza dalla superficie, i -100 metri sono stati raggiunti e superati con vari ausili e persino sfiorati in assetto costante (nessun peso per la discesa n� pallone per la risalita) e senza pinne.

ci� per� non deve far pensare che l'impresa della sola risalita sia semplice.
tralasciando le problematiche congiunturali dell'incidente del Kursk, io elencherei cos�:

1. apertura dei portelloni.
la pressione all'interno del sommergibile � normalmente di circa 1atm (forse qualcosa di pi� a causa della penetrazione di acqua dalle falle) ma fuori � di circa 11atm (1atm ogni 10m di colonna d'acqua + 1atm di pressione s.l.m.), quindi ci sono circa 10atm che "spingono" un portello dall'esterno, aprirlo � gi� un'impresa.
se l'allagamento ha pareggiato la pressione, il problema � notevolmente ridotto ma come vedremo ne insorgono altri.

2. adattamento alla pressione esterna.
passare da 1 a 11 atmosfere in poco tempo comporta un rischio altissimo di compressione e schiacciamento delle cavit� (leggi: barotraumi).
un apneista in gamba pu� scendere a -25m (da 1atm a 3,5atm) in una manciata di secondi. imho, supposto un buon allenamento e considerato che la necessit� di compensazione diminuisce al crescere della profondit� (la pressione raddoppia con i primi 10m di colonna d'acqua ma tra i -90m e i -100m l'aumento � di solo 1/10), direi che siano necessari almeno una trentina di secondi.
al di sotto di questo margine aumenta esponenzialmente dapprima la "banale" perforazione del timpano quindi il rischio di schiacciamento della cassa toracica e dei seni facciali.
c'� per� da dire che in un sommergibile in avaria per falle � molto probabile che la pressione interna sia prossima a quella esterna. in questo caso le considerazioni sui tempi di risalita (punto 4. a seguire) cambiano molto!

3. temperatura.
non credo rappresenti un grosso problema.
i tempi complessivi coinvolti nell'adattamento alla pressione e nella risalita dovrebbero rendere minimo il disagio con tute stagne e abbigliamento interno minimamente tecnico.
in altre parole va evitato il contatto diretto con l'acqua a causa del suo coefficiente di scambio termico, molto pi� elevato rispetto all'aria che pu� essere trattenuta in una tuta stagna.

4. risalita.
nell'ipotesi che l'interno del sommergibile stia a circa 1atm, credo che la situazione stia a met� strada tra la risalita da apnea e quella da immersione con aria, con le seguenti annotazioni:
a. il soggetto parte comunque con aria a 11atm nelle cavit� (polmoni e seni) per via del necessario adattamento iniziale.
b. la temperatura, i tempi coinvolti (diciamo che si � respirato a 11atm per circa di un minuto) e la situazione (risalita obbligatoria causa galleggiamento) non dovrebbero consentire all'organismo di assorbire nei tessuti quantit� di azoto critiche per la risalita (leggi: rischio di m.d.d. ovvero malattia da decompressione).
c. il rischio maggiore sembra nuovamente di origine meccanica e connesso al passaggio da 11atm a 1atm (vedi annotazione a.), per ridurlo � necessario frenare la risalita e ricorrere ad alcuni stratagemmi tipo risalire respirando sempre con la bocca spalancata (si consiglia di urlare in continuazione la lettera "A") per favorire la fuoriuscita dell'aria in eccesso. ci� vale per i polmoni mentre per la risalita non esiste la manovra opposta alla compensazione (tipo valsalva) e ci si pu� affidare solo alla fiducia che, come normalmente avviene, le trombe di eustachio e le altre mucose connesse ai seni non collassino ma favoriscano la fuoriuscita dell'aria in eccesso.
se invece nel sottomarino la pressione di partenza � pi� elevata e prossima alle 11atm esterne, le considerazioni diventano pi� complesse in virt� del tempo di permanenza in tali condizioni e del conseguente assorbimento di azoto che verrebbe rilasciato nel corso di una risalita veloce con conseguente m.d.d.

c'� da dire che tra le principali tecniche di salvataggio � in effetti prevista la risalita veloce con apposite tute per la fuoriuscita individuale. si tratta di tute pressurizzate che per mezzo di apposite valvole riescono in qualche modo a frenare sia la risalita sia la repentina riduzione di pressione.
i corsi di addestramento militari per personale di sommergibile normalmente prevedono anche simulazioni specifiche in vasche profonde, sia a corpo libero sia con l'uso di simili tute.

perch� poi al kursk sia andata com'� andata, non credo lo sappiano davvero in molti.

ciao!
Received on Fri Sep 03 2010 - 15:07:32 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Fri Nov 08 2024 - 05:10:36 CET