Re: Una possibile ipotesi di unificazione delle forze elettriche, magnetiche e gravitazionali

From: Gianni Comoretto <comore_at_arcetri.astro.it>
Date: Tue, 27 Mar 2001 16:52:26 +0200

Michele Falzone wrote:
 
> Vorrei un vostro parere sul mio sito, che parla di una possibile ipotesi
> di unificazione delle forze elettriche, magnetiche e gravitazionali.
CI sono diverse incongruenze, e, nei 10 minuti che ci ho dedicato, anche
un errore di calcolo che rovescia una conclusione.

Il punto di partenza e' "quasi corretto". Se ipotizzo (con Lorentz) che
le distanze tra gli oggetti vengano modificate dal "vento d'etere", in
fondo le distanze tra gli atomi sono dovute a interazioni
eletromagnetiche,
e se la velocita' della luce e' assoluta, queste saranno differenti se
mi muovo, be', allora ritrovo le formule per la contrazione delle
lunghezze
e la dilatazione del tempo che ha trovato Lorentz.

A questo punto diventa una questione di gusti stabilire se la velocita'
della luce e' assoluta e tutte le lunghezze cambiano in modo da darci
un'illusione di relativita', o se invece la velocita' della luce e'
uguale per tutti e tempo e lunghezze si modificano se ci muoviamo,
in modo che le leggi fisiche siano esattamente uguali a qualunque
velocita' mi muova (come se l'etere non esistesse).

I problemi sono due:
1) Siamo in una situazione simile a quella di chi sostiene che la Terra
e' al centro dell'universo, e tutto il resto ruota attorno in modo
complicato. L'assenza di forze centrifughe e' dovuto al fatto che
queste si cancellano esattamente con altre forze dovute alla presenza
della Terra.
2) Oltre alla luce, si propagano a 299792458 m/s TUTTE le altre
interazioni elementari note. Il vento d'etere influenza TUTTO
nello stesso modo, e non abbiamo nessun modo per distinguere i
suoi effetti da quelli previsti dalla relativita'.

Francamente preferisco l'altra ipotesi. Le leggi della fisica
sono un pochino diverse da quelle conosciute un secolo fa,
ma non esiste nessuno strano etere, assolutamente irrilevabile,
non esiste nessun sistema di riferimento privilegiato (quello in
cui l'etere e' fermo), visto che comunque non ho nessun sistema
per sapere qual'e'.

Ma Lorentz non ha ipotizzato un etere viscoso.
Un etere viscoso NON produce le formule di Lorentz se non
come grossolana approssimazione. E ha la brutta abitudine
di frenare chi si azzardasse a muoversi rispetto ad esso.
Non mi risulta che nei miliardi di anni in cui la Terra si
e' mossa a velocita' pari a un decimillesimo di c
(mica bazzeccole!) l'etere abbia frenato granche'.
E la complicatissima formula dell'oscillatore in un etere
viscoso da' risultati che sono solo approssimativamente
quelli di un oscillatore rallentato. Se fosse corretta,
sarebbe semplicissimo (e gia' verificato in ogni laboratorio
di tempi e misure) vedere la discrepanza con le misure
attuali.

Un'altra piccola precisazione: sara' risaputo che solo
poche menti capiscono la relativita' generale, ma e' falso.
Teorici di RG ce n'e' in ogni ateneo scientifico, e con un
buon corso la quasi totalita' degli studenti di fisica la
capisce. La relativita' RISTRETTA, quella di cui parla (almeno
in quella pagina) Michele, e' alla portata di uno studente
di liceo.

Michele Falzone sostiene, nella pagina
http://www.elettrogravitazione.it/3/3%20paradosso.htm
che un modo per distinguere la sua teoria dalla relativita'
(ristretta, non generale) esiste.

Michele costruisce un orologio fatto da due ricetrasemttitori
separati da una distanza L. Un impulso radio rimbalza tra i
due, creando un "tic" con un periodo 2L/c (il tempo necessario
a rimbalzare avanti e indietro).

Ora mettiamo in moto l'apparecchio a velocita' v.
L'impulso, per andare avanti e indietro, dovra' andare per meta'
viaggio "controcorente", e per l'altra meta' "con il vento
(d'etere) in poppa. Se la distanza tra i due trasemttitori e'
L' [per colpa del vento d'etere il braccio su cui sono montati
i ricetrasmettitori si contrae, L'=L*sqrt(1-(v/c)^2) ]
il tempo necessario per il viaggio "di andata" e' di
L'/(c-v) e per il viaggio "di ritorno" e' di L'/(c+v).

Con un po' di conti, si ritrova la formula di Einstein,
e non quella, differente, di Michele. Morale: anche in
questo caso ipotizzare un "vento d'etere" non ci porta
a risultati differenti. Tra parentesi, e' il ragionamento
che ha usato Lorentz per trovare le sue formule.

> Grazie in anticipo.
prego
-- 
Gianni Comoretto      			Osservatorio Astrofisico di Arcetri 
gcomoretto_at_arcetri.astro.it		Largo E. Fermi 5 
http://www.arcetri.astro.it/~comore	50125 Firenze - ITALY
Received on Tue Mar 27 2001 - 16:52:26 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Thu Nov 21 2024 - 05:10:38 CET