Giorgio Pastore ha scritto:
> ...
> Ma non credo che il rimedio sia nelle mani degli insegnanti. Per
> adeguare un sistema educativo a esigenze diverse della società, è
> sempre stata necessaria una azione esplicita delle parti più
> coscienti della stessa società, attraverso la politica.
Sono perfettamente d'accordo, ma questo non deve diventare un alibi.
Intendo dire che gli insegnanti non dovrebbero adattarsi passivamente,
come spesso fanno.
La cosa che ho sempre rimproverato agli insegnanti (intendo italiani,
perché questi li conosco) è il rinchiudersi nella propria classe.
Il che tra l'altro impedisce attività anche modeste ma che potrebero
essere produttive, come sperimentazioni *serie* (non come tante che
andavano di moda più di 40 anni fa).
Su questo purtroppo ho fatto diverse esperienze negative e pochissime
positive.
Parlo di un passato lontano, ma credo che oggi le cose siano perfino
peggiorate, se possibile.
> Tuttavia la politica dei sistemi educativi, non solo in Italia, è da
> un pezzo controllata da altre priorità. E, a voler pensare male, non
> per caso. Troppe capacità critiche notoriamente possono far male,
> come sapeva benissimo la monarchia borbonica.
Non credo molto a scelte deliberate in questo senso.
Per es. l'opera distruttiva delle ministre berlusconiane (Moratti,
Gelmini) non credo avesse motivazioni del genere. Piuttosto un'idea
della scuola al servizio delle "forze produttive".
Molto più grave è che questo punto di vista è ormai divenuto
trasversale: non c'è chi non si riempia la bocca della necessità di
"riformare la scuola". Lo dicono persone comuni, che nella gran parte
non sanno neppure di che cosa parlano.
Lo dicono presidi (pardon, dirigenti scolastici). Ho letto di recente
un intervento del Presidente dell'associazione dei dir. scolastici,
che appunto invocava una riforma che renda la scuola "utile alla
società".
Una delle sue proposte era di rendere autonome le scuole nelle scelte
degli insegnanti (col pretesto che solo la scuola conosce davvero i
suoi bisogni). Sotto si leggeve il retropensiero: voglio essere io a
decidere chi assumere come prof nella *mia* scuola.
Secondo me invece gente così andrebbe mandata a raccogliere i
pomodori. Altro che "dirigente scolastico".
> ...
> Giusto per fare un esempio: perché il bellissimo "Insegnare
> relatività nel XXI secolo" non è mai diventato un libro ad ampia
> diffusione?
E questo come si fa?
Come si fa a farlo diventare un libro, è facile a dirsi: basta trovare
un editore.
Ma su questo io ho fatto solo esperienze negative.
L'ultima è quando proposi a Zanichelli non quello ma la versione
precedente: "Per un insegnamento moderno della relatività".
La risposta fu che non erano interessati.
Forse a ragione, visto che poi pubblicarono la traduzione di
"Spacetime Physics", pare con scarso successo.
E sì che quello aveva un richiamo che io non avevo: autori americani,
di cui uno (Wheeler) di gran peso.
Di conseguenza con "Insegnare relatività nel XXI secolo" non ci ho
neppure provato: mi sono accontentato della diffusione via AIF, che
non è stata male. Non ricordo bene, ma ne sono andate via almeno 1000
copie ed è stato ristampato per accontentare le richieste.
Che poi questo abbia influito sul modo d'insegnare la relatività in
Italia, ho i miei dubbi.
--
Elio Fabri
Received on Sat Jun 04 2022 - 10:39:40 CEST